La violenza non ha bandiera o giustificazione ma riguarda indistintamente tutta la società civile
25 Dicembre 2023“Se Atene piange, Sparta non ride”.
Mi chiedo se questo tempo sia un tempo ingannevole e violento, non meno di quello che lo ha preceduto e se la radice del fenomeno trovi la sua giustificazione in un peccato d’origine che esiliò l’umanità dal l’ Eden e da tutto ciò che è “bello”, un peccato che diventò patrimonio nel Dna dell’uomo. La storia è un susseguirsi di avvenimenti di inaudita violenza. Eppure, credevamo che una società consapevole e sofferente avrebbe sviluppato gli anticorpi necessari per evitare o, per lo meno, contenere storie drammatiche, fatti di cronaca che, purtroppo, riguardano da vicino anche la categoria dei medici. I mass media alla ricerca di audience, dialogano di violenza con il grande pubblico ma non è difficile assistere nei talk show televisivi a parole urlate che si scontrano, si intrecciano, si sovrappongono: la prova evidente di quanto la rissa renda incomprensibile qualsiasi confronto. L’alterità, la diversità, la vulnerabilità sono occasioni, molto spesso, di assassinio, negazione, di in una lotta all’ultimo coltello con un nemico immaginario. E’ la storia che si ripete.
La violenza è un fenomeno senza giustificazione. La carie che sega le buone intenzioni. Fa della via diritta, la curva di un campo di calcio, zona franca dove tutto è possibile. Esercita in molti, in particolare negli adolescenti, un fascino attrattivo da postare sulle pagine del web come un modello da imitare. Un’ opportunità per comportamenti estremi oltre ogni ostacolo o diritto, oltre ogni diritto alla propria vita e a quella degli altri, la via breve per materializzare le proprie pulsioni. La violenza trae istinto da facili compromessi, da un cerimoniale di falsi esperti che con espressione di circostanza e incarnato sofferto del tipo “sadda capì” è pronto a discolpare i rei e, molto spesso, a dubitare delle vittime. Si perde così il concetto di gravità, del valore e della dignità della vita nel labirinto di generiche infermità mentali o responsabilità sociali. I nostri Padri conoscevano e insegnavano il significato profondo della responsabilità coniugandolo in prima persona chiedendone la ragione al singolo-autore degli atti violenti. La violenza ha i tentacoli della Medusa. Trae forza da idee di eccessiva tolleranza.
Il moderno relativismo accredita tutto ciò che è debole, senza morale o logica. Se sul crinale dei “lumi” non c’è Dio (nel senso non strettamente confessionale) tutto è permesso come afferma Dostoevki. Il totem economico, la ricchezza e il potere dei pochi ai quali tutto è permesso, la condizione di crisi dei valori, la povertà, il disagio sociale dilagante e innumerevoli fattori oscurano e rendono inconsistente ogni sicurezza o attesa. Molti sopravvivono alla meno peggio e pochi credono in un domani diverso.
Se gli ospedali e la sanità in generale sarà terra di scontro, offese, minacce denunce quale la ricaduta nel futuro rapporto medico-paziente e sulla sanità in generale?.
Silvestro Scotti, Segretario nazionale della Federazione dei Medici di Medicina Generale ribadisce la necessità «…che, in sede legislativa, è necessario adottare delle norme di emergenza che creino deterrenza…” aggiunge “chi aggredisce un medico aggredisce sé stesso e la collettività…”.
Aggressioni inspiegabili, immotivate, la cui responsabilità ricade su persone asociali, che albergano in quel sottobosco di ignoranza ed emarginazione che prolifera, molte volte, indisturbato e protagonista nelle città. La maggioranza degli operatori sanitari non si sente tutelata e non ritiene che i provvedimenti adottati dalle autorità competenti siano al passo con la drammaticità degli avvenimenti. Nonostante i proclami di una politica irredimibile per i danni che genera per incompetenza e disinteresse, ignoranza e malafede, le aggressioni sono in costante crescita. Maggiormente esposti gli operatori del Pronto Soccorso, del 118, dei Presidi di Continuità Assistenziale e degli Ambulatori medici.
In generale, nessuno è indenne dal fenomeno. Si annoverano casi di omicidio, violenza carnale, sequestri. Un contenitore drammatico complicato da un complesso di accuse per malasanità che intasano gli ambienti giudiziari di contese spesso strumentali, finalizzate ad ottenere facili indennizzi e il palcoscenico della notorietà. Sono innumerevoli gli episodi denunciati, lo stigma di lesioni fisiche evidenti e a volte la morte. Numero relativo che non tiene conto delle aggressioni verbali e fisiche con minore conseguenza traumatica per la vittima. Fatti di cronaca non portate all’attenzione dell’opinione pubblica che passano inosservate tra l’indifferenza generale.
Quanto Sud è presente in questo fenomeno? Il Sud è terra arsa, abbandonata, il ventre molle di tutti i mali che affliggono le fantasie del Nord comprese le guerre puniche. E’ funestato dagli interessi della malavita e della mala politica, da collusioni marziane e misteriose. Al Sud appartengono i lunghi tempi di attesa, il sovraffollamento, gli ambienti ospedalieri fatiscenti, la carenza di personale imposto dai piani di rientro, l’inadeguatezza tecnologica, le linee ferroviarie a un solo binario, dove i treni si scontrano come in una giostra nel Luna Park di una festa in onore di un Santo patrono. Il Sud è assenza dello Stato e, dulcis in fundo, il pungiglione della Milella che uccide le millenarie piante d’ulivo. L’aspettativa di vita al Sud si è ridotta rispetto alla media nazionale, mentre il danno all’ambiente ha fatto della Campania Felix una terra di veleni, vittima, anche, della sua stessa inciviltà. Un Sud rassegnato e sconfitto senza divenire sarà il “Passato” inutile per i giovani che continueranno ad abbandonare, alla ricerca di una diversa dignità e condizione di vita lasciando in solitudine gli affetti, lo scheletro senza anima di mille paesi desolati e inutili, sospesi sul costone di una montagna. Negli ultimi 16 anni sono emigrati quasi 2.000.000 di giovani molti di loro con un alto grado di istruzione. Una perdita di capitale umano del quale il Sud era ricco.
Il mio Sud “è tutto – è niente”.
“Se Atene piange, Sparta non ride”. L’azienda Italia perde il mito e diventa Cenerentola senza un Principe che la inviti a corte. Vive di nostalgia e illusione ma non risolve i problemi. Chiama i suoi figli e non riceve risposta. Non sarà il Vesuvio a risolvere i suoi mali, neppure lo Scirocco il vento africano che brucia con il suo calore bagnato le regioni meridionali o il Po e i tanti fiumi che affogano il Polesine e l’Emilia Romagna o il Vajont che vomita una montagna di corruzione e disprezzo per la vita.
Una indagine conoscitiva sul fenomeno della violenza svolta dall’Ordine dei Medici di Venezia e dalla FNOMMceo su un campione di 498 medici per il 60% ultra 65enni, ha messo in evidenza uno stato di generale sofferenza della categoria a causa dell’eccesso di burocratizzazione, turni massacranti e ferie non godute.
Molti medici, soprattutto, di età tra i 41 e 55 anni e in particolare di sesso femminile sogna la fuga verso il prepensionamento, l’estero o la professione privata. 7 giovani su 10 potrebbero emigrare dall’Italia nei prossimi anni attratti da stipendi migliori e migliori condizioni di vita e lavoro. L’amara conclusione è che se si dovessero realizzare queste condizioni potremmo ritrovarci in una crisi sociosanitaria irreversibile.