L’allattamento non è un pericolo nelle donne con Hiv a carica virale bassa
8 Ottobre 2024Tracce di virus Hiv, ma non integro e inattivo, per la prima volta trovate nel latte materno di donne sieropositive ma con carica virale bassa: lo rivela per la prima volta un report pubblicato sugli Annals of Internal Medicine da esperti della Università di Buenos Aires: tuttavia si tratta di virus.
Sebbene i ricercatori non abbiano trovato segni di HIV integro o attivo che potrebbero potenzialmente causare infezioni in altre persone, non è stato possibile escludere del tutto il rischio di trasmissione attraverso il latte materno. Secondo i ricercatori, studi come questo sono sempre più importanti poiché le linee guida sull’alimentazione neonatale per le persone con HIV continuano a cambiare.
Si pensa che le persone con HIV in cura con antiretrovirali e con una carica virale non rilevabile non possono trasmettere il virus. Tuttavia, questo principio non è ancora stato dimostrato per l’allattamento al seno, poiché esiste ancora un rischio molto piccolo di trasmissione. Per molti anni, le linee guida nei paesi ricchi si sono concentrate sull’evitare qualsiasi rischio, anche minimo, scoraggiando l’allattamento per le persone con HIV. Recentemente, linee guida come quelle svizzere e statunitensi hanno cominciato a fare aperture verso l’allattamento.
I ricercatori hanno valutato il virus libero e il DNA dell’HIV associato alle cellule nel latte materno durante le prime 7 settimane di allattamento di un’eccezionale elite controller (una paziente che ha contratto l’infezione, ma riesce a controllarla senza l’aiuto dei farmaci) con 9 anni di controllo virale spontaneo, di una donna con HIV in trattamento antiretrovirale (abacavir-lamivudina-dolutegravir) con carica virale non rilevabile da oltre 5 anni, e di una paziente di controllo. Sono stati rilevati livelli molto bassi di DNA virare (da 0,08 a 0,74 copie di DNA dell’HIV per milione di cellule) nelle donne con HIV; dopo aver analizzato 14 milioni di cellule della elite controller, i ricercatori non hanno rilevato alcun provirus HIV tramite sequenziamento completo individuale, e in 11 milioni di cellule della donna che assumeva dolutegravir a lungo termine hanno rilevato solo 4 copie incomplete di genoma virale con grandi pezzi mancanti. Secondo gli autori, questi dati sono rassicuranti.