L’artiglio del diavolo
15 Gennaio 2019La pianta officinale, niente a che vedere con il “sulfureo signore”, da ottimi risultati nel trattamento sintomatico di artrosi, artriti e di tutti i disturbi infiammatori a carico dell’apparato osteoarticolare.
L’artiglio del diavolo è una pianta medicamentosa il cui nome volgare è legato alla forma del frutto legnoso con ramificazioni provviste di diversi artigli uncinati. Il frutto se ingoiato da un animale al pascolo rischia di restare attaccato al palato provocandone la morte. Questa la genesi del nome della pianta che, da tempo immemorabile, è usata dalle tribù indigene della savana africana del Kalahari, la regione situata tra la Namibia ed il Sud Africa, territori dai quali la piante trae origine. A partire dagli anni 40 la pianta viene introdotta nella fitoterapia europea grazie a ricercatori tedeschi che, attraverso analisi e sperimentazioni, ne hanno verificato le proprietà terapeutiche.
Quello che per gli europei è una acquisizione relativamente recente, in Africa si perde nella storia della tradizione con le donne che utilizzavano il principio attivo della pianata anche per rendere meno doloroso il parto.
La pianta presenta un radice principale che affonda in profondità nel terreno e tutta una serie di alte radici secondarie che, estendendosi, formano come una raggira tutt’intorno. La radice principale è priva di qualsiasi principio attivo con valore terapeutico, mentre le radici secondarie, tutte dotate di protuberanze, contengono gli antinfiammatori naturali in grado di lenire i dolori: chinone, acido cinnamico e clorogenico, flavonoidi, Kaempferolo, fisetina, luteolina, acidi triterpenici pentaciclici, fitosteroli, glucosidi sterolici. Le sostanze presenti nell’artiglio del diavolo hanno un azione antidolorifica, antinfiammatoria ed antiartritica. Essendo, poi, la pianta ricca di sostanze aromatiche, favorisce la secrezione della bile e facilita la digestione. Per questo motivo, nella medicina tradizionale africana, la pianta viene utilizzata anche in caso di disturbi digestivi.
In erboristeria la pianta è venduta sotto forma di compresse da impiegare nei casi delle sopraddette sindromi dolorose e reumatiche. Può essere assunto, però, sotto forma di tisane. Nel caso, si versano 300 ml di acqua bollente su 5 grammi di radici polverizzate. Si lascia in infusione per circa 8 ore a temperatura ambiente, quindi, una volta filtrato, se ne possono bere tre tazze da 100 ml al giorno. Il prodotto è reperibile in commercio anche sotto forma di estratto alcolico e di pomata.