L’Asl di Caserta all’avanguardia nella terapia per l’autismo
1 Marzo 2019Si scrive Aba (Applied Behaviour Analysis) ma si legge metodo comportamentale riabilitativo per interagire con bambini autistici: un approccio terapeutico che sta dando buoni risultati.
Un servizio che è un’eccellenza, sotto ogni profilo; lo è tal punto che ha ricevuto, ultimo in ordine di tempo, il plauso del direttore dell’ospedale Gaslini di Genova nel corso della celebrazione del congresso nazionale di Pediatria. Di cosa si tratti, è il direttore generale, Mario De Biasio, a spiegarlo. “Abbiamo dato il via alla sperimentazione del metodo ABA dedicato ai bambini autistici. Consiste nella somministrazione di terapia comportamentale riabilitativa, da svolgersi nel lungo periodo; è altresì intensiva perché attuata per 5 giorni ed anche per sei ore al giorno, se necessario. Fondamentale, in ogni caso, è il coinvolgimento delle famiglie e della scuola nella dinamica riabilitativa”.
Dove si svolge l’attività?
“Siamo partiti in modo sperimentale con l’ausilio di alcuni centri accreditati che ci accompagnano nella concreta attuazione del piano. Aggiungo subito che stiamo lavorando sia alla formazione del personale sia alla predisposizione logistica per muoverci anche autonomamente, con le nostre strutture”.
Sono molti i giovani pazienti che state seguendo?
“Dati alla mano, l’Asl casertana è quella che, in Europa, ha il maggiore “follow-up” in termini di pazienti; seguiamo circa 450 bambini. Mi preme ricordare e sottolineare che l’autismo non è una conseguenza, né diretta né indiretta, delle vaccinazioni. È una ipotesi priva di qualsiasi fondamento. Si tratta, per dirla tutta, di vere e proprie fake-news cui non bisogna dare alcun credito e tenersene lontani”.
Qual è il rapporto operatore-paziente?
“E’ quello di uno ad uno. Ogni paziente affidato alle nostre cure ha il suo personale operatore. Devo aggiungere che si sta rivelando fondamentale l’ausilio del volontariato come quello, in particolare, della “Forza del Silenzio”, operando in una zona così complessa come quella dell’agro aversano”.
Qual è la fascia di età cui dedicate la vostra attenzione?
“Anche in ragione dei risultati, scientificamente ottenuti e documentati, la fascia che consente di ottenere i migliori risultati è quella che va da zero a sei anni. Noi, in ogni caso, siamo impegnati e siamo accanto anche ai pazienti in fase adolescenziale”.
Qualche risultato per il lavoro sinora svolto?
“I progressi ci sono, si colgono, sono evidenti. Il metodo al quale ci siamo affidati ci permette di aprire, sia pure con misura e ragionevolezza, il cuore alla speranza”.