Laurea in medicina abilitante: da quando e cosa cambia
26 Marzo 2020Dopo la laurea in medicina non sarà necessario l’esame di Stato con l’obiettivo di portare all’assunzione di numerosi medici per far fronte alle notevoli carenze di organico.
Con il decreto “Cura Italia” emanato dal Governo e pubblicato in Gazzetta ufficiale, il solo titolo di Laurea in medicina e chirurgia è stato reso abilitante al fine di poter esercitare tale professione senza la necessità di dover superare l’esame di Stato. Detta norma è stata introdotta al fine di rafforzare il Sistema sanitario nazionale, vista la grave emergenza causata dal diffondersi in Italia del Covid-19, anche attraverso l’immissione in ruolo di nuovo personale medico.
Alla luce di ciò, pertanto, la Laurea in medicina diventa abilitante dal momento dell’entrata in vigore del decreto stesso con l’obiettivo di portare, nel breve periodo, all’assunzione di numerosi medici per far fronte alle notevoli carenze di organico nel periodo dell’emergenza sanitaria.
Tecnicamente il passaggio in organico non potrà essere immediato, ma si é tolto un tassello all’iter di ingresso dei neo laureati in medicina nel settore sanitario. Infatti, grazie alla laurea abilitante, il neomedico potrà esercitare la professione subito dopo aver conseguito il titolo, mentre ad oggi, come capita per altre professioni, dagli avvocati ai giornalisti, era necessario un ulteriore passaggio consistente nello svolgimento di un esame di Stato.
In pratica, all’indomani dei tempi tecnici dell’inserimento in organico, i neomedici non finiranno, comunque, in prima linea contro Covid-19, essendo necessarie specializzazione ed esperienza sul campo. Per diventare specializzati i medici, infatti, dovranno frequentare, dopo la laurea, le scuole di specializzazione delle varie discipline, da anestesia a medicina d’urgenza, da chirurgia a oncologia.
Allora, a questo proposito sorge spontanea una domanda ovvero cosa potranno fare i neo-laureati abilitati? In una situazione emergenziale come quella che si è venuta a creare nel nostro Paese, i neomedici saranno classificati come personale ausiliario cui poter affidare esclusivamente compiti come la continuità assistenziale, agevolando la turnazione, oppure la presenza nei presidi sanitari sul territorio, presso la Guardia medica o in appoggio agli ambulatori dei medici di base. Potranno altresì partecipare ai bandi di concorso che le Regioni e le Aziende Ospedaliere stanno predisponendo per poi essere impiegati nelle strutture di pre-triage: in tal senso, sono stati creati dei filtri intermedi negli Ospedali capaci di valutare i casi sospetti di contagiati dal coronavirus e individuare i positivi dei quali poi si occuperà la stessa struttura ospedaliera.
Infine, potranno fare i tamponi, i turni di guardia, ma sicuramente non potranno essere impiegati direttamente nei reparti di terapia intensiva dove, per intubare pazienti e seguire l’evoluzione della malattia dal punto di vista clinico e di intervento, è necessaria preparazione, perizia ed esperienza.
In definitiva, non potranno svolgere immediatamente il ruolo di rianimatori, anestesisti, dottori di medicina d’urgenza che lavorano al pronto soccorso ma essere utilizzati solo a supporto degli ospedali e, nello specifico, del personale medico specializzato che già opera all’interno di tali strutture.