L’Azienda dei Colli fa 47 e questa volta il “morto” parla
28 Giugno 2024L’autonomia finanziaria, con l’ultimo provvedimento varato dal Governo, si avvia a diventare legge dello Stato. Se non sarà adeguatamente compensata, con opportune misure di peso e contrappeso, servirà solo a dare il colpo di grazia definitivo alla differenza che già esiste fra regioni del Nord opulento e regioni “claudicanti” del Sud.
In Sanità, per la verità, questo già si verifica da tempo: il finanziamento pro capite elargito dal Sistema sanitario nazionale consegna infatti cento euro in più ad un cittadino ligure, ad esempio, rispetto a quello campano. Tutta colpa del tasso di anzianità della popolazione residente che è indice, a giusta ragione, preso in considerazione per un’erogazione di fondi aggiuntivi. Se non fosse che l’altro indice (cosiddetta povertà relativa) che pure darebbe diritto a maggiori risorse, è puntualmente ignorato da decenni. A nessuno sfugge, infatti, che se gli anziani si ammalano di più, sono altrettanto esposti al rischio malattie i quadri sociali poco evoluti che, facendo meno prevenzione, arrivano tardi alla diagnosi con conseguenze negative sull’efficacia delle cure.
Saltando a piè pari la voce con la quale questo provvedimento affida alle regioni materie (delicatissime) come quella deputata all’istruzione già ora in fase critica, per la serie al “peggio non c’è mai fine”, ritorniamo alla sanità. Ci ritorniamo – i dati sono quelli elaborati dal Ministero della salute ed i criteri adottati e relativi punteggi ottenuti sono ancorati alla complessità degli interventi ed alla capacità attrattiva del nosocomi – per sottolineare come tra i 20 maggiori ospedali italiani appena due insistono nel Sud del Paese: “Casa sollievo della sofferenza” a San Giovanni Rotondo in Puglia; “Azienda ospedaliera dei Colli” di Napoli in Campania. Tutti gli altri diciotto ospedali sono distribuiti fra Nord e Centro Italia:
Ospedale Galeazzi Spa di Milano, in Lombardia che ottiene 148 punti; Istituto Clinico Humanitas – Rozzano, sempre in Lombardia che totalizza 135 punti; Irccs S. Raffaele Milano, Lombardia (99); Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona in Veneto (67 punti); Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana, Toscana 65; Irccs Policlinico Di Sant’Orsola a Bologna, Emilia Romagna (65); Policlinico A. Gemelli E C.I.C. Lazio (62); Azienda Ospedaliera Universitaria Senese, in Toscana (59); Azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini Lazio (56); Policlinico Universitario, Campus Bio Medico, Roma in Lazio (52); A.O.U. Ospedali Riuniti – Ancona Marche (52); Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Veneto (52); Ospedale Ca’Granda-Niguarda – Milano Lombardia 51; Azienda Ospedaliera Dei Colli, Napoli in Campania (47); Policlinico S. Matteo – Pavia, Lombardia 41; Ospedale Casa Sollievo Della Sofferenza, Puglia (41); Azienda ospedaliera – universitaria Careggi, Toscana (40); Azienda Ospedale -Università – Padova, Veneto 36; Irccs Ospedale Policlinico San Martino Liguria (35); Ospedale Mauriziano Umberto I – Torino, Piemonte (30).
Questa la fotografia del Ministero della salute dalla quale derivano, tra le altre, due considerazioni particolarmente pregnanti: nel nostro Paese la tutela della salute non è garantita su tutto il territorio in maniera omogena il che si traduce in una palese e grave discriminazione per chi vive nelle regioni meridionali; la spinta all’emigrazione sanitaria danneggia ulteriormente l’economia del Sud a favore delle regioni più ricche e con ospedali meglio attrezzati. Senza parlare del disagio – organizzativo, economico, umano – di chi per curarsi è costretto ad andare lontano da casa.