Le città italiane si attrezzano per eliminare entro il 2030 Hiv e Epatite C come target dell’Oms
29 Maggio 2021“Non possiamo porre fine a qualsiasi epidemia finché tutti non avranno un uguale accesso ai servizi di prevenzione, diagnosi e trattamento, elementi essenziali del diritto umano alla salute: su questo devono impegnarsi scienza e politica” sottolinea la Dott.ssa Loreta Kondili
Mentre le vaccinazioni permettono al Paese di segnare i primi successi nella lotta al Covid-19, occorre riprendere i percorsi di prevenzione allentati nell’ultimo anno. Istituzioni, amministrazioni locali, società scientifiche, associazioni dei pazienti e aziende guardano alle infezioni virali croniche che oggi possono essere curate o addirittura sconfitte. Gli Stati membri delle Nazioni Unite, nell’ambito dello sviluppo sostenibile, si sono impegnati a porre fine all’epidemia di HIV, a eliminare HBV e HCV, oltre che tubercolosi e malaria entro il 2030. Per raggiungere questi target ambiziosi è partito nel 2014 sulla base della Paris Declaration il progetto Fast-Track Cities, una partnership globale tra oltre 300 città e comuni, IAPAC, UNAIDS, UN-Habitat e la Città di Parigi. Un progetto portato e curato in Italia per l’HIV dalla Fondazione The Bridge, preseduta da Rosaria Iardino, che oggi vede allargare la platea di nuovi sostenitori con rappresentanti istituzionali, clinici di riferimento, l’associazione pazienti EpaC Onlus, tutti impegnati a eliminare l’HCV in Italia. Ciò rappresenta un concreto contributo per implementare e organizzare nuove attività del progetto Fast-Track Cities.
L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha rallentato notevolmente le attività di screening, diagnosi e cura del sommerso per HIV e HCV. La pandemia ha così interrotto un processo virtuoso contro questi virus: le nuove terapie, infatti, permettono di eradicare definitivamente, in tempi brevi e senza effetti collaterali il virus dell’epatite C. Non è invece ancora possibile eradicare il virus dell’HIV, ma con i nuovi farmaci si può controllarlo e cronicizzare la malattia e rendere la vita di questi pazienti sovrapponibile a quella della popolazione generale. Per arrivare ai soggetti affetti da questi virus occorre però ripensare il «sistema sanità territoriale» per promuovere strategie per scoprire il sommerso e garantire l’accesso ai servizi sanitari. In questo contesto, il Progetto Fast-Track Cities può essere di grande supporto, trasferendo quanto appreso nel contrasto all’HIV anche alla lotta all’epatite. Per presentare l’iniziativa, che vede l’adesione di diverse città italiane alla Dichiarazione di Parigi, si tiene venerdì 28 maggio la Tavola Rotonda “Fast-Track Cities: HIV e HCV screening e linkage-to-care in tempi di pandemia e oltre”, organizzato con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità, della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali e dell’ANCI Associazione Nazionale Comuni Italiani, con il contributo non condizionato di Gilead Science. Il programma si aprirà con gli interventi dei responsabili scientifici Dott.ssa Loreta Kondili, Responsabile Scientifico della Piattaforma Italiana per lo studio della terapia delle Epatiti viRali (PITER), presso il Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità, Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, Prof. Alessio Aghemo, Segretario Nazionale AISF, seguiti dai saluti istituzionali del Sottosegretario alla Salute Sen. Pierpaolo Sileri, del Sottosegretario alla Difesa On. Giorgio Mulè, dei parlamentari On. Elena Carnevali, On. Mauro D’Attis, On. Fabiola Bologna, della Presidente Fondazione The Bridge Rosaria Iardino, del Vicepresidente IAPAC Bertrand Audoin, dell’Amministratore Delegato di Gilead Sciences Valentino Confalone. L’On. Roberto Pella Vicepresidente Anci ha aderito all’iniziativa, mentre sarà il Presidente del Consiglio dell’Anci Enzo Bianco a intervenire nella parte inaugurale della prima sessione. La prima tavola rotonda, “L’impatto del COVID-19 per l’eliminazione dell’HCV” moderata dal giornalista scientifico Daniel Della Seta, vedrà protagonisti i tre responsabili scientifici affiancati dal Prof. Andrea Antinori, dal Prof. Claudio Mastroianni, dal Prof. Vito Di Marco e dal Presidente di EpaC onlus Ivan Gardini. A seguire, la seconda tavola rotonda “La risposta dei Comuni. Esperienze a Confronto” sarà moderata dal Prof. Giuliano Rizzardini e dal Prof. Andrea Gori, con introduzione di Rosaria Iardino. Per tutte le città che già negli anni scorsi hanno aderito al progetto, si susseguiranno gli interventi di un clinico e di un rappresentante dell’amministrazione comunale: Gabriele Rabaiotti e la Prof.ssa Antonella d’Arminio Monforte per Milano, Marcella Messina e il Prof. Franco Maggiolo per Bergamo, Donatella Albini e il Prof. Francesco Castelli per Brescia, Mimma Dardano e il Dott. Massimo Antonio Di Pietro per Firenze, Leoluca Orlando e il Prof. Antonio Cascio per Palermo, Damiano Coletta e la Prof.ssa Miriam Lichtner per Latina, Marco Alessandro Giusta e il Prof. Giovanni Di Perri per Torino, Costanza Pireri e il Dott. Giovanni Cenderello per Sanremo.
“Non possiamo porre fine a qualsiasi epidemia finché tutti non avranno un uguale accesso ai servizi di prevenzione, diagnosi e trattamento, elementi essenziali del diritto umano alla salute – sottolinea la Dott.ssa Loreta Kondili – È compito della scienza e della politica garantire che per le malattie che hanno grandi opportunità terapeutiche non vengano meno diagnosi e cura. In tal senso, l’obiettivo della tutela della salute si rivela un obiettivo di universalità, che ci siamo impegnati a perseguire attraverso il percorso “eliminare l’epatite C”, che si è rivelato un modello virtuoso e
sostenibile, di prevenzione e di Sanità Pubblica. L’iniziativa Fast-Track Cities mira a rafforzare il decreto legge sullo screening gratuito dell’infezione da HCV previsto in Italia, unico paese in Europa che ha preso un simile provvedimento. I decisori politici di ogni livello devono comprendere e supportare iniziative mirate all’inclusione allo screening per tutte le popolazioni chiave, senza dimenticare i più fragili. Solo con una simile collaborazione potremo raggiungere l’obiettivo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di eliminare entro il 2030 l’HCV dal nostro Paese”.
“La salute è al centro di un sistema che deve essere visto nella sua complessità, secondo una visione olistica che integri discipline diverse e che integri le azioni di tutela e promozione della salute nella progettazione territoriale, favorendo processi consapevoli e sostenibili coinvolgendo diversi soggetti per creare una rete duratura nel tempo basata sulla fiducia e sullo scambio proattivo di idee e esperienze” dichiara Rosaria Iardino.
“Le Fast-Track cities rappresentano un importante progetto a livello nazionale ed europeo nella lotta alle malattie infettive attraverso campagne sul territorio che facilitano le operazioni di screening con diverse modalità – sottolinea il Prof. Massimo Andreoni – Oggi la principale sfida per vincere patologie come l’Epatite C è la ricerca del ‘sommerso’, visto che esistono molte persone infette che non sanno di avere questa malattia e vanno incontro a complicazioni che possono essere letali come la cirrosi epatica o l’epatocarcinoma. Esistono delle popolazioni cosiddette chiave che sono rimaste ai margini e che possono rappresentare importanti serbatoi del virus, come detenuti, tossicodipendenti e migranti. Per questo i penitenziari e i SerD costituiscono necessari punti di riferimento sul territorio per perseguire l’obiettivo dell’emersione del sommerso”.
“L’eliminazione dell’Epatite C passa per un lavoro di squadra che include società scientifiche, pazienti, istituzioni, amministrazioni locali, tutti efficacemente rappresentati nel progetto Fast-Track Cities – evidenzia il Prof. Alessio Aghemo – Sono fondamentali dei progetti a livello locale, perché è con questo tipo di approccio che si possono definire dei percorsi diagnostico-terapeutici efficaci e perché vi sono le risorse per intervenire. Il focus si è spostato dal trattamento all’identificazione dei pazienti con malattia finora sfuggiti alle cure per i più diversi motivi: perché privi di sintomi, perché non a conoscenza delle nuove soluzioni terapeutiche, perché spaventati dalle terapie precedenti o perché non seguiti da specialisti. L’iniziativa delle Fast-Track Cities si rivela di grande impatto, in quanto permette di giovarsi di un’esperienza già maturata sull’HIV anche ad altri ambiti: è un modello virtuoso di collaborazione tra diversi stakeholder che perseguono gli stessi obiettivi. Traduce in pratica il concetto di microeliminazione e si applica a contesti specifici quali singole città, ospedali o popolazioni con caratteristiche comuni”.
“Il progetto Fast-Track Cities può rivestire un ruolo fondamentale per identificare e curare l’epatite C in particolari setting di pazienti spesso “dimenticati” ma che – inconsapevolmente – possono trasmettere infezioni ed è nostro dovere morale ed istituzionale prenderci cura anche di questi pazienti per mettere la loro salute in sicurezza ed interrompere la catena del contagio” sottolinea Ivan Gardini.
Nell’implementazione del progetto delle Fast-Track Cities la sinergia tra pubblico e privato si sta rivelando fondamentale. “Quest’ultimo anno ha messo in evidenza l’importanza delle collaborazioni tra tutti gli operatori del sistema salute, pubblici e privati, per rispondere tempestivamente ed efficacemente alle sfide che minacciano la salute pubblica. Le Fast-Track Cities ne rappresentano un esempio concreto, un progetto che Gilead supporta dal 1° dicembre 2018, da quando Milano è diventata la prima Fast Track City italiana – evidenzia Valentino Confalone Amministratore delegato Gilead Sciences – L’esperienza in HIV delle Fast Track Cities può rivelarsi estremamente efficace anche nella lotta all’eliminazione del virus dell’Epatite C. In un contesto sociale mutato dalla pandemia, che ha sovvertito alcune priorità, non dobbiamo dimenticare la necessità e l’importanza di fronteggiare anche questi virus, per i quali oggi disponiamo di valide soluzioni terapeutiche. Per questa ragione non solo supportiamo il percorso che porta alla firma del Protocollo di Parigi ma anche le iniziative di screening, sensibilizzazione e counselling che saranno attivate dal mondo scientifico, dalle istituzioni e dalle amministrazioni”.