Le fratture negli anziani
7 Ottobre 2019La Società italiana di ortopedia e traumatologia (Siot) mette in evidenza la pericolosità delle lesioni ossee di origine traumatiche per quanti hanno raggiunto una certa età.
“Con il passare degli anni e con il significativo incremento della vita media – spiega Francesco Falez, presidente Siot – aumenta la possibilità di incorrere in fratture, in particolare quelle collegate all’osteoporosi. La colonna vertebrale, l’omero, l’anca e il polso sono le parti del corpo maggiormente colpite dalle fratture, mentre le cadute rappresentano il principale fattore scatenante. Tra le conseguenze delle fratture nelle persone anziane vi è la necessità di un ricovero, spesso lungo, nonché un aumento della mortalità. Oltretutto gli anziani impiegano più tempo a riprendersi da una frattura e in alcuni casi il recupero non è completo; tutto ciò rende le ossa ancora più fragili e favorisce la comparsa di nuove fratture, oltre a causare isolamento sociale, perdita di indipendenza e dolore cronico. Nonostante tutto ciò il progresso delle tecniche chirurgiche ed anestesiologiche, la precocità nell’affrontare l’intervento ove necessario, consente di ridurre i tempi di ospedalizzazione e di recupero funzionale”.
“Per prevenire e trattare le fratture da fragilità – prosegue Falez – la figura di riferimento è l’ortopedico. Insieme ai medici di famiglia ed ai colleghi specialisti dell’osso, l’ortopedico ha il compito di indirizzare i pazienti a rischio a sottoporsi ad opportuni esami strumentali per dare l’avvio ad una eventuale terapia preventiva. Se invece il paziente si presenta già fratturato alla visita, dopo l’opportuno trattamento chirurgico, lo specialista avrà il compito di tenerlo sotto controllo nei mesi successivi, integrando una terapia preventiva che ha lo scopo di ridurre il rischio di incorrere in nuovi eventi traumatici”.
La Siot ha spesso richiamato l’attenzione sull’osteoporosi e sulle fratture da fragilità, redigendo numerosi documenti sul tema, tutti con l’obiettivo di favorire la realizzazione delle buone pratiche nell’assistenza ai pazienti anziani fratturati. Anno dopo anno si assiste ad un numero sempre più crescente di fratture legate all’aumento del numero degli anziani. Secondo il ministero della Salute, nelle donne di oltre 45 anni le fratture da osteoporosi determinano più giornate di degenza ospedaliera di molte altre patologie di rilievo, quali infarto del miocardio, diabete o carcinoma mammario. L’incremento dell’osteoporosi viene chiamato “epidemia silenziosa” perché la malattia non dà segno di sé prima della frattura, inoltre la frattura molte volte non viene identificata, segnalata e trattata.
Infine, l’Onu stima che entro il 2050 il 65% della popolazione europea avrà più di 60 anni. La Società di traumatologia quindi, rispondendo concretamente alla richiesta dell’Organizzazione mondiale della Sanità di “agire in più settori e consentire alle persone anziane di rimanere una risorsa per le loro famiglie, comunità ed economie”, si fa promotrice dell’invecchiamento attivo attraverso iniziative di sensibilizzazione mirate a diffondere le azioni necessarie al miglioramento della salute delle ossa degli anziani.