Le “rapine” della sanità in nome della legge
14 Gennaio 2019In cui, in perfetto stile criminal-popolare, si racconta di come, rispetto al più classico “o la borsa o la vita”, ci troviamo di fronte ad un più sorprendente “o la sedia o il lettino”.
La storia, vera – anche se, per ovvie ragioni di privacy, ometteremo il nome della protagonista – prende le mosse dalla vicenda, estremamente dolorosa, di una paziente affetta da grave malattia autoimmmune cui ha fatto seguito anche l’amputazione di un arto inferiore.
Sorvoliamo sul periodo di degenza e sulle difficoltà dei tentativi, operati dai congiunti, tesi a ricevere prestazioni assistenziali a carattere domiciliare. Queste difficoltà, oltretutto, fanno parte di una routine nella quale si imbattono tutti coloro non trasportabili che, nel casertano, hanno necessità di ricevere cure a domicilio. Puntiamo direttamente alla questione dalla quale abbiamo cominciato e veniamo così a scoprire una cosa sconcertante: ai parenti della donna che chiedevano il doppio ausilio sanitario (lettino con manovella meccanica per alzare la spalliera e sedia a rotelle) è stato risposto che dovevano operare una scelta in favore dell’uno o dell’altro. Insomma, o il lettino o la sedia.
La cosa che rende la vicenda ancora più grottesca è che dietro questa carenza assistenziale non si trova una disfunzione organizzativa legata ad una cattiva gestione del servizio, addebitale all’Azienda sanitaria locale di Caserta, ma una norma vigente, riportata nel nomenclatore tariffario, laddove viene ribadito la “non ottenibilità” di entrambi i presidi. Fino a qui la legge, per quanto iniqua.
La vicenda, però si arricchisce di un’ulteriore puntata perché, in passato, alla problematica dava risposta “la fantasia organizzativa” dei responsabili del servizio che, in un deposito sito nel palazzo della salute del capoluogo, conservavano lettini ed affini – già usati ma in buone condizioni – da poter utilizzare proprio in questi casi. Costo zero per l’Asl e disco verde alla pratica.
Oggi, purtroppo, tutto questo non è più possibile perché il vecchio, glorioso deposito di lettini usati è stato sacrificato sull’altare della faraonica struttura di senologia (lavori svolti fulmineamente in quel dello scorso mese di agosto) che da quando ospita uno specialista discendente da “nobili lombi” è stata rivoluzionata (in positivo, per carità, ma l’ampliamento era proprio necessario al buon andamento del servizio?) con tempistica sorprendente per i percorsi soliti delle pubbliche amministrazioni. Il tutto a vantaggio, chiaramente, dell’utenza e del discendente della nobile schiatta che, supponiamo, è chiamato dal “destino familiare” a carriera folgorante.
Gli unici a rimetterci, come sempre, i più deboli che non potendo più contare sui lettini dismessi sono costretti, purtroppo, ad operare una scelta: o la borsa o la vita, pardon, o la sedia o il lettino.