Leucemia mieloide acuta, cure migliore grazie a una nuova sperimentazione clinica
15 Ottobre 2023Definire la migliore terapia contro la leucemia mieloide acuta in seconda linea, ovvero per i pazienti con recidiva del tumore o refrattari alle cure.
Per questi malati sono disponibili diversi trattamenti che rientrano nell’approccio intensivo oppure in quello più blando: l’obiettivo è ora individuare la sequenza di cure migliore grazie a una nuova sperimentazione clinica.
Punta a questo lo studio Impact-Aml che coinvolge 350 pazienti da 50 centri Ue, ed è promosso e coordinato dall’Istituto ‘Dino Amadori’ Irccs di Meldola. Il progetto è sostenuto con un finanziamento di 6 mln di euro dall’iniziativa europea Mission Cancer.
“La leucemia mieloide acuta è un tumore del sangue aggressivo caratterizzato dalla proliferazione incontrollata di cellule immature del midollo osseo – spiega Giovanni Martinelli, direttore scientifico dell’Istituto -. Colpisce ogni anno in Italia circa 3.600 persone. La maggioranza dei casi si presenta in età avanzata. Le risposte alla chemioterapia intensiva di prima linea possono essere di breve durata e il rischio di recidiva è alto. Infatti, dopo la risposta iniziale, in circa il 50% dei casi la malattia si ripresenta entro un anno. La rapidità e accuratezza della terapia sono fondamentali, soprattutto nei casi di recidiva. Da qui l’importanza di definire la migliore sequenza di cure in seconda linea”. Ci sono tre azioni principali che il consorzio di centri intraprenderà durante il progetto: innanzitutto attiverà uno studio clinico per aumentare le opportunità di cura nei pazienti pediatrici; per gli anziani e i fragili si promuoverà, grazie al network internazionale, un più rapido ed efficace accesso alle molecole sperimentali e, infine, per i pazienti che non rientrano in queste categorie, sarà sviluppato un nuovo studio pragmatico sulla miglior sequenza di trattamenti da seguire. Oggi, per i pazienti recidivati o refrattari, sono disponibili diversi trattamenti che differiscono tra un approccio a maggiore intensità rispetto ad uno meno intensivo, ma “non sappiamo quale sia la sequenza migliore, cioè quale delle due strategie sia opportuno adottare in seconda linea”, afferma Oriana Nanni, direttore Unità di Biostatistica e Sperimentazione Clinica dell’Istituto. Il primo centro sarà attivo entro ottobre 2024 e il primo paziente sarà arruolato entro la fine del prossimo anno. La conclusione dello studio è prevista a marzo 2028.