Liste attesa, a Bologna per gestirle taglio delle prescrizioni dei Mmg
12 Luglio 2024 Off Di La Redazione«Con noi sindacati non hanno mai parlato di alcun piano per la gestione delle liste di attesa». A parlare è Salvatore Bauleo, Segretario Generale Provinciale Fimmg di Bologna. Che lamenta: «Dall’Ausl ci viene comunicato via mail che le nostre prescrizioni sono inappropriate e, pertanto, vengono annullate. Non ci viene fornita alcuna spiegazione sul perché il quesito diagnostico o la tempistica risultino “inappropriate”. Inoltre, non conosciamo come siano arrivati a concepire la Task Force Specialistica OM, quando sia nata e da chi sia composta, né tantomeno è possibile con essa un contraddittorio (che evidentemente non vogliono). Si capisce che nasce allo scopo di governare le liste d’attesa attraverso un’azione di controllo della domanda con una indiscriminata operazione di taglio delle nostre prescrizioni. Un taglio che non ci viene seriamente motivato. Per di più, veniamo sollecitati a comunicare noi al paziente l’annullamento delle nostre ricette». L’esecutivo Fimmg così descrive l’operato della commissione che ha ribattezzato “mask force” e che da questo mese comunica ai Mmg felsinei le situazioni di “mancata correttezza prescrittiva”. «Il sospetto diagnostico, indicato sulle nostre prescrizioni, è in linea sia con i criteri che definiscono una tempistica corretta che l’appropriatezza dell’accertamento richiesto. I funzionari sostengono di avere nel mirino le richieste di “second opinion” a carico del servizio sanitario, e ho sentito qualcuno lamentarsi che i cittadini chiedono esami quando sono in buona salute. Casi di ripetizione di accertamenti in tempi brevi, se anche vi sono, costituiscono comunque un numero esiguo e certo non sono il fattore determinante dell’allungamento delle liste di attesa. In merito ai soggetti sani che “non dovrebbero” sottoporsi ad esami clinici e laboratoristici, cosa si vorrebbe affermare, che non si vorrebbe la prevenzione?» Le ricette più contestate «sono spesso quelle relative ad esami per i quali le attese sono più lunghe. Si dovrebbe però forse prendere meglio atto dei bisogni di salute della popolazione».
Da aprile la Regione Emilia Romagna ha varato un piano per erogare più prestazioni e tagliare le attese dei pazienti, stanziando 30 milioni di euro, e anticipando il decreto legge del governo: infatti offre ai Centri Unici di prenotazione la possibilità di guardare anche alle agende appuntamenti del privato convenzionato. Le agende aperte devono offrire disponibilità fino a 24 mesi. Se l’esame richiesto supera i tempi previsti dalla classe di priorità prescritta dal medico, gli utenti non devono ricontattare i servizi di prenotazione, ma le richieste sono registrate in elenchi progressivi in ordine cronologico e l’erogazione avviene prendendo a parametro i tempi di attesa previsti. Tutte le Ausl hanno inoltre approntato piani di recupero straordinari delle prestazioni: per incrementare l’offerta si potranno schierare specialisti ospedalieri sia nei piccoli ospedali sia nelle Case di Comunità. Solo a Bologna il target è erogare entro il 2024 ben 337 mila prestazioni in più, superando i 3 milioni. Però c’è un’azione parallela, sulle impegnative dei medici di famiglia. «Non ritenevamo possibile che si arrivasse a tanto», recita il comunicato Fimmg Bologna. «Le avvisaglie c’erano già state, non ci hanno mai convocati ma il 28 giugno all’udienza conoscitiva in Comune avevamo appreso i contenuti del piano Ausl presentato falsamente come “condiviso”. Ci hanno accusati di elevata “inappropriatezza prescrittiva” anche se i numeri Agenas dicono che in Emilia Romagna il numero delle prestazioni è stato nel 2023 inferiore del 3% rispetto a quelle del 2019». Nel comunicato, si esprimono preoccupazioni anche per la trasparenza nei piani di gestione delle liste di attesa. «Sono piani a 2 anni. Se si considera che il periodo più lungo consentito dalla normativa nazionale per la priorità “P-programmabile” è di sei mesi, ne deriva che i primi a non credere che il piano funzioni–dice Bauleo– sono gli ideatori. I quali hanno inventato anche la “Pre Lista di Attesa” riedizione della vecchia “presa in carico” che non consentiva il conteggio reale degli effettivi tempi di attesa. Sui cittadini richiamati, non è possibile sapere in percentuale dopo quanto tempo lo siano stati, quanti si siano dovuti rivolgere al privato pagando di tasca propria, quanti non avendo la possibilità si siano arresi e quanti si siano rivolti al Pronto Soccorso».
A breve, sempre a Bologna è prevista la sperimentazione di una piattaforma di teleconsulto tra medici di famiglia e specialisti, e l’Ausl intende attivare un numero di telefono unico per il confronto tra medici di famiglia e specialisti sui casi urgenti. «Per telefono come su una piattaforma, il dialogo con lo specialista è auspicabile e tra l’altro abbiamo avuto buoni precedenti fin qui. Tale dialogo non deve però perseguire gli scopi dei funzionari dell’Azienda né tantomeno essere finalizzato a cassare e limitare l’attività prescrittiva del medico di famiglia, o la sua gestione clinica del paziente. Un medico che lavori attenendosi a rigidi protocolli piuttosto che secondo “scienza e coscienza”, non sarebbe accettato né da noi né dai nostri assistiti. Anziché solo di sovrabbondante richiesta di accertamenti clinici e strumentali, si dovrebbe parlare anche dei casi in cui l’offerta del Servizio sanitario regionale rispetto ai reali bisogni sia poco adeguata, e costringa, chi se lo può permettere, di ricorrere al privato, e chi non ha le risorse ad andare in Pronto Soccorso».
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