Liste di attesa interminabili, Schillaci: se le Regioni non risolvono eserciteremo i poteri sostitutivi
23 Ottobre 2024 Off Di La Redazione“Non è oggettivamente più sostenibile che ci siano ancora Regioni italiane che non spendono o non sono in grado di spendere quanto affidato loro proprio sul capitolo ‘liste d’attesa'”. Lo sottolinea il ministro della Salute, Orazio Schillaci, in una lettera inviata al presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, ‘bacchettando’ le regioni che non hanno utilizzato le risorse stanziate per recuperare le attese. Abbattere le liste d’attesa è “la battaglia più importante, sia per curare efficacemente chi soffre e sia per investire sul benessere di tutti attraverso gli screening periodici”. Per questo “abbiamo stanziato fondi e ne stanzieremo altri in aggiunta. E’ ora però di esercitare pienamente quanto previsto dal Titolo V e che attiene alla gestione efficiente ed efficace”, lamenta il ministro. La strada è ancora ardua ma, come sai, ogni confronto è benvenuto anche perché abbiamo un obiettivo comune: il bene dei nostri cittadini”, aggiunge il ministro, parlando poi del decreto per contrastare le liste d’attesa.
Le liste d’attesa sono ancora il problema più grande per gli italiani che si confrontano con il servizio sanitario e il loro impatto è così ampio da contribuire a indurre circa 1 italiano su 13 a rinunciare alle cure. Lo conferma il Rapporto civico sulla salute presentato a Roma da Cittadinanzattiva. Secondo il rapporto, i cui dati si riferiscono al 2023, i cittadini continuano a segnalare l’incapacità del servizio sanitario di rispondere tempestivamente ai bisogni di salute: per una prima visita oculistica in classe P (programmabile, cioè da eseguire entro 120 giorni) si può aspettare 468 giorni; per una visita di controllo oncologica in classe non determinata si possono attendere 480 giorni; 300 giorni per una visita oculistica di controllo in classe B (breve, da erogare entro 10 gg); 526 giorni per un ecodoppler dei tronchi sovraaortici in classe P; 437 giorni per un intervento di protesi d’anca in classe D (entro 12 mesi), 159 giorni per un intervento per tumore alla prostata in classe B. Si tratta dei tempi massimi segnalati dai cittadini e non delle attese medie. Tuttavia, il fenomeno incide in maniera determinante sul percorso terapeutico e perfino sulla scelta di non curarsi Secondo l’indagine, infatti, nel 2023 il 7,6% dei cittadini ha rinunciato alle cure (+0,6% rispetto al 2022) e quasi due su tre (il 4,5%) lo fanno proprio a causa delle lunghe liste di attesa (era il 2,8% nel 2022). La quota di rinuncia è pari al 9,0% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini. Le rinunce, inoltre, aumentano di più al Centro, dove in un anno si è passato dal 7,0% all’8,8%, e al Sud (dal 6,2% al 7,3%). Al Nord resta stabile il livello del 7,1%.
Sulla scottante tematica il presidente della Giunta regionale della Campania è così intervenuto: “Su un tema decisivo come quello delle liste d’attesa ci siamo impegnati con il ministro Schillaci a una sfida in chiave collaborativa. Il ministero ha interesse a svuotare le liste d’attesa che sono insopportabili in alcune branche. Gli ho detto che noi possiamo garantire che tra dicembre e febbraio saremo la prima regione d’Italia per svuotamento delle liste d’attesa e nella fornitura di prestazioni ai cittadini in tempi adeguati”.
L’augurio è che stavolta vada meglio rispetto all’impegno assunto di far diventare la Campania la prima regione d’Italia per la sanità. La Campania, ad oggi, dopo il completamento di quasi due mandati da parte del governatore, è penultima, superata, in negativo chiaramente, solo dalla Calabria.
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