Lo “stop and Go” dei centri diagnostici che fanno inceppare il sistema sanitario regionale.
10 Ottobre 2018A rimetterci, in primis, gli ammalati gravi che hanno assoluta urgenza di conoscere il loro stato di salute e che, pertanto, o pagano o emigrano.
L’automobilismo, con i suoi rapidissimi <stop and go>, deve piacere anche a Vincenzo De Luca, governatore della Campania e commissario della nostra organizzazione sanitaria. Quella spettacolare formula viene infatti riproposta in centri diagnostici e ambulatori quasi a macchia di leopardo. Oggi ti fermi tu, fra dieci giorni tocca ad altre strutture, e magari fra un mese starete fermi tutti. Ma siate pronti a ripartire…
È il bussolotto dell’assistenza sanitaria, quello che tiene costantemente col fiato sospeso chi ha bisogno di controllare una frattura, di decidere se interrompere la chemioterapia o di controllare perché fegato o altri organi creano problemi. Una disarmante corsa a ostacoli per cittadini che hanno bisogno di cure e attendono con ansia il responso del front office, ossia degli addetti all’accettazione che alla consegna della prescrizione del medico curante rispondono: spiacenti, ma le convenzioni sono sospese. Può avere quello di cui ha bisogno, ma a pagamento.
Sono passati un po’ di anni da quando l’ex sindaco di Salerno mostrava stupore, sorpresa e magari anche rabbia per il blocco delle convenzioni che negli ultimi mesi dell’anno costringeva i cittadini a pagare l’assistenza. Errore di programmazione o lo stop and go imposto dalle singole aziende sanitarie è frutto di una volontà politica che non premia i cittadini?
“Una delle verità sul blocco delle convenzioni è che in una Regione punita dall’assegnazione dei fondi per l’assistenza sanitaria il budget per le strutture convenzionare – chiarisce Bruno Accarino, rappresentante del SNR, sindacato di radiologia, radioterapia e medicina nucleare della Campania – siamo scesi da un finanziamento di poco inferiore ai cinquecento milioni di euro a un budget di poco inferiore ai quattrocento milioni. Detto questo, si capisce che la coperta è corta, perché sul finanziamento annuale si sono persi circa centodieci milioni di euro>.
Torniamo al blocco delle convenzioni che per i cittadini rappresentano quasi un’estrazione al lotto. “L’ultima programmazione ragionata risale al 2009-2011 quando commissario della Sanità era Zuccatelli – sottolinea Iaccarino – ma allora si parlava dei bisogni dei cittadini. Poi con Morlacco e successivamente con Polimeni si è passati ad una programmazione legata a disposizioni economiche determinate dalle necessità del governo. Con Polimeni si è passati – chiarisce l’esponente dei radiologi – alle valutazioni trimestrali del lavoro delle strutture convenzionate. Oggi il nostro interlocutore è il governatore De Luca che ci continua a ripetere: non vi fermate, andate avanti. Chi ci garantisce però che lavorando verremo pagati”? Rispetto al passato è cambiato poco perché tutte le strutture convenzionate si fermano un mese su tre, arrivando come prima a un blocco dell’attività per quattro mesi. Di questo non darei la colpa al governatore De Luca perché al suo fianco c’è purtroppo un pesante gap regionale. Nessuna Asl – avverte Accarino – ha rispettato le regole imposte dal decreto 89 del 2016 che imponeva comunicazioni, valutazioni e controlli. Il lavoro di chi deve verificare l’attività dei centri convenzionati si ferma ancora alle addizioni e alle divisioni oggi il coordinamento e il controllo ancora non c’è”.
Lo stop and go, oltretutto, fa male alle casse della Regione. Chi ha bisogno di una risposta rapida ai suoi problemi di salute spesso diventa necessariamente un emigrante.
“C’è una fuga di pazienti verso il Molise, l’Abruzzo e il basso Lazio soprattutto di persone che devono sapere se poter continuare o meno la chemio o la radioterapia. Le Asl dovrebbero dare più informazioni ai cittadini – ricorda il dottore Bruno Accarino – ma c’è anche da chiedersi, per esempio, perché nell’Ospedale del Mare c’è una Pet con personale qualificato che al momento viene sottoutilizzata. Così come è vero che quando i convenzionati se fermano dire rivolgetevi alle strutture pubbliche spesso costringe il cittadino ad avere risposte del tipo: ci rivediamo tra un mese. Tutto questo perché ogni Asl lavora in autonomia senza un reale coordinamento regionale. I centri convenzionati sono strutture semipubbliche che, a precise condizioni, possono effettuare la prevenzione mammografica della popolazione con fondi che non hanno nulla a che vedere col convenzionamento e che non vengono, invece, utilizzati”.