“Lockdown salute mentale: la tutela del paziente nell’era Covid-19”

“Lockdown salute mentale: la tutela del paziente nell’era Covid-19”

5 Luglio 2020 0 Di La Redazione

L’allarme lanciato da ricercatori e dall’Oms: potrebbero essere oltre 300mila gli individui in Italia a rischio di sviluppare disturbi psichici.

 

La pandemia Covid-19 rischia di produrre effetti profondi anche sulla salute mentale degli individui, oltre a quanto già provocato sotto il profilo clinico e sotto quello economico. Numerose ricerche e studi qualificati mostrano le conseguenze a livello psicologico e i potenziali sviluppi nei prossimi mesi. Tra i vari dati, colpisce che potrebbero essere oltre 300mila le persone che svilupperanno disturbi psichici, soprattutto tra coloro che hanno meno risorse e meno capacità di adattamento. Questi temi sono stati al centro della Web Conference “Lockdown vs salute mentale: la tutela del paziente nell’era Covid-19”, organizzata dalla società di consulenza manageriale MA Provider, con il contributo di Lundbeck e Otsuka. Un’iniziativa nata con il preciso intento di stimolare il dibattito tra tutti gli attori coinvolti: associazioni pazienti, clinici, istituzioni e industria. Obiettivo comune a tutti l’esigenza di individuare soluzioni innovative condivise.

“Le problematiche relative alla salute mentale esistevano già prima della comparsa del Covid-19, ma durante la pandemia sicuramente si sono acuiti nelle loro conseguenze. Dobbiamo fare nostro il monito del Segretario Generale dell’ONU di offrire l’ampliamento dei Servizi di Salute mentale come una delle risposte alla “crisi” provocata dalla pandemia da coronavirus. Il Ministero ha già emesso una Circolare ai Dipartimenti di Salute mentale e neuropsichiatria pediatrica ma sono necessarie molte più misure che possano portare ad una migliore presa in carico delle persone” ha dichiarato la Sottosegretaria di Stato alla Salute Sandra Zampa.

Al tema della salute mentale ha dedicato particolare attenzione anche la “task force” guidata da Vittorio Colao nel Documento «Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”». In particolare, emerge un dato molto rilevante: è stato chiesto un incremento dell’investimento in salute mentale di almeno il 35% rispetto alla spesa attuale. “È una voce apparentemente molto ampia, ma per comprendere l’entità della proposta occorre dare un quadro completo dell’intera situazione – spiega il professor Fabrizio Starace, presidente SIEP – Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica e componente della “task force” – il nostro Paese destina alla salute mentale appena il 3,6% dell’intero finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale. In Francia, Germania, Regno Unito e altri Paesi europei le percentuali sono almeno il doppio, spesso superando il 10%. L’incremento del 35% costituisce il minimo indispensabile per consentire ai servizi di esplicare appieno la loro funzione nel rispetto delle Linee Guida e delle raccomandazioni nazionali ed internazionali, che non si limitano a visite specialistiche e somministrazione di farmaci, ma prevedono un inquadramento complessivo della persona nel suo ambito relazionale e comunitario, una valutazione delle sue capacità e delle sue prospettive. Tutto ciò ha bisogno di tempo e risorse. Tra le nostre proposte ci sono l’istituzione di presidi di welfare con funzioni di accoglienza, orientamento, sostegno; serve poi un intervento psicologico di supporto a individui e famiglie in funzione preventiva per non cronicizzare queste condizioni nel tempo”.

“Le conseguenze sulla salute mentale rispetto alla emergenza covid-19 interesseranno sia i bambini che gli adulti e il mio primo pensiero va agli operatori sanitari che hanno affrontato molteplici responsabilità legate alla cura dei malati, alla preoccupazione per le loro famiglie e alla lontananza dai loro affetti per paura di contagiarli – ha affermato l’onorevole Fabiola Bologna, componente della XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati – la politica deve guardare al presente e al futuro:le innovazioni tecnologiche e in particolare la Telemedicina, utilizzate in questa fase di emergenza e anche per la presa in carico dei pazienti cronici e con disturbi mentali, possono essere uno strumento di cura e di assistenza, aiutandoci a recuperare ciò che si è dovuto sospendere durante la fase acuta della pandemia e ad accompagnare le persone che ne avessero bisogno con interventi di supporto cognitivo e psicosociale per superare il momento e recuperare una buona qualità di vita”.

“Durante il lockdown i servizi sono stati chiusi e gli utenti sono stati reclusi in casa soli o con i familiari in notevole difficoltà, mentre le persone inserite nelle strutture non hanno potuto incontrare i loro familiari, provocando loro una forte sofferenza. Durante la fase 2 e la 3 i servizi sono stati parzialmente aperti, ma per tornare ad avere il servizio di prima garantendo le normative sull’igienizzazione e sul distanziamento sociale è necessario aumentare il personale e identificare nuovi locali. C’è da considerare anche il fatto che in questi mesi sono aumentate le persone con disturbi psicologici, in particolare depressione, ansia e stress. Per tutti i settori sono state identificate risorse finanziarie per superare questo periodo, in particolare anche per la sanità. È necessario pretendere che parte di esse siano allocate alla salute mentale. Altro elemento da valorizzare è la Telemedicina, da cui sia operatori sanitari che pazienti potrebbero trarre giovamento” ha evidenziato Gemma del Carlo, presidente Coordinamento Toscano delle Associazioni per la Salute Mentale.

“Durante la quarantena, alcuni pazienti sono riusciti ad adattarsi alla nuova situazione abbastanza agevolmente: spesso afflitti da forme di paura della realtà, si sono ritirati senza problemi tra le mura domestiche. Un’altra categoria di persone ha presentato notevoli criticità, chi aveva fuori casa i propri punti di riferimento, ha vissuto uno stato di crisi prolungata. Vi sono poi stati inevitabili problemi relazionali all’interno dei nuclei familiari. Adesso assistiamo a uno sforzo comune per adattarsi a questa nuova situazione” ha sottolineato Francesco Baglioni, direttore Progetto Itaca Milano.

“Il disagio mentale non deve essere stigmatizzato. Bisogna sviluppare servizi, fare rete con il territorio e soprattutto non discriminare coloro che soffrono di questi disturbi o patologie correlate. L’appello che facciamo alla politica è di considerare queste condizioni come prioritarie. Coloro che hanno problemi di salute mentale, infatti, ne subiscono le conseguenze a livello clinico, sociale ed economico, con inevitabili riflessi sull’intera qualità di vita” ha commentato Luigina Di Liegro, presidente Fondazione Don Luigi Di Liegro.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme: una delle peggiori conseguenze della pandemia sarà rappresentata dai disturbi sociali, comportamentali e relazionali legati al lockdown, alla crisi economica e alle perdite che non si sono potute metabolizzare per l’impossibilità di celebrare lutti, funerali, separazioni. “La Società Italiana di Psichiatria si aspetta un’ondata di nuovi casi che hanno bisogno di assistenza psichiatrica – evidenzia il professor Massimo Di Giannantonio, presidente Eletto SIP, Società Italiana di Psichiatria – nei nostri ambulatori già da alcune settimane registriamo un aumento di visite e ricoveri. Vista l’imminente nuova emergenza, chiediamo al Ministero della Salute e agli Assessorati Regionali il potenziamento dei Dipartimenti di salute mentale su tutto il territorio nazionale per rendere l’assistenza psichiatrica italiana uguale a quella delle altre grandi nazioni europee. È necessario dare il giusto peso al contributo del nostro settore in questo momento delicato. Agli operatori della salute mentale non sono stati sempre forniti adeguati DPI; non è stata riconosciuta la specificità della salute mentale; spesso abbiamo dovuto fare accertamenti nelle case di pazienti potenzialmente infetti senza le necessarie misure di sicurezza; i pazienti psichiatrici con covid erano dirottati dai pronti soccorso nei nostri reparti dove si trovavano altri pazienti non affetti dal virus. Tutto ciò implica un persistere di stigma e pregiudizio. La salute mentale va riorganizzata, altrimenti porterà ad un aggravamento delle altre condizioni”.