Long-Covid, gli effetti a livello gastrointestinale: ecco i disturbi più frequenti
9 Aprile 2023Non sono solo di natura neurologica o respiratoria i disturbi associati al cosiddetto Long Covid, anche disturbi della funzionalità intestinale, malattie epatiche e biliari e disturbi pancreatici possono essere tra gli effetti che chi è guarito da un episodio acuto di Covid-19 può avvertire nel lungo periodo. L’analisi dell’impatto del Long-Covid a livello gastrointestinale è stata realizzata da un team del VA Saint Louis Health Care System, negli Stati Uniti, che ha pubblicato i risultati dell’indagine su Nature Communications.
Long Covid è un insieme di sintomi persistenti
Il Long-covid fa riferimento all’insieme dei vari sintomi che persistono dopo un episodio di Covid- 19 acuto. L’infezione da virus SARS-CoV-2 può determinare un’ampia varietà di sequelae, che hanno un impatto su polmoni e altri organi, tra cui il tratto gastrointestinale. Di recente, è stato pubblicato sulla rivista Jama Network Open, un lavoro su 15.308 persone di 18-69 anni che hanno avuto il Covid almeno due mesi prima dell’indagine, dei quali 2236 (14,6% del campione) hanno riportato sintomi di Long Covid, 1027 dei 2236 (45,9%) con nebbia cognitiva e disfunzioni della memoria.
In un altro studio più piccolo su 536 pazienti, tra cui anche operatori sanitari (32%) con sintomi di Long Covid, il 62% aveva una compromissione degli organi sei mesi dopo la diagnosi iniziale, il 29% una compromissione multiorgano, con sintomi persistenti e funzionalità ridotta a sei e dodici mesi. Una riduzione dei sintomi si aveva tra i sei e i 12 mesi (dispnea estrema dal 38% al 30% dei pazienti, disfunzione cognitiva dal 48% al 38% dei pazienti e scarsa qualità di vita correlata alla salute dal 57% al 45% dei pazienti).
Gran parte degli studi sui sintomi del Long-covid si sono limitati ad analizzare pazienti ricoverati, in un breve periodo di follow-up e su un limitato numero di effetti gastrointestinali. Lo studio pubblicato su Nature Communications invece ha valutato i rischi e l’impatto, a un anno dall’infezione acuta, di un set definito di disturbi gastrointestinali. Il team ha valutato una coorte di pazienti positivi al Covid, sopravvissuti oltre 30 giorni dalla diagnosi, confrontandola con una coorte di controlli sani, in contemporanea, e con una coorte storica di controlli.
Il gruppo Covid-19 includeva 154.068 persone, il gruppo di controlli sani raccolti in contemporanea includeva dati da 5.638.795 persone e la coorte storica di controlli era formata da 5.859.621 individui. Il follow-up medio per tutti e tre i gruppi è stato tra i 408 e i 409 giorni. La durata complessiva del follow-up è stata di 14.064.985 persone/anni.
I disturbi gastrointestinali più frequenti: ulcera, reflusso dispepsia
Dall’analisi è emerso che dopo l’infezione da Covid-19 le persone guarite avevano un più elevato rischio di ulcera peptica, malattia da reflusso gastroesofageo, dispepsia funzionale, pancreatiti acute, sindrome dell’intestino irritabile, colangiti e gastriti acute, con un rischio di 1,37 volte rispetto ai controlli. Anche costipazione, mal di stomaco, diarrea, gonfiore e vomito erano tra i sintomi evidenziati, con un rischio di 1,54 volte. Le differenze, inoltre, erano evidenti anche tra chi non era stato ricoverato in ospedale a causa dell’episodio acuto di Covid-19 e aumentavano in modo progressivo tra persone non ricoverate, ricoverate e ricoverate in terapia intensiva.