Lorenzo Martelli, la pandemia e il disastroso effetto sui giovani atleti
21 Maggio 2022“Nello sport si vince senza uccidere, in guerra si uccide senza vincere.”
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e talentuoso sportivo: Lorenzo Martelli.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
La pandemia ha avuto soprattutto delle pesanti ripercussioni sull’intercetto di nuovi atleti in particolar modo nel mondo della pallamano che è uno sport poco conosciuto che vive dell’attività portata avanti dalle società all’interno delle scuole.
Personalmente abbiamo passato dei mesi piuttosto complicati alternando giornate direttamente passando da casa alla palestra e questo soprattutto per la testa non è stato facile.
Io giocando in serie a o ho sempre avuto la fortuna di poter giocare, e questo è stato un grande vantaggio che molte altre realtà sportive non hanno avuto quindi prendiamo il buono di quello che è stato.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Come dicevo prima abbiamo perso un elevato numero di tesserati e molte società si sono trovate a dover chiudere non avendo attività giovanile.
Negli ultimi mesi però c’è stata un importante ripresa che speriamo non abbia nuove interruzioni perché potrebbe rivelarsi deleterio per lo sviluppo ulteriore del movimento.
Chi è stato, in famiglia o fra gli amici, a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua “folgorazione”, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Io provengo dal una piccola realtà nel provincia di Bologna dove si è sempre praticato pallamano da oltre 30 anni, e dopo una breve esperienza nel judo e nel nuoto seguendo i miei amici e compagni di classe sono arrivato ad iniziare pallamano all’età di 9 anni. possiamo dire stato un amore a prima vista.
Ho trascorso la mia formazione giovanile nel mio club ovvero il Romagna Handball, Poi all’età di 19 anni sono salito nel primo campionato nazionale è da 3 anni sono un atleta professionista.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Io personalmente non sono mai stato in fase giovanile un portiere di grande talento ma ho sempre fatto della testa e della perseveranza in allenamento la mia forza, questo mi ha permesso di essere convocato in tutte le nazionali giovanili di categoria e recentemente di essere convocato la prima volta in nazionale senior. Le doti tecniche se non accompagnate da importanti doti mentali non permettono a nessun atleta di poter raggiungere i massimi livelli. Personalmente considero il più grande talento la testa.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Innanzitutto come prima cosa consiglierei di venire a provare, essendo uno sport minore poco praticato a livello nazionale e poco pubblicizzato.
Si tratta di uno sport in Italia ha messo molto in secondo piano ma che una volta usciti dal confine risulta essere come numero tesserati il secondo sport a livello mondiale, un motivo ci sarà. È impossibile non innamorarsi di questo sport.