Lorenzo Morini: “Rincorrete quel pallone, cosi come i sogni”
9 Gennaio 2024La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Il Covid ha rappresentato un po’ uno spartiacque per la vita di tutti noi. Un evento tragico che ha cambiato per sempre il mondo. C’è poco da fare. È esistita una vita pre-Covid ed una post-Covid e penso che in fondo siamo tutti cambiati fortemente. Nel bene o nel male. Da sportivo mi piace pensare che la difficoltà rappresenti una risorsa. Così è innegabile che, per molti, c’è stata la possibilità di riscoprirsi, reinventarsi, ritrovarsi e per la prima volta, forse, conoscersi veramente. Alcuni hanno pagato un prezzo molto alto, ma credo sia giusto anche sforzarsi di andare avanti e trarre un insegnamento. È stato un periodo di buio, deprimente e scoraggiante, ma è quando si tocca il fondo che non ti resta altro che rimboccarti le maniche e cominciare la risalita. Io stesso non sapevo se avrei avuto ancora la possibilità di tornare a vivere di sport. Per questo devo ringraziare il Città di Falconara, che mi ha permesso di tornare a fare sport dopo questo brutto periodo che penso non dimenticheremo mai.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
La mia disciplina, il futsal, meglio noto come calcio a 5, rappresenta la massima espressione dilettantisca. Parliamo di professioniste vere, che si allenano più volte al giorno, ma che non sono riconosciute come tali nonostante l’impegno totale che un livello internazionale richiede. È logico che, come tutti gli sport non di vertice, il colpo è stato veramente duro. Molte società sono fallite, altre si sono ridimensionate talmente tanto da passare dalla prima all’ultima categoria. Non parliamo poi del sostegno economico degli sponsor, che se prima era carente, d’un tratto è diventato inesistente. Ripartire è stato veramente duro per tutti. Con nessuna certezza e tante, troppe incognite, che non hanno lasciato spazio ad alcuna programmazione. Ma una cosa di cui si parla ancora troppo poco, a mio avviso, riguarda il mondo giovanile. Gli adolescenti hanno perso anni fondamentali di vita ed esperienze personali. Il che ha rallentato fortemente la loro crescita e li ha esposti, d’un tratto, ad un mondo con 2-3 anni in più. Questa cosa è estremamente evidente per noi allenatori. Oltre alle già note difficoltà adolescenziali, è chiaramente possibile riscontrare nuove difficoltà comunicative ed espressive, date non solo, ovviamente, da un abuso di tecnologia, ma anche da un periodo di inattività sociale che è durato decisamente troppo. Oggi allenare una fascia d’età che va dai 12 ai 16 anni è decisamente complicato.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho iniziato a giocare a futsal a 9 anni. Anche se come tutti i bambini di quell’età ero molto attratto dal grande palcoscenico del calcio a 11, mi sono sempre trovato a mio agio in questa disciplina particolarmente tecnica ed un po’ più di strada. L’estrema intelligenza che un sport di piccoli spazi necessita ha esercitato su di me un fascino a cui non ho saputo voltare le spalle.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà è la base su cui costruire un successo. Al Città di Falconara cerchiamo di insegnarlo alle nostre ragazze fin dai 13 anni. Più grande è la lotta più glorioso sarà il trionfo. Non è un caso che questa società, nata da un gruppo di amici in un circolo nel 1995, oggi si ritrova con uno Scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una Champions League ed uno Scudetto Under 19. E oggi è di nuovo nella storia come unica squadra italiana candidata tra le dieci migliori al mondo. Questo perché oltre al talento c’è una componente umana e sociale indispensabile, che il club non vuole abbandonare perché parte del suo DNA. Forse è per questo che il periodo Covid ci ha portato sul tetto d’Europa, nonostante tutte le difficoltà del periodo. Una ragazza, per giunta, lo sa bene, perché fin dai primi anni di vita deve combattere contro i pregiudizi solo perché si diverte a giocare a pallone. Io personalmente, invece, cerco di mettere a disposizione delle mie atlete le mie competenze da naturopata. La medicina cinese mi aiuta quotidianamente nel disegnare un profilo psicoattitudinale delle componenti della mia rosa. L’equilibrio emotivo, infatti, diventa fondamentale se si vuole attirare a sé tutto il bello della vita. Troppe volte vedo allenatori che si pongono ad un livello superiore ai propri giocatori o alle proprie giocatrici. Loro, invece, hanno solo bisogno di qualcuno che cammini al loro fianco e che, nei momenti di difficoltà, gli indichi da che parte andare.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Rincorrete quel pallone se vi va, cosi come i sogni. Perché solo voi sapete cosa vi rende felici. E non smettete mai di farlo, perché la vita ogni giorno ci da tanti buoni motivi per mollare, ma ne basta uno solo per credere in voi stessi.