L’ospedalità privata proclama lo stato di crisi

L’ospedalità privata proclama lo stato di crisi

16 Luglio 2020 0 Di Sergio Crispino*

Appare necessario a tutela di tutte le Case di Cura Associate e, comunque, per porre fine ad una insostenibile situazione dichiarare lo stato di crisi del settore delle Case di Cura.

 

La scrivente Associazione, rappresentativa in ambito Regionale delle Case di Cura, espone quanto segue.

A seguito della emergenza sanitaria causata dalla dichiarata pandemia da Covid-19, emergenza purtroppo ad oggi ancora in essere, la Regione Campania, al fine di fronteggiare il crescente numero di ricoveri di pazienti affetti da SARS – CoV 2, ha chiesto la disponibilità dei posti letto delle Case di Cura sia per pazienti Covid che per pazienti non Covid da trasferire dagli ospedali pubblici al fine di trasformare i posti letto di questi ultimi in posti letto Covid.

In considerazione dell’immediata disponibilità mostrata dalle Case di Cura circa i richiesti posti-letto, la Regione Campania e l’Aiop Campania hanno sottoscritto, in data 28-03-2020, un apposito “Protocollo di intesa” per la regolamentazione dell’attività delle Case di Cura nonché per la quantificazione del pagamento dovuto alle stesse per il servizio richiesto. Detto “Protocollo di intesa” è stato poi integrato, in data 03-04-2020, da un Addendum siglato dalle parti, al fine di precisare che gli importi di cui al citato Protocollo – tenuto conto del determinato blocco delle prestazioni ambulatoriali e di ricovero ordinario e di elezione – doveva essere considerato quale “supporto finanziario” alle Case di Cura che si erano dichiarate disponibili a mettere a disposizione della rete assistenziale Regionale le intere strutture ed il personale ivi operante ed inoltre che, al termine del periodo di emergenza, rispetto alle somme percepite in acconto, le parti stipulanti si sarebbero incontrate al fine di effettuare un conguaglio in dare-avere rispetto alla effettiva produzione erogata nonché ai fattori di costo sostenuti dalle strutture per l’effettuazione del servizio a cui le stesse erano state chiamate.

Successivamente, in data 03-05-2020, considerato l’andamento regressivo dell’epidemia in Campania, la Regione ha ritenuto di non prolungare oltre il termine previsto del 31-05-2020 la collaborazione, così come richiesta alle Case di Cura, e per tale motivo le parti hanno sottoscritto apposito “Verbale di intesa” con il quale hanno definito sia le modalità di dimissione dei pazienti Covid ancora ricoverati presso le Case di Cura, sia le procedure per la riapertura in sicurezza delle attività ordinarie, di fatto programmando una graduale ripresa della normalità e stabilendo infine che, a partire dal 01-06-2020, la rendicontazione economica mensile delle attività sarebbe stata fatta in relazione alle sole prestazioni effettivamente erogate.

Tuttavia, nonostante tutti gli atti sottoscritti tra le parti, come sopra richiamati, siano stati prontamente inviati dalla Regione alle Asl nell’ambito del territorio Regionale e, soprattutto, che vi siano state delle Circolari, a firma della Direzione generale per la Tutela della Salute ed il Coordinamento del Sistema sanitario regionale, ovvero da parte dell’Unità di Crisi, esplicative ed attuative di tutte le procedure, sia di tipo funzionale alle attività, sia per gli aspetti economici relativamente ai flussi finanziari in acconto, le Asl hanno tenuto comportamenti dapprima molto diversificati e, successivamente, di sostanziale disconoscimento di quanto stabilito nell’accordo sottoscritto tra Regione Campania ed Aiop Campania.

E tanto, deve altresì aggiungersi, nonostante la scrivente Associazione abbia più volte sollecitato la Regione ad intervenire direttamente presso le Asl per ottenere la puntuale applicazione di quanto pattuito.

Pur in presenza delle formali proteste della scrivente Associazione, le Asl hanno continuato nel loro atteggiamento di disconoscimento, soprattutto della parte finanziaria dell’accordo sottoscritto con la Regione Campania prima citato, bloccando i pagamenti previsti e richiedendo addirittura “note di credito” per le fatture già emesse in conformità di quanto pattuito con la Regione medesima.

In considerazione della situazione determinatasi, venuto meno il previsto supporto finanziario, così come espressamente pattuito, le Case di Cura si sono trovate ad affrontare una crisi di liquidità, non potendo più sostenere i costi della gestione. Con la ulteriore conseguenza che, non risultando più possibile utilizzare gli affidamenti bancari, in moltissimi casi non hanno potuto corrispondere, tra l’altro, le retribuzioni ai propri dipendenti ed i compensi ai collaboratori nonché liquidare i fornitori.

Come può facilmente immaginarsi, una simile situazione ha generato grandissima tensione nelle Case di Cura, in molti casi sfociata in convocazioni innanzi alle Prefetture territorialmente competenti, con riunioni che, purtroppo, non hanno sortito alcun effetto anche per la inspiegabile assenza di rappresentanti della Regione che, pur espressamente convocati, non si sono mai presentati.

A tanto si aggiunga che, ancora oggi, le Asl continuano a disconoscere le fatture di acconto presentate dalle Case di Cura nel periodo di vigenza dell’Accordo e a dichiarare di voler compensare le somme a loro avviso corrisposte in eccesso (anche a fronte di produzioni evidentemente esorbitanti gli importi fatturati), sulle fatture emesse nei periodi successivi, in tal modo determinando una ulteriore crisi del sistema, soprattutto nei rapporti di affidamento bancario intrattenuti dalle singole strutture che hanno ceduto il credito in virtù di un accordo legittimamente sottoscritto e vigente.

In tale descritta situazione, inoltre, non registrandosi provvedimenti da parte delle competenti strutture regionali, così come avvenuto in tutte le altre Regioni del Paese, a conferma del legittimo operato della Regione Campania in conformità con le sovraordinate norme nazionali intervenute nel periodo della attuale emergenza sanitaria, deve altresì rilevarsi un inaccettabile aumento dei costi a carico delle strutture accreditate e dettati dalle procedure emanate dalla Regione, come ad esempio quelli per lo screening mensile di tutto il personale e per il pre triage-pre ricovero dei pazienti.

A tanto si aggiunga che, non risultando coinvolte le strutture accreditate, in aggiunta ai laboratori del Coronet pubblico, per la effettuazione dei test-tamponi ai pazienti ricoverandi, di fatto, risulta difficile (se non impossibile) la reale ripresa dei ricoveri di elezione presso le stesse Strutture ospedaliere accreditate; e tanto in considerazione della farraginosità delle suddette procedure poste in essere dalla Regione e la ovvia impossibilità dei laboratori del Coronet pubblico ad assolvere nell’immediato l’enorme mole di test proveniente da tutte le Case di cura del territorio regionale.

Appare pertanto necessario, per tutto quanto sin qui descritto, a tutela di tutte le Case di Cura Associate e, comunque, per porre fine ad una insostenibile situazione di inerzia da parte della Pubblica amministrazione competente, dichiarare lo stato di crisi del settore delle Case di Cura, con ogni più ampia riserva di adottare, unitamente alle strutture Associate, ogni più opportuno provvedimento a tutela degli interessi delle Aziende in tutte le sedi giudiziarie.

Appare necessario aggiungere, infine, che perdurando ulteriormente la suddetta situazione, le Case di Cura Associate saranno costrette, loro malgrado, ad attivare progressivamente le procedure di mobilità del personale dipendente.

*Presidente regionale Aiop