Luca Infante, la pallacanestro è vita…passione…lavoro
28 Gennaio 2021“L’Nba è ad un bivio. L’aumento dei casi di Covid-19 tra i giocatori – più di 40 dall’inizio della stagione, 27 nell’ultime due settimane – ha portato ad un primo inasprimento dei protocolli, con l’imposizione ai giocatori di trascorrere il tempo extra-basket in casa o in hotel. Il caso di Kyrie Irving messo in quarantena dopo aver partecipato alla festa di compleanno di sua sorella a Toronto, e quello dei Washington Wizards, impossibilitati persino ad allenarsi a causa del fatto che sei dei loro giocatori erano finiti fuori squadra causa Covid, stanno spingendo la lega a interrogarsi su come e dove i contagi avvengano e su come frenarli”.
L’articolo di Repubblica sul Basket americano di due giorni fa mette in evidenza, implicitamente, le patenti differenze tra i cestisti americani, più liberi e disinvolti, ma più contagiati ed i cestisti italiani, più attenti alle misure restrittive anti-Covid.
I nostri campionati superiori, maschile e femminile, non registrano numeri esorbitanti di atleti contagiati.
Di questo e della pratica del Basket in generale abbiamo parlato con Luca Infante, nato a Nocera Inferiore(SA) in forza alla Pallacanestro Mantovana, serie A2 ed un glorioso passato cestistico in molte società del Nord e del Centro-Sud.
Come ha vissuto e vive Luca Infante la paura del contagio ed il disagio per le indispensabili misure restrittive?
Ho vissuto e sto vivendo questa maledetta pandemia cercando di seguire le istruzioni che ci danno giornalmente tutte le istituzioni sanitarie per cercare di ridurre i possibili contagi!
Purtroppo nel mio settore, trattandosi di uno sport di contatto, è molto difficile eseguire alla lettera il cosiddetto distanziamento sociale!
La federazione insieme con le leghe hanno fatto di tutto per cercare di tenere monitorati tutti i giocatori con tamponi 24/48 ore prima di ogni partita! Penso che questo sia molto importante per il controllo dei giocatori ma anche di tutti gli addetti che girano intorno al contesto squadra! Bisogna RESISTERE per superare questo momento buio!
Quanto manca ad un agonista del suo calibro il sostegno del pubblico?
Il sostegno del pubblico è fondamentale.
Oltretutto, essendo un giocatore molto agonista e temperamentale la spinta del pubblico è per me un valore aggiunto che ora purtroppo manca!
Poi mi metto anche nei panni delle società sportive che investono e per e quali il mancato introito dal botteghino è davvero devastante, anche perché tante società basano una parte del budget annuale proprio sulle entrate dal botteghino e quindi l’attuale situazione ovviamente non è delle più felici!
Il basket è la mia storia, mio padre, mia madre, il mio fratello maggiore, la mia casa… il mio primo maestro di vita, il mio sole, la mia passione, la mia bella canzone, il mio sudore, la mia felicità, la mia forza, la mia guerra, la mia pace, la mia anima, la mia grinta, la mia fiducia, la mia droga, la mia partenza, il mio viaggio, il mio traguardo, il mio ossigeno, il mio sogno, la mia realtà, il mio spazio, il mio infinito, il mio cielo, il mio affetto, la mia sicurezza, le mie urla, le mie lacrime, il mio dolore… ed il mio grande, grande amore. Così Kevin Garnett. Cosa significa per Lei la Pallacanestro?
La pallacanestro è vita… passione… lavoro!
Ho iniziato all’età di 12 anni e non ho mai più smesso! Infatti anche ora che ho 38 anni ho la stessa passione e ambizione di quando ne avevo 20! Da 3 anni sto studiando da manager sportivo ed è da 8 anni che sono consigliere nella GIBA (Associazione giocatori Pallacanestro) quindi vivo la pallacanestro a 360 gradi!
This is my life!!