Luca Tomao, fare sport migliora la vita
13 Settembre 2022Gli altri si allenano per vincere gli scudetti, io gioco per essere felice. (Antonio Cassano)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con: Luca Tomao.
La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano tranquilli, come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport, come ha gestito la paura del contagio e del disagio legato alle misure restrittive?
E’ stato un periodo tostissimo per tutti. Gli sportivi l’hanno patito ancora di più ,abituati fin da piccoli a fare sport. Il blocco delle attività ha tolto molto, specie ai giovani che magari nello sport trovavano anche un motivo per allontanarsi da situazioni di disagio o pericolose.
Io ho patito molto il primo lock down, ho cercato di allenarmi da solo ,a praticando uno sport di squadra ed essendo abituato a condividere coi compagni adrenalina, emozioni e tutto ciò che circonda l’allenarsi e il giocare insieme. Ora sembra essersi normalizzata la situazione e cerco di non pensare a quei momenti sperando che non ricapitino più. E’ stata dura anche la ripresa, con le norme restrittive che di fatto ci hanno obbligato ad allenamenti diversificati per evitare contagi, togliendo lo spirito del calcio, ovvero lo stare in squadra, stare insieme. Tutte le società sono state colpite, chi più chi meno da queste restrizioni.
Ovviamente le società minori, composte da sponsor legati piccole realtà e vivono della collaborazione di tante persone che lo fanno per passione, sono state le più colpite, rischiando anche di sparire. Le grandi società hanno si perso l’appoggio dei tifosi allo stadio, ma potevano contare sulla base solida di grandi sponsor. Penso anche a sport dove circolano minori quantità di denaro che hanno davvero rischiato di non poter più proseguire in quello che amano, dovendo interrompere le attività sportive per mancanza di fondi.”
Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?
L’amore dello sport mi è stato trasmesso un po’ da mio padre, da sempre appassionato di sport e ne ha anche praticati parecchi, ed è cintura nera di karate. Non mi ha mai obbligato o indirizzato verso uno sport specifico, mi ha lasciato libero di scegliere. Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 6 anni, fondamentalmente per stare con i miei amici dell’epoca che giocavano tutti a calcio. Successivamente è subentrato poi l’amore e la passione per questo sport, portando anche all’esperienza nelle giovanili del Genoa per 4 anni. Questo amore e questa passione per il calcio continuano fino ad oggi. Non riesco ad immaginare la mia vita senza.”
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?
Consiglierei a qualsiasi ragazzo di praticare sport, in generale, perché è fondamentalmente una scuola di vita. Ti permette di iniziare a capire la vita, a stare in gruppo, ad impegnarsi in qualcosa. In situazioni critiche allontana da situazioni pericolose, a rischio. E’ una valvola di sfogo, aiuta a staccare dalla routine quotidiana, dagli stress e da tutto. Fare sport migliora la vita. I ragazzi che si affacciano al mondo dello sport dovrebbero pensare solo a viverlo con gioia, con divertimento e passione e trovando la gioia dello stare insieme. La parte professionistica arriverà in un secondo momento, se ci saranno le qualità giuste ed un po’ di fortuna, ma non deve essere questo il motivo per cui si intraprende un’attività sportiva. I giovani devono trovare uno sport in cui si sentano a loro agio, felici e appassionati.