Lucio Zigrino: “Il Calcio e lo sport mi hanno fatto uomo”

Lucio Zigrino: “Il Calcio e lo sport mi hanno fatto uomo”

28 Febbraio 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

“Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. Il calcio è molto, molto di più” (Bill Shankly)

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un maestro di questo sport: Lucio Zigrino.

Come hai vissuto e come vivi, come hai affrontato e come affronti la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili e severe misure restrittive?

Come tutti, mi sono ritrovato in trincea ad affrontare una guerra comune contro un nemico invisibile che in poco tempo ha letteralmente stravolto il nostro vivere quotidiano. Le misure restrittive penso abbiano causato a tutti, nessuno escluso un contraccolpo importante; ognuno di noi in questa pandemia è stato danneggiato a suo modo. La perdita di persone care, problemi economici e lavorativi, conseguenze sociali ed emotive, insieme alla comparsa di piccoli problemi psicologici legati ad ansie e paure. Tutti, nel nostro piccolo, abbiamo perso davvero qualcosa. D’altro canto però abbiamo anche guadagnato e apprezzato il valore delle piccole e semplici cose che in una quotidianità fatta di ritmi frenetici governata dall’avere più che essere avevamo perso di vista. Inoltre abbiamo davvero apprezzato e consapevolizzato il valore inestimabile della libertà, che per ovvie ragioni ci era stata tolta o limitata. Una cosa che pensavamo fosse scontata e dovuta ma che in sua assenza ci è mancata tantissimo. Alla libertà di cui eravamo provati ha fatto posto la paura; penso che ognuno di noi in questo periodo abbia combattuto con grandi o piccole paure, e anche questo ha fatto sì che ritornassimo a godere di una dimensione più umana affrontando quelle peculiarità della nostra specie. Penso che proprio la paura in questo periodo ci ha fatti sentire davvero sullo stesso piano, ognuno in “guerra” allo stesso modo contro un nemico comune. Da uomo di sport ho cercato di affrontare il tutto con la consapevolezza che non bisognava mollare senza smettere di pensare che l’inerzia della partita sarebbe prima o poi cambiata. Come mio solito ho paragonato il periodo a una grande partita di calcio in cui partivamo già sconfitti e non potevamo far altro che ribaltare la situazione; il mio pensare sportivo mi ha aiutato tanto nel combattere paure ed ansie legate al momento storico. Attualmente vivo con la consapevolezza che al momento siamo riusciti quantomeno a pareggiare questa partita e aspetto il gol decisivo che ci farà vincere e uscire da questa brutta situazione.

Quanti danni hanno causato allo sport le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa se non cattiva gestione politica?

Il calcio, e lo sport in generale, è stato uno dei settori più colpiti dalla pandemia. Le prime chiusure totali erano comprensibili in un clima di confusione generale; in un momento in cui era tutto fermo era giusto fermare anche lo sport. Ma la gestione successiva mi ha lasciato al quanto scettico. L’ Italia, come altri pochissimi paesi al mondo, configura l’attività sportiva come puro passatempo o hobby, tralasciando le finalità psico-fisiche che esso comporta. Diversi studi effettuati in nazioni dove lo sport è una componente politica-sociale fondamentale hanno dimostrato i risparmi e l’incidenza sulla sanità pubblica dovuti a uno stile di vita dettata dallo sport. I benefici a dello sport sulla salute devono essere un punto centrale di una nazione civilizzata come la nostra. La pessima gestione politica della pandemia, il collasso della sanità pubblica e l’emarginazione dello sport come medicina naturale ( insieme alla scelta di affidare poteri politici a gente che con lo sport ha poco a che vedere!) hanno fatto si che l’intero settore sia stato messo in ginocchio, economicamente e strutturalmente. Il mio settore di competenza, il calcio giovanile, ha subito davvero un grosso contraccolpo. La formazione umana e psico-emotiva di bambini e adolescenti ha subito una vera e propria interruzione; lo sport in età giovanile serve per la formazione e la maturazione fisica, sociale e psicologica. Di fatto, tra chiusure e ripartenze parziali, questa formazione ha subito una evitabile interruzione; in pratica si sono persi due anni che non potremmo più recuperare a livello di didattica e di insegnamento sportivo. Senza tralasciare i danni subiti da ogni ragazzo. La disciplina sportiva serve loro per scoprire il mondo e se stessi, il periodo storico ha fatto si che il tutto sia seriamente compromesso. A noi addetti ai lavori spetta ora la missione di ricostruire sulle macerie e cercare nonostante tutto di fare un’ottimo lavoro. Servirà davvero tanta pazienza, preparazione e dedizione all’arduo compito che ci spetta.

Quanto valore attribuisci al binomio sport-salute, ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento ed il mantenimento del benessere psico-fisico?

Il binomio sport-salute al di là delle fondamenta scientifiche che questo comporta, personalmente lo reputo un capo saldo della disciplina sportiva. Che sia fatto a livello agonistico, amatoriale o ricreativo nulla come lo sport ci regala l’espressione massima della relazione mente-corpo. Siamo creati per muoverci, e questo fa si che i benefici psicologici, fisici e comportamentali debbano diventare una prerogativa della nostra quotidianità. In una società dettata dalla sedentarietà e dalle varie confort-zone, dall’avere tutto grazie a un click su uno smartphone, riscoprire il binomio sport-salute come benessere psico-fisico penso sia un atto dovuto da ognuno di noi. Nulla come lo sport ci insegna a riconoscere e superare i nostri limiti. Riconoscere quello che siamo e quello che possiamo diventare grazie allo sport anche nella vita. Prendere coscienza del nostro essere e affrontare lo sport come percorso di crescita personale e sociale. Il mio attuale ruolo da istruttore di scuola calcio mi impone di trasmettere ai miei allievi, prima ancora che insegnamenti tecnico-specifici, tutti quei valori e ideali di cui il calcio e lo sport sono insiti. Lottare sempre senza mollare mai, gioire delle vittorie e imparare dalle sconfitte. Migliorare noi stessi tramite lo sport con la conseguenza inevitabile di migliorare tutto ciò che abbiamo intorno.

Cosa ti ha dato e ti da’ la pratica sportiva in termini di crescita personale, sociale e professionale?

Parafrasando un concetto rilasciato durante un intervista da un mio beniamino sportivo dell’adolescenza e attuale allenatore di serie A, < Il calcio e lo sport mi hanno fatto uomo!>. Ho sempre riportato la pratica sportiva nella mia quotidianità. Perché in fondo quello che accade durante una partita di calcio o qualsiasi competizione sportiva può essere paragonato alla vita di tutti i giorni. La gestione dell’imprevedibile, cadere e rialzarsi senza mollare mai, rimediare agli errori che per nostra natura facciamo e faremo sempre, lottare sempre e comunque inseguendo in ogni modo sogni e obiettivi cercando di superare qualsiasi ostacolo. Una delle cose più importanti che lo sport mi ha insegnato è la resilienza, nel significato più stretto della parola. C’è  una sorta di legge non scritta nello sport e nella vita: se dai sempre il massimo in quello che fai, se credi davvero in quello che fai e ci metti tutto te stesso ti torna indietro sempre e comunque qualcosa di buono. Tutto ciò, inevitabilmente, fa si che diventiamo persone migliori e la società odierna ha bisogno di gente migliore. Tutto ciò ha contribuito a far si che lo sport diventasse da passione a vera e propria professione. La prematura interruzione della mia carriera calcistica dovuta a un grave infortunio non mi è mai andata giù, non potevo vivere senza sport! Così mi sono ritrovato a fare un salto dal lato opposto della staccionata: da atleta ad allenatore/istruttore. Ho intrapreso gli studi e la formazione di allenatore nei vari livelli della FIGC per poi intraprendere il percorso universitario negli studi di scienze motorie. In una società dove chiunque si improvvisa allenatore di calcio, istruttore di fitness o preparatore atletico, virologo o statista in base a come e dove tira il vento, io ho cercato di fare dello sport una professione basata costantemente sullo studio scientifico, il confronto e la scoperta continua. La mia smisurata curiosità verso quella macchina perfetta che è il corpo umano e la sua relazione con l’attività sportiva fa si che il mio percorso professionale sia in continua e perenne crescita. Prendersi cura di un atleta e della sua formazione sportiva non è una cosa che riguarda solamente l’aspetto motorio. Durante la sua formazione abbiamo in mano corpo e mente dell’atleta stesso, con tutte le responsabilità che ne conseguono. In ogni mio insegnamento cerco di trasmettere a ogni mio allievo, che sia su un campo di calcio o sul tatami in palestra, il significato stretto del termine greco “Kalokagathìa” inteso come bellezze del corpo umano sotto ogni aspetto del “bello e buono”: estetica del modo di essere, di comportarsi, pensare e agire. Il tutto in modo da trasmettere principi e virtù dello sport sotto ogni suo aspetto.