Luigi D’Emilio, il rilancio della sanità passa per l’acquisizione del personale necessario

Luigi D’Emilio, il rilancio della sanità passa per l’acquisizione del personale necessario

23 Marzo 2025 Off Di Pasquale De Rosa

 

Il cislino Luigi D’Emilio è tornato, recentemente, al timone della Funzione Publica dell’Area metropolitana di Napoli, riprendendo esattamente da dove aveva lasciato: lavoro, lavoro, lavoro.

Con lui una disamina, a tutto tondo, sul sistema, a garanzia costituzionale, chiamato ad assicurare l’assistenza sanitaria ai cittadini Campani.

 

Appena due settimane fa il settimo Congresso dell’Area metropolitana di Napoli l’ha confermata, all’unanimità, alla guida della Funzione pubblica della Cisl. C’è di che esserne fieri.

Si, soprattutto per la compattezza di una squadra di dirigenti capace di condividere unanimemente tutto, anche a chi affidare l’onore e l’onere di guidarla. La riconferma aumenta ulteriormente la responsabilità, ma ancora una volta accetto la sfida sapendo di poter contare su un gruppo coeso e pronto a continuare le grandi battaglie che sosteniamo in difesa del lavoro pubblico a Napoli e nell’area metropolitana.

Sotto la sua guida il risultato raggiunto dalla Cisl Fp di Napoli, in termini di iscritti, è davvero positivo. In un momento in cui non va benissimo per i sindacati confederali lei naviga spedito controcorrente. A che cosa attribuisce questo successo.

Abbiamo superato i 19 mila iscritti, con un aumento del 150% dal 2018 ad oggi. Un numero eccezionale, accompagnato dal dato che oltre il 40% dei nuovi aderenti sono giovani. Cosa che ci fa guardare al domani con la certezza che la futura classe dirigente crescerà all’interno di un sistema che ci ha visti protagonisti sia sul piano delle proposte che su quello delle proteste. Proposte e proteste che sono state condivise dai lavoratori che hanno scelto in modo massiccio la Fp, e che noi continueremo a sostenere in forza della rappresentanza a cui ci hanno delegato.

E veniamo all’argomento sanità, croce e delizia di chi si occupa della materia non solo a livello di governo ma anche di chi è chiamato a difendere i diritti delle migliaia di addetti. De Luca nei primi mesi del suo primo mandato parlò di una sanità campana prima in Italia. La verità è che solo recentemente, dopo circa dieci anni, la regione è riuscita a rientrare, per il rotto della cuffia, nei criteri previsti dai Livelli essenziali di assistenza…

Il presidente della Regione è bravo a comunicare e a far apparire vere cose che purtroppo stanno diversamente, come ci confermano tutti i grandi istituti di ricerca, da Gimbe all’Istat, e gli stessi organismi che si occupano a vario titolo della sanità pubblica, come l’Agenas. I dati che hanno reiteratamente diffuso ci dicono che in questi 10 anni la sanità a Napoli e nell’area metropolitana è ulteriormente peggiorata. D’altro canto, pare chiaro che tre voci all’unisono contro una, per fermarci solo ai citati, sono sicuramente più credibili a fronte di chi tenta di difendere il Palazzo nel quale ha abitato negli ultimi 10 anni ignorando le crepe, peraltro vistose, che si sono aperte durante tutto il periodo.

E poi c’è la questione, irrisolta, della cronica carenza di personale, della violenza sugli operatori sanitari, dell’assalto alla diligenza dei Pronto soccorso per la nota deficienza della medicina territoriale, delle liste di attesa indecenti…Come se ne esce, se se ne esce?

C’è una possibilità di uscirne solo se si cambia registro e si apre al contributo degli altri. In questi anni, De Luca, la Direzione generale della Tutela della Salute, i manager delle 3 Asl metropolitane e dei grandi ospedali cittadini e provinciali hanno sempre e solo dialogato tra di loro, prendendo decisioni al chiuso delle proprie stanze, senza ascoltare nessuno, al punto che anche i sindacati più sensibili per appartenenza a non disturbare il manovratore oggi si lamentano. Dispiace che lo facciano solo ora. Noi lo abbiamo fatto da soli in questi anni con imponenti manifestazioni di piazza e con proposte che, se assunte, avrebbero dato una mano importante ad uscire dall’imbuto.

Nessuno ha ricette magiche per risollevare le sorti della sanità in un colpo solo, ma se dovesse lei suggerire una direttrice di marcia, almeno per provare, da dove comincerebbe?  

Comincerei certamente dal personale, da anni carente in tutte le strutture sanitarie dell’area metropolitana, ancora una volta per marcare la chiusura adottata dalla Giunta. Anche in questo caso. Basti pensare che insieme all’Ordine delle professioni infermieristiche proponemmo di garantire ai giovani iscritti all’università di essere collocati al lavoro subito dopo la laurea, evitando così la fuga verso altri territori. Non abbiamo mai avuto, come sempre, il piacere di essere convocati per spiegare la bontà della nostra idea. Nel frattempo, i professionisti, preso il titolo accademico, sono andati via. E i nostri ospedali sono ancora in attesa di personale.