Malattia di Parkinson, ecco quando compare la compromissione nella vita quotidiana
14 Gennaio 2023Gli individui con malattia di Parkinson prodromica o non riconosciuta possono mostrare una maggiore compromissione nelle attività che coinvolgono la mobilità e la forza fino a tre anni prima della diagnosi rispetto alla popolazione generale, secondo uno studio pubblicato su JAMA Neurology.
«Abbiamo cercato di valutare se esistono limitazioni funzionali negli individui con malattia di Parkinson prima della diagnosi rispetto alla popolazione generale per dare un quadro più completo della situazione» afferma Cameron Miller-Patterson, della University of Pennsylvania di Philadelphia (USA), autore principale dello studio. Gli esperti hanno utilizzato i dati collegati a Medicare del National Health and Aging Trends Study (NHATS), un’indagine longitudinale portata avanti negli Stati Uniti, per trovare un sotto-campione casuale di beneficiari Medicare di età pari o superiore a 65 anni da sottoporre a un sondaggio con domande riguardanti destrezza, alimentazione, mobilità, umore, dolore, sonno, linguaggio, forza e vista. Nello studio sono stati incusi 6.674 individui e le analisi hanno mostrato che i pazienti con malattia di Parkinson prodromica avevano meno probabilità di riferire di essere in grado di camminare per una distanza pari a sei isolati, alzarsi in piedi da soli da una posizione inginocchiata, o sollevare un oggetto pesante sopra la testa, ed erano più propensi a segnalare segni di poco equilibrio tre anni prima della diagnosi.
«I risultati suggeriscono che fino a tre anni prima della diagnosi le persone con Parkinson mostrano segni di compromissione dell’attività quotidiana. Questo è importante, perché identificare la malattia prodromica può facilitare un intervento precoce per migliorare la funzione» concludono gli autori. In un editoriale correlato, Ian Bledsoe (University of California di San Francisco) e colleghi scrivono che, nonostante i limiti di questo studio, i risultati restano importanti: le persone sembrano avere alcuni marcatori di declino funzionale prima che venga loro diagnosticata la malattia di Parkinson. «Questo significa che abbiamo una potenziale opportunità per gestire meglio questa popolazione, con raccomandazioni specifiche per migliorare la sintomatologia precocemente» concludono gli editorialisti.