Malattia di Parkinson, una neuroprotesi ripristina la deambulazione
27 Dicembre 2023Uno studio pubblicato su Nature Medicine e firmato dai ricercatori dell’Inserm e dell’Università di Bordeaux in Francia, insieme a colleghi svizzeri, descrive lo sviluppo di un dispositivo che, grazie agli elettrodi impiantati nel midollo spinale, ha consentito a un uomo con morbo di Parkinson avanzato di camminare in modo fluido e sicuro. Erwan Bézard, neurobiologo e direttore della ricerca INSERM e il suo team dell’Istituto di malattie neurodegenerative (CNRS/Università di Bordeaux), lavorano da tempo con i gruppi guidati da Gregoire Courtine condirettore del centro per le neuroterapie interventistiche all’École Polytechnique Fédérale de Lausanne, e da Jocelyne Bloch neurochirurga responsabile dell’unità di neurochirurgia funzionale all’Ospedale universitario di Losanna per comprendere i meccanismi patogeni alla base del Parkinson e sviluppare strategie per ripristinare la motricità in diverse malattie attraverso la neuromodulazione del midollo spinale. Studi che hanno portato allo sviluppo di una neuroprotesi nata per compensare nei azienti affetti da Parkinson sia le cadute sia il fenomeno del congelamento, ossia quando i piedi rimangono incollati al suolo durante la deambulazione. «L’idea di mettere a punto una neuroprotesi che stimoli elettricamente il midollo spinale per armonizzare l’andatura e correggere i disturbi locomotori dei pazienti affetti da Parkinson è il risultato di diversi anni di ricerca sul trattamento della paralisi causata da lesioni del midollo spinale» sottolinea Bézard, spiegando che un uomo di 62 anni malato da tre decenni, è stato operato due anni fa all’Ospedale universitario di Losanna. L’intervento neurochirurgico ha dotato il paziente di questa nuova neuroprotesi, composta da elettrodi posizionati contro la regione del midollo spinale che controlla l’andatura e da un generatore di impulsi impiantati sotto la pelle dell’addome. E grazie alla programmazione mirata delle stimolazioni del midollo spinale, adattate ai movimenti in tempo reale, si è verificato un rapido miglioramento della deambulazione, che dopo alcune settimane di riabilitazione con il dispositivo è quasi tornata alla normalità. «La nostra speranza è di consentire un accesso diffuso a questa tecnologia innovativa per migliorare la qualità della vita dei pazienti con malattia di Parkinson in tutto il mondo» concludono i ricercatori.