Manuele Iacobucci: “Tenete sempre alto il desiderio di migliorarvi”
9 Maggio 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Abbiamo passato anni duri, dove l’incertezza e la paura hanno cambiato la vita di molte persone.
Nell’ambito sportivo si è rischiato veramente molto, le restrizioni non hanno permesso a molti bambini e ragazzi di praticare per mesi, in alcune fasce d’età anche per anni. Ho la fortuna di allenare sia a livello amatoriale come istruttore di karate presso eschilo sporting village di roma, zona axa/casal Palocco, che a livello professionistico all’interno del Gruppo Sportivo della Polizia Di Stato come preparatore atletico. E proprio nell’ambito amatoriale c’e stato il problema più grosso, palestre chiuse, scuole chiuse e ragazzi costretti a rimanere a casa senza mai uscire. In quel momento sono andato contro corrente, perché in realtà non ho mai chiuso e non ho mai lasciato i ragazzi da soli e credo di non aver saltato neanche una lezione. L’inizio è stato facile, più difficile è stato mantenere il tutto per 3/4 mesi di chiusura ed inventare una metodologia che arrivasse anche attraverso lo schermo, soprattutto in uno sport di contatto come il karatè. È stato un periodo storico dove la parola d’ordine era adattarsi e reinventarsi, in quel periodo il mio gruppo non è mai diminuito, rimanendo uniti e quando siamo rientrati in presenza è stata una festa. Purtroppo però non per tutti è stato così e molte palestre sono rimaste chiuse.
Discorso diverso era per gli atleti detti professionisti, in quel periodo ero preparatore atletico delle ragazze del gruppo sportivo di scherma della polizia di stato e della nazionale. Ricordo le strade per andare in caserma erano deserte, mai visto un centro di Roma vuoto. Psicologicamente con loro non è stato facile, perché da una parte c’era tanta paura, dall’altra la voglia di non fermarsi e di continuare a seguire gli obiettivi prefissati. Date che venivano spostate di volta in volta, L’incertezza di programmare qualsiasi scheda di lavoro, portava a giorni pesanti, ma quando in ballo ci sono europei, mondiali e soprattutto l’olimpiade di Tokyo alle porte usciva fuori la mentalità vincente che ogni atleta e tecnico cerca di costruire nel proprio gruppo. L’olimpiade poi è stata spostate di un anno, ma il bronzo olimpico che è arrivato ha ripagato ogni secondo di paura passati negli anni precedenti.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Come dicevo prima lo sport amatoriale è stato quello più colpito, soprattutto nelle fasce di età più piccole, purtroppo nella mia zona con la riapertura delle palestre hanno fatto fatica in molti a ripartire.
Il karatè è uno sport bellissimo, in realtà è prima un arte marziale e poi uno sport, i benefici della sua pratica sono ormai da anni riconosciuti in qualsiasi ambito, per questo anche se con fatica, si sta tornando agli stessi numeri di prima. È importante lavorare molto sulle famiglie, e fargli capire l’importanza di fa praticare sport fin da piccoli. Nel karate ci sono benefici sia fisici che psicologici, si impara a sapersi muovere in gruppo, a rispettare le regole, a superare gli ostacoli e gestire la paura, è veramente uno sport completo.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho sempre avuto un forte spirito agonistico, fin da piccolo, non ricordo un momento preciso. La situazione familiare in casa non era facile, mi portavo dentro una grande rabbia. In quel periodo, che combaciava con la mia adolescenza, è stato fondamentale il mio maestro, Massimo Di Luigi, è stato un punto di riferimento, facendomi capire l’importanza di stare sul tatami e non per strada.
Grazie a lui sono riuscito a canalizzare l’energie verso un obiettivo chiaro, arrivando fino all’arruolamento nel gruppo sportivo della Polizia Di Stato, da dove poi è partita la mia carriera da professionista, conclusa nel 2015 e successivamente come preparatore atletico di sport. Se c’è un modello a cui mi ispiro è lui.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Se parliamo prettamente di agonismo, la determinazione, la costanza, il sacrificio è la componete più importante poi ci sono anche le doti fisiche. Purtroppo però è molto più difficile ora, Ci sono tante distrazioni che vengono a sottrarre tempo a quello che veramente deve essere la crescita personale. È un messaggio che cerco di far passare da anni, la scuola non basta più e una soluzione potrebbe essere lo sport. I social, la televisione creano una realtà che non è realtà.
Immaginiamo un ragazzo che già non ha voglia di fare sport, riuscire a fargli cambiare lo stile di vita, farlo faticare e farlo stare bene dentro la fatica credo che sia la medaglia più bella che ci sia.
Ricordiamo pero che lo sport non è solo agonismo c’è anche altro.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Gli direi che certe scelte sono migliori di altre, soprattutto perché ci sono sempre alternative, di tenere sempre alto il desiderio di migliorarsi e non aver paura della paura, perché è la condizione principale per allenare il coraggio.