Marco Mollura: “Non è solo sport, ti educa alla vita”
29 Aprile 2023La fase pandemica più acuta sembra essere ormai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Sicuramente questo grave periodo che abbiamo passato tutti quanti e che ormai sembra essere alle nostre spalle è stato duro veramente per tutti, il primo anno in cui hanno deciso di sospendere i campionati è stato terribile per non parlare dell’incertezza sulla ripresa l’anno successivo, però nonostante tutto noi siamo stati fortunati perché , magari rispetto a persone costrette a rimanere chiuse e vivere in 60 mq di casa, noi abbiamo avuto la possibilità comunque di fare quello che amiamo di partire (correndo comunque tanti rischi) ma vivendola in maniera un po’ meno restrittiva e questo sicuramente ci ha aiutati moltissimo.
Insieme alle restrizioni ai tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Sicuramente a livello politico si è dato precedenza a cose ritenute di principale importanza e lo sport è stato messo un po’ alle strette, le gravi perdite subite dalle aziende ma comunque anche dai piccoli commercianti (sponsorizzazioni ecc..) hanno causato gravi danni che nel nostro ambiente hanno lasciato grandi rimanenze.
Chi è stata a spingerla all’attività agonistica? O si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Sono cresciuto con una palla in mano, quando ero piccolo al posto del ciuccio come tutti i bambini avevo una palla da basket, questo perché tutti i membri della mia famiglia sono stati dei grandi giocatori e soprattutto delle grandi persone, per me la famiglia ha veramente un ruolo fondamentale nella vita e con non potevi far altro che seguire le orme dei mie campioni (mamma, papà, zio, cugini, nonni ecc).
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Per me la volontà è tutto quello che più conta, non basta il talento non bastano le doti, senza volontà, forza e voglia di sacrificio non si va da nessuna parte. Se c’è una qualcosa che penso possa identificarmi credo che sia costanza e sacrificio.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Il consiglio che posso dare sinceramente è di vedere questo non come uno sport o come una disciplina in se e per se, ma come educazione alla vita a stare in gruppo a cooperare a vivere a pieno tutto ciò che di meraviglioso ha lo sport in generale con la massima serietà; ultimo consiglio che mi sento di dare è quello di non lasciare mai lo studio e anzi dargli primaria importanza, io stesso mi sono laureato in scienze motorie e adesso sono arrivato alla fine del mio percorso in giurisprudenza, sperando di laurearmi nei prossimi mesi.