Marco Sablone: “Trovate un allenatore con il quale vi trovate bene, che vi conosce veramente e sa tirar fuori il meglio”
4 Agosto 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
È sicuramente stato il periodo più duro della mia carriera sportiva. Il primo lockdown, quello più lungo in primavera 2020, mi ha praticamente bloccato in un momento per me importantissimo: mi stavo infatti già preparando da novembre per la coppa del mondo in India che si sarebbe poi dovuta disputare a Marzo. Avevo cominciato a collaborare con un’equipe di professionisti che mi seguiva a 360 gradi dalla preparazione fisica all’alimentazione, dal mental coaching alla tecnica di tiro. Volevo fare le cose in maniera ancora più professionale per approcciare poi al nuovo quadriennio olimpico di Parigi con un piede avanti! Invece a due settimane dalla partenza, tutto annullato e 2 mesi chiuso dentro casa. Vi lascio immaginare.
Non sono mai stato di carattere morbido o fragile, ma quella volta invece di spararlo il colpo l’ho preso grosso tra capo e collo e sono crollato. Ho provato a mantenere quello che avevo fatto fino a quel momento, ma per fare un esempio pratico, da che sollevavo 200kg di squat in palestra mi sono ritrovato a dover sollevare bottiglie d’acqua dentro casa e mi sono avvilito ancora di più, per non parlare poi dell’assenza dai campi di tiro. Per tagliare molto corto, avevo preso 15 kg e a livello mentale la mia carica agonistica era vicina forse a quella di Winnie de Pooh.
Come si evince, la possibilità di essere contagiato era l’ultima cosa a cui pensavo e anche quando si è potuto ricominciare a sparare il contagio era una possibilità poco probabile dato che il mio sport si pratica completamente all’aperto e in spazi molto ampi. Alla fine comunque il COVID-19 l’ho preso 3 volte dal 2020 al 2022 sempre senza sintomi neanche lontanamente gravi. Attualmente non posso dire di esserne ancora uscito del tutto dato che per quanto abbia superato questa fase a livello mentale grazie al lavoro prezioso con il mio mental coach (che se posso ringrazio pubblicamente) Francesco Bianchi con cui ho potuto rimettere a fuoco i miei obiettivi e le mie capacità, porto ancora gli strascichi a livello fisico con quei kg di troppo.
Sono comunque fiducioso che il prossimo step del recupero sarà quello fisico nei prossimi mesi e tornerò al mio stato di forma al 100%.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Per quanto riguarda le ripercussioni delle varie ordinanze e disposizioni emesse dal governo, devo dire che il mio sport probabilmente è stato uno di quelli che ne ha risentito meno, perché come già detto in precedenza le sue modalità si svolgono completamente all’aperto. Inoltre nella sfortuna di non essere uno sport molto praticato, abbiamo avuto la fortuna di non aver nessun problema a livello dì assembramenti. Gli ultimi ad interrompere le attività e i primi a riprendere siamo stati noi atleti della nazionale come negli altri sport, perciò reputo di esser stato uno dei privilegiati in quel momento buio, allo stesso tempo in generale il mio sport ha potuto riprendere le quasi normali attività agonistiche sicuramente prima di molti altri.
Considerando che anche nel momento di maggior affluenza sui campi, ovvero durante una competizione, gli spazi degli impianti di tiro a volo italiani hanno sempre consentito di poter non essere mai gli uni vicini agli altri. Concludo quindi con il ribadire che per quanto riguarda le ordinanze del governo il mio sport è stato toccato come tutti, ma ci siamo rialzati un po’ più agevolmente.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Nella mia famiglia c’è sempre stato un grandissimo legame con la vita, la cultura e le arti rurali. Le nostre radici sprofondano nell’amore per la natura e tutto ciò che con profondo rispetto permette di interagirvi.
Tra le varie, la passione per la caccia o come amo definirla, l’arte venatoria, è sempre stata la più spiccata e di conseguenza sono cresciuto con una certa familiarità con armi e munizioni.
Un giorno a 16 anni nell’estate 2004 mi recai sui campi del tiro a volo Valle Martella ad est di Roma, con mio padre mio nonno e mio zio, che in vista dell’apertura imminente della stagione venatoria a settembre erano intenti a provare qualche fucilata con i loro fucili da caccia. E per gioco cominciaci a tirare grazie soprattutto ad un altro zio, Roberto Poduti, cognato della mia nonna materna, che a mia insaputa era stato fino a qualche anno prima un forte tiratore di skeet.
Io non sapevo nulla di piattello, non conoscevo nessuno che lo praticasse e nessuno me ne aveva mai parlato, ma quando ad Atene Andrea Benelli vinse l’oro olimpico ricordo come fosse ora che mi trovavo in campeggio in Calabria, dove eravamo soliti passare qualche settimana estiva, ed io che avevo appena conosciuto il mondo del tiro mi attaccai ad un piccolo televisore del camper di mio nonno, fino all’esultanza finale. Ed è proprio lì che mi sono innamorato follemente.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Mi piace iniziare la mia risposta con la volontà di delineare una netta differenza tra la forza di volontà reale e quella falsa. La forza di volontà reale è quella che permette di spingersi al limite, di rinunciare alle tentazioni più allettanti, di soffrire e sacrificare tutto per l’unico scopo del raggiungimento di un obiettivo. È la volontà comune di tutti i veri campioni. Nessun campione nel suo sport è potuto diventarlo senza di quella. La forza di volontà falsa invece per usare un esempio simpatico che non vuole essere un attacco specifico alla disciplina che sto per menzionare, è quella che ti fa comprare il completino firmato e la racchetta da Padel e improvvisamente ti trasformi in Juan Lebron.
Spero che soprattutto i giovani possano conoscere la forza di volontà reale perché in tal caso vorrà dire che staranno lottando per qualcosa di importante.
Sicuramente i social ad oggi con i milioni di video motivazionali che ci fomentano ogni giorno possono essere un veicolo forviante se utilizzato male, ma esistono anche degli editori più sensibili che lasciano evincere quanto lavoro ci sia dietro ogni piccolo risultato nella carriera di un campione.
Personalmente quando ottengo dei grandi risultati, nel mese antecedente la competizione mi addormento la sera e mi sveglio la mattina con il pensiero fisso sull’obiettivo e con la visualizzazione di me vittorioso, questo per dire che la volontà di un campione penso è ossessione, meticolosità, ricerca e consapevolezze.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Dal momento che si parla di uno sport elitario, non tanto per le capacità e attitudini richieste (che comunque non sono poche) quanto per le risorse economiche necessarie per un adeguato svolgimento, il mio consiglio è quello di farsi seguire fin da subito da un allenatore che sia una persona stimabile e tecnicamente preparata. Questo perché spendere molti soldi per allenarsi è un dato che non dipende da noi, ma farlo nel modo sbagliato sarebbe stupido. Diffidate sempre da chi promette convocazioni e considerazioni ai piani alti, nel mio sport conta solo quanti piattelli vengono rotti! Perciò trovate un allenatore con il quale vi trovate bene, che vi conosce veramente e sa tirar fuori il meglio, ed allenatevi perseguendo i vostri obiettivi. Un domani solamente così potreste ritagliarvi un posto in un gruppo sportivo magari e in nazionale!