Maria Giovanna Baccanico: “C’è una differenza fra genio e stupidità. Il genio ha i suoi limiti”
9 Luglio 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Attualmente rimane solo un ricordo pertanto non vivo, né lavoro, né mi alleno, facendo riferimento a quanto accaduto, lo ritengo oramai passato e vivo il presente, libero da ombre e paure di quanto è stato.
Non ho mai avuto particolare timore per la mia salute, mi hanno semmai spaventato le misure restrittive e ciò a cui sarei dovuta andare incontro in caso di contagio, l’isolamento e l’impossibilità di lavorare, di seguire i miei assistiti e di lì l’effetto domino per coloro che fossero entrati in contatto con me. Tutto questo l’ho gestito con un grande lavoro su me stessa, sul dominare la paura senza lasciarmi sopraffare con la certezza che il tempo avrebbe rimesso le cose al loro posto.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Come ricorderemo tutti, le associazioni sportive, le palestre e tutto il mondo del dilettantismo è stato considerato attività non indispensabile e ad alto rischio di contagio pertanto siamo stati gli ultimi a poter ripartire, eccezione fatta per l’agonismo che è del resto una piccola fetta dello sport praticato. Nel caso specifico, il bodybuilding e il fitness in generale non è annoverato come sport ma scende al rango di disciplina sportiva e qui l’agonismo non esiste, siamo tutti dilettanti, anche gli atleti che gareggiano sui più prestigiosi palchi d’Italia. Taluni conquistano, a suon di vittorie, il titolo di “Pro” che inconsapevolmente ai non addetti ai lavori non sta per “professionista” ma “promotore”.
In breve, il 2020 non ha visto molte competizioni, nei teatri vi erano le restrizioni e quindi impossibilità di avere un pubblico, poi tamponi per gli atleti, ma al di là delle difficoltà nell’organizzazione dell’evento gli atleti non avevano potuto prepararsi degnamente con le palestre chiuse solo pochi fortunati hanno potuto concedersi una home gym e la concentrazione necessaria per portare a termine una preparazione così sofferta, come del resto lo sono tutte le preparazioni agonistiche solo che nel bb non essendo riconosciuto l’agonismo non era concesso l’ingresso nelle palestre (in cui potevano accedere solo i campioni degli sport riconosciuti come tali). Quindi competizioni ferme, palestre chiuse, atleti non considerati “Atleti” tagliati fuori, nessuno poteva allenarsi se non a casa.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Mi alleno da quando avevo 17 anni, mi è sempre piaciuta la sala pesi. Ho iniziato a gareggiare quando mia figlia aveva un anno vedendo mio marito farlo, volendo condividere la sua passione, per capire meglio le sue sensazioni e cosa si provava. Da allora ho continuato per 10 anni, evidentemente mi è piaciuto!
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
In questa disciplina conta molto la genetica, oltre l’impegno, la costanza e la volontà ed io non ho una buona genetica, non sono stata mai una favorita, è sempre stato difficile arrivare. Quello che mi ha spinto ad andare avanti è semplicemente che “a me piace”, adoro come mi fa sentire ogni allenamento, fa parte di me e istintivamente sono andata avanti, seguendo l’istinto.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Direi loro di farlo solo perché li fa sentire bene, di non farlo per l’immagine, per la notorietà, perché quella scompare subito, si viene dimenticati non appena non si riescono a mantenere certi ritmi, non appena si indietreggia, perché non si può sempre spingere a manetta e a quel punto non gli rimane più nulla. Farlo se dà emozione e finchè la dà, quando non diverte più smettere subito a livello agonistico intendo ma anche amatoriale: se non ci si sente più bene a spingere pesi che si cambi sport! Soprattutto direi, contrariamente ai miei colleghi, “non superate i vostri limiti” se essi esistono un motivo ci sarà.
Albert Einstein: c’è una differenza fra genio e stupidità. Il genio ha i suoi limiti.