Mariano Grillo, talento e un pizzico di follia per affermarsi nella professione
18 Settembre 2022Vincitore del premio “Massimo Troisi” come miglior attore comico, Mariano Grillo si è fatto notare da subito per le sue doti di comico e di improvvisatore di sketch, già all’età di dieci anni infatti calcò il palco della compagnia di suo padre.
È con lui che inauguriamo la nostra nuova rubrica: “Visti da Vicino”.
Il mondo, quello dell’Arte in particolare, ha pagato un duro prezzo sul fronte pandemico. Ce ne vuole parlare lei che questo particolare aspetto del dramma collettivo l’ha vissuto dal di dentro?
Sicuramente il mondo dello spettacolo nei due anni di pandemia è stato uno dei settori più colpiti dalle varie restrizioni. Anche a livello psicologico è stato difficile salire su un palco, oppure preparare degli spettacoli con la paura che qualcuno risultasse positivo e quindi buttare al vento i progetti creati, anche perché non dimentichiamoci che il Teatro vive di programmazione, di appuntamenti precisi. Tutto questo programmare spesso è stato motivo di stress ma alla fine in un modo o nell’altro possiamo dire di aver messo il peggio alle spalle.
Per quella che è la sua esperienza, adesso che la situazione va migliorando e con il coronavirus che fa meno paura cosa sta succedendo nel suo mondo? Ci sono incoraggianti segnali di ripresa?
Assolutamente si. Ci sono bei segnali di ripresa, anzi possiamo dire di essere tornati quasi alla “normalità”. In città si rivedono i vari cartelloni delle stagioni teatrali e sto vedendo anche una certa predisposizione da parte dei teatri a creare campagne abbonamenti con prezzi accessibili.
Le “luci della ribalta” esercitano, per motivi diversi chiaramente, un fascino particolare sia sugli spettatori che sui protagonisti. Quale è stata la scintilla che ha fatto scattare in lei il desiderio di “saltare il fossato” e di recitare da protagonista.
“La scintilla” l’ho sempre avuta dentro di me fin da piccolo. Di carattere sono sempre stato un gran sognatore e il pensiero di poter donare un sorriso, un po’ di spensieratezza, momenti di allegria agli spettatori mi ha sempre affascinato.
Sicuramente ci sono incontri e persone che hanno segnato le nostre vite e condizionato, positivamente o negativamente, le nostre scelte, anche professionali. Ci racconta?
Di sicuro nella mia carriera ho incontrato tante e tante persone. Non tutte hanno creduto in me, ma questo fa parte del gioco, anzi li ringrazio perché forse è stato proprio grazie a quei “no” che ho avuto la forza di andare avanti fortificandomi. Di ringraziamenti ne potrei fare tanti perché ancora oggi ho il piacere di condividere spettacoli, serate, eventi o anche splendide chiacchierate con molti personaggi noti. Forse potrei dire che la “musica” per me è cambiata quando, nel 2013, la RAI scelse in tutta Italia 10 comici per un progetto con Pippo Baudo e Maurizio Costanzo, tra quei comici c’ero anche io, quello è stato un punto di svolta non solo professionale ma anche interiore.
La depressione è il male oscuro, in particolare legato ai ritmi di questa epoca, che coglie larghi strati della società ma che pare mieta tante vittime proprio nel mondo dell’arte. Tanti attori ed attrici hanno raccontato la loro esperienza di attraversamento di questo doloroso tunnel. Direttamente o indirettamente ha avuto contatti con questa realtà?
Di sicuro questa è un epoca dove la depressione è all’ordine del giorno. Viaggiamo tutti su dei ritmi frenetici che forse non ci fanno assaporare per bene il vero senso della vita. Nel mondo dello spettacolo non so se esiste una persona che non abbia vissuto la depressione (ride ndr.).
Tornando seri, anche per me ci sono stati periodi più difficili ma credo che questo faccia parte della vita, bisogna accettare la depressione, viverla, combatterla e superarla. Io la combatto sempre con il sorriso e soprattutto quando sono un po’ giù mi basta guardare la mia famiglia, mia moglie, mio figlio, per riprendere nuovamente il passo.
Ci sono personaggi o ruoli che nella sua carriera hanno avuto particolare significato?
Chi come me è nato alla fine degli anni ’80 ha vissuto fin da bambino un’epoca dove, in particolare in Italia, la comicità ha raggiunto grandi livelli. Mi sarebbe piaciuto poter vivere di più Massimo Troisi e conoscerlo magari un giorno. Ho seguito molto Biagio Izzo già dagl’inizi della sua carriera, con lui mi faccio sempre grandi risate anche quando ci vediamo al di fuori delle situazioni lavorative. Un ruolo chiave nella mia carriera non saprei dirlo anche perché sono sempre convinto che “il meglio deve ancora venire”.
La gente guarda al successo dei personaggi amati, ma dietro quel successo si celano tanti sacrifici ed un duro lavoro…
Esatto! Nulla accade per caso. Dietro il successo ci sono sempre sacrifici, che spesso la gente non calcola oppure non gli da peso. Invece io credo che sono proprio quei sacrifici che poi ti portano il successo. Facciamo un po’ come al cinema, abituiamoci a non guardare solo il finale, godiamoci l’intreccio e andiamo a scoprire dove nasce quella storia.
Si nasce attori o si diventa?
Questa è una domanda da 1milione di dollari. (ride)
Credo che alla base sia necessario sempre il talento. Ognuno di noi ha dentro dei talenti nascosti, bisogna scoprirli, curarli, farli crescere e poi farli esplodere. Di certo poi non basta solo il talento per essere un grande attore, c’è bisogno di impegno, di studiare vari aspetti della professione e di avere anche quel pizzico di follia che non guasta mai.
Il suo primo grande successo che ha decretato la sua consacrazione rendendola nota al grande pubblico.
Il primo grande successo potrei dire che è stata la mia prima volta sul palco a teatro. Avevo poco più di 10 anni e ricordo ancora quella sensazione magica che avevo dentro e gli occhi che brillavano. Per quanto riguarda la consacrazione beh quella credo avvenga mano mano, passo dopo passo e soprattutto palco dopo palco.
Certo vincere il “Premio Massimo Troisi” mi ha fatto vivere una delle emozioni più belle della carriera fin ora.
In famiglia o fra gli amici chi è stato a sostenere di più la sua vocazione artistica.
Qui tocchiamo un tasto dolente (ride), scherzo, anzi mi hanno sostenuto tanto ed ancora oggi la mia famiglia è sempre al mio fianco. Questo per me vale tanto, vale tutto. Certo il mondo dello spettacolo non è un mondo facile ed ha varie particolarità, vive a volte anche di incertezze, è questo farlo “digerire” alla famiglia non è molto semplice. Mio padre è stato quello che mi ha tramandato questa passione che io poi ho trasformato in mestiere. Mia mamma ha una parlantina da speaker radiofonico. Mio nonno aveva una vena comica innata, ma lui non lo sapeva. I miei zii avrebbero potuto scrivere pagine indelebili di comicità.
Mia moglie lavora nel settore. Quindi come si dice : “La mela non cade mai lontano dall’ albero”!
Un personaggio che non ha mai interpretato e che magari le piacerebbe portare in scena.
Ho un sogno nel cassetto che non posso svelare anche perché sono scaramantico. Un giorno se avrò la possibilità di toglierlo dal cassetto e metterlo a disposizione degli spettatori sarà indimenticabile.
Il discorso è valido in tutti gli ambiti, ma nel suo in particolare sembra avere particolare valenza: conta la bravura e la preparazione artistica o anche la fortuna ha il suo peso.
La bravura o il talento come già detto sono indispensabili per farti restare a grandi livelli per più tempo e farti apprezzare dal pubblico. La fortuna, anzi io lo chiamerei destino, serve a farti essere in stazione mentre passa il treno giusto.