Mattarella759: bene, bravo … bis
2 Febbraio 2022Alla fine si torna “sull’usato sicuro”. Il tredicesimo presidente della Repubblica italiana, il più votato di sempre dopo Sandro Pertini, è lo stesso che ha occupato la casella numero dodici nella successione dei Capi di Stato italiani.
E non tragga in inganno quell’usato sicuro, magari usato con leggerezza ma senza giudizio di merito sulla persona. Chi scrive, anzi, al pari di tantissimi italiani, ha imparato ad apprezzare, nel corso del primo settennato, il galantuomo, la sobrietà, lo stile e la compostezza di un presidente che, in punta di piedi, ha saputo essere presente, facendo sentire la sua vicinanza alla nazione in momenti topici della recente storia repubblicana. In tutti questi anni, nel mare travagliato delle tragicomiche vicende politiche è stato Lui, infatti, il punto fermo al quale i cittadini ed anche le Istituzioni hanno potuto far riferimento.
L’usato sicuro attiene alle scelte operate dal desolato e desolante panorama politico nazionale che, oramai da decenni, si trascina sulle non decisioni, sui rinvii e sull’assoluta incapacità di rinnovarsi. Di fatto, perpetuando la presentazione di un menù stantio, impossibile da digerire, teso solo alla conservazione ed alla gestione del potere, anche attraverso una legge elettorale assolutamente indecente. Salvo poi in casi di bisogno a ripescare, nella cosiddetta società civile, figure di tecnici preparati, investiti dal compito di tirare la nave fuori dai marosi: uomini come Ciampi, Monti, Draghi, tanto per restare ai casi più emblematici. La riprova, qualora ce ne fosse stato bisogno, dell’assoluta incapacità dei “politici di mestiere” di affrontare e risolvere i gravissimi problemi (che ancora persistono) legati innanzitutto ad un debito pubblico fuori controllo ma anche alla mancanza di visione di una classe dirigente totalmente inadeguata.
Inadeguatezza che si è palesata, anche in quest’ultima occasione in tutta la sua reale portata, quando la “politica” si è mostrata incapace di trovare un’intesa per eleggere il Capo dello Stato, costringendo ad una piroetta lo stesso Mattarella che aveva detto di no ma ha finito col dire di si di fronte agli affanni ed ai reiterati smarrimenti dei partiti . Subito dopo la resa dei conti nelle alleanze partitiche. Con il Centrodestra che non esiste più (Giorgia Meloni dixit) i 5Stelle con il duello tutto interno fra Di Maio e Conte (come non pensare ai celebri capponi, di manzoniana memoria, che prima di finire in pentola si beccavano fra di loro) e la sinistra, uccisa dalle correnti, totalmente priva di una proposta credibile.
Un’unica cosa sembra emergere chiara in questo quadro a tinte fosche: questa Repubblica, che qualcuno si ostina a definire Seconda, è in realtà la Repubblica dei nonni (lo stesso premier Draghi in conferenza stampa) ed allora c’è poco da stare allegri anche per il domani, perché nella Repubblica dei nonni non c’è futuro per le giovani generazioni. Non c’è futuro per l’intero “Sistema Paese”.