Matteo Martino, durante la pandemia lo sport è stato ignorato dal Governo
19 Marzo 2022Nato come variante del gioco della pallavolo, da semplice ricreazione sulle spiagge si è evoluto fino a diventare sport professionistico in vari paesi del mondo.
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un professionista di Beach Volley: Matteo Martino.
Come hai vissuto e come vivi, come hai affrontato e come affronti la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili e severe misure restrittive?
Guardi la mia paura è sempre stata soprattutto per la mia famiglia e stavo attento a non uscire di casa più per gli altri che per me stesso, a me l’unica cosa che non sopportavo era la chiusura delle regioni, il non poter viaggiare mi dava noia. Per il resto non mi è cambiato più di tanto, perché io già sono abituato a stare in casa molto.
Quanti danni hanno causato allo sport le chiusure indiscriminate della prima ora e la confusa se non cattiva gestione politica?
Indubbiamente la pandemia ha ridotto all’osso molti lavoratori e quindi anche il mondo sportivo si è dovuto inginocchiare a questo dramma. Lo sport è una attività molto importante per salute e la politica non lo ha capito in passato, figuriamoci in tempo di pandemia. Mio nipote di 12 anni avrebbe preso soluzioni più sensate.
Quanto valore attribuisci al binomio sport-salute, ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento ed il mantenimento del benessere psico-fisico?
Lo sport è fondamentale per il mantenimento di un tenore di vita e salute alto, noi siamo macchine perfette e se una macchina la fermi capisce anche lei che andrebbe incontro a seri problemi.
Cosa ti ha dato e ti dà la pratica sportiva in termini di crescita personale, sociale e professionale?
Lo sport per me è stato tutto e mi ha insegnato tanto, mi ha fatto girare il mondo è conoscere persone stupende, lo ringrazierò sempre per la vita che mi ha fatto fare.