Matteo Pacifici: “La forza di volontà è un requisito totalmente imprescindibile per il raggiungimento dei propri obiettivi”
16 Agosto 2022“Chi segue il kung fu impara anche ad essere un uomo, crescendo sia nella compassione che nella consapevolezza di se stesso e degli altri”.
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un valido maestro di arti marziali: Matteo Pacifici.
La fase pandemica più acuta sembra essere alle spalle. Come vive e ha vissuto la situazione? Come l’ha affrontata? Come ha gestito la paura del contagio e il disagio legato alle misure restrittive?
La pandemia è stata un duro colpo per tutti e, come sappiamo, lo sport e l’attività ludico-motoria ne ha risentito particolarmente. Personalmente ho ritenuto opportuno mantenere un atteggiamento positivo e speranzoso verso i miei allievi e studenti; ritengo che il compito di un insegnante di Arti Marziali, oltre ad insegnare tecniche e princìpi, sia anche quello di mandare un messaggio alle persone che lo seguono; aiutarle a mantenere il focus sulle cose realmente importanti. Durante il grande caos mediatico che si è generato dalla pandemia ho sempre consigliato (e in primis comportato di conseguenza) di non seguire troppo i gossip e le notizie contrastanti e caotiche che arrivavano da ogni dove, ma di affidarsi al proprio buon senso per capire se alcune cose erano opportune oppure no, al fine di non cadere nel grande gioco delle parti che spesso si crea. Le persone avevano bisogno di normalità, di pensare alla continuità dei loro allenamenti e della loro vita, di conseguenza ho consigliato loro di guardare a questa situazione solo come ad una situazione di vita con parametri differenti, senza troppe paure o paranoie, ed io ho fatto altrettanto. Questo ci ha permesso di mantenere una certa serenità, e siamo ripartiti più numerosi di prima.
Insieme alle restrizioni, i tentennamenti della politica hanno causato molti disagi al mondo dello sport, specie quello minore. Cosa è successo alla sua specialità?
Nella mia specialità (Kung Fu/Sanda) c’è stato sicuramente un drastico calo delle presenze in palestra. Questo si può dire ovviamente di tutte le discipline, ma senza dubbio gli sport cosiddetti “minori” ne hanno risentito maggiormente, non partendo magari da basi solidissime come avviene invece per altri sport. Una tendenza che ho visto e che sto continuando a vedere è la diffusa emorragia di agonisti. La mia associazione contava, negli anni scorsi, un numero medio di agonisti che si aggirava tra i 6 e i 10 atleti combattenti, tra categorie amatoriali e professionistiche, ora ci troviamo a cominciare la stagione agonistica con 3/4atleti; e questa tendenza l’ho vista un po’ dappertutto, confrontandomi anche con molti colleghi.
Chi è stato tra gli amici o in famiglia a spingerla verso l’attività agonistica? Oppure si è trattato di una sua folgorazione, magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho iniziato a praticare il Kung Fu sotto suggerimento di mio padre, che lo praticava prima di me. Ero un bambino introverso e la pratica mi permetteva di passare tempo con me stesso. Questo mi ha aiutato a conoscermi mentalmente e fisicamente, condizioni necessarie per una buona pratica e per una buona qualità di combattimento. Ritengo le Arti Marziali un ottimo strumento di autoanalisi e autocoscienza; più si conosce il proprio funzionamento e meglio ci si potrà adattare alle situazioni che seguiranno.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Ritengo che la forza di volontà sia un requisito totalmente imprescindibile per il raggiungimento dei propri obiettivi; è proprio quella che permette alle doti personali e alle attitudini di manifestarsi ed esprimere il loro potenziale. La forza di volontà permette di andare avanti sulla propria strada con estrema risolutezza, e ci permette di cambiare strategia qualora ci sia un intoppo lungo la strada; sta poi al talento personale mettere tutto in pratica, ma sta sicuramente alla forza di volontà il compito di tracciare il nostro percorso.
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua attività, cosa suggerirebbe?
Suggerirei di provare a godersi la pratica, immergersi in essa per divertimento e conoscenza di sé, non per perseguire un risultato agonistico; quella è una diretta conseguenza del buon lavoro svolto in palestra e con sé stessi. Nel mondo caotico e velocissimo in cui viviamo suggerirei ai ragazzi di rallentare, e di trovare nella pratica e nel combattimento uno strumento utile per conoscersi ed imparare a gestirsi, perché solo tramite la profonda conoscenza dei personali funzionamenti avviene la vera libertà.