Mattia Scifo: “Il sacrificio è alla base di tutti i successi”
24 Luglio 2022“Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla”. (Pierre de Coubertin)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giornalista sportivo e addetto stampa: Mattia Scifo.
La fase pandemica più acuta sembra essere alle spalle. Come vive e ha vissuto la situazione? Come l’ha affrontata? Come ha gestito la paura del contagio e il disagio legato alle misure restrittive?
La stagione 2021-22 è stata decisamente più gestibile di quella precedente. Il 2020-21 è un’annata da dimenticare perché il Covid non ha fatto altro che ingigantire a livello esponenziale i diversi problemi che già ruotano attorno al calcio dilettantistico. Dovevamo dividere la rosa in due-tre spogliatoi diversi, rilevare la temperatura all’ingresso, inizialmente svolgere allenamenti individuali, tamponi settimanali, sanificazione locali. Ma in una società dilettantistica scarsa di strutture, budget e personale, tutto ciò è improponibile. Abbiamo gestito la cosa come meglio potevamo, ma sarei ipocrita nel dire che seguivamo alla lettera quelle regole. Nessuna società le seguiva completamente, ma si faceva finta che fosse tutto a norma.
Insieme alle restrizioni, i tentennamenti della politica hanno causato molti disagi al mondo dello sport, specie quello minore. Cosa è successo alla sua socialità?
Nel 2020-21 svolgevo il ruolo di Addetto Stampa al Pavia Calcio in Eccellenza. Il campionato iniziò con qualche difficoltà poi a quarta giornata venne sospeso per la nuova ondata Covid post estate. Dalla sospensione si passò all’annullamento del campionato. Da lì nacque un movimento inteso a far ripartire il campionato di Eccellenza, ma eravamo in pochi a voler riprendere a giocare. Il Comitato Regionale Lombardia si convinse e organizzò il nuovo campionato solamente per coloro che volevano giocare. In tutta la Lombardia fummo 33 squadre, divise in 3 gironi da 11: partite di sola andata senza retrocessioni. Perdemmo solo tempo perché non si trattò di un vero e proprio campionato, ma di un torneo organizzato per le sagre del paese. Nella stagione 2021-22 mi trasferì al Casale in Serie D. Vuoi per il calo dei contagi, vuoi per trovarti in un semi professionismo, ma non abbiamo avuto particolari difficoltà. La stagione è andata molto bene.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La volontà da sola non basta per raggiungere un obiettivo. Devi esser in grado di sacrificare te stesso e a volte anche chi ti sta vicino. E devi anche sporcarti le mani. Per raggiungere l’obiettivo che mi sono prefissato sono andato via di casa 8 anni fa, sacrificando il mio tempo libero, la mia famiglia e la mia fidanzata. Sono nel calcio da circa 3 anni e adesso faccio quello per cui ho studiato e per cui sono portato. Ma ho dovuto fare anche da magazziniere, autista dei giocatori, pulire lo stadio.. non è stato facile.
Chi è stato tra gli amici o in famiglia a spingerla verso l’attività di comunicatore? Oppure si è trattato di una sua folgorazione, magari guardando ai modelli delle grandi firme del giornalismo?
Non mi ha spinto nessuno a fare questo lavoro. È una cosa che ho capito di amare pian piano. Iniziai come giornalista sportivo, ma essere Responsabile della Comunicazione mi permette di vivere il calcio 24 ore al giorno.
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua attività, cosa suggerirebbe?
Credo di essere l’ultima persona al mondo a dover dare consigli, ma ribadisco il concetto detto poc’anzi sul sacrificio.