Medici bersaglio
29 Agosto 2019Il Sindacato medici italiani (Smi) non si arrende e continua nella sua azione, martellante, perché si individuino misure adatte a tutelare i camici bianchi.
Ancora violenze sugli operatori della sanità, ancora una dura presa di posizione dello Smi che risponde, colpo su colpo, alle azioni barbare ed incivili che coinvolgono chi è chiamato a tutelare il bene salute. “L’aggressione, con un’arma da taglio e il ferimento ad una mano subita a Rossano da un medico, Iembolo Sinibaldi Responsabile Regionale 118 per lo SmiMI, è oltremodo grave. Il clima di intimidazioni e di violenza, venutosi a creare nel Paese contro i medici, nell’esercizio delle loro funzioni, deve essere interrotto con misure urgenti di tutela” hanno dichiarato Roberto Pititto, Segretario Regionale dello Smi Calabria e Maurizio Borgese, Responsabile Nazionale 118 dello Smi.
“Al collega e al dirigente sindacale, impegnato in tutti questi anni nella vertenza per la stabilizzazione dei medici calabresi convenzionati del 118 con la richiesta del passaggio al rapporto di lavoro dipendente con il Sistema sanitario reionale, va tutta la nostra solidarietà” continuano i due sindacalisti.
“Le aggressioni a danno di medici e di sanitari nell’esercizio delle loro funzioni sono un fenomeno generalizzato che si manifesta in tutto il Paese, dal Nord al Sud dell’Italia. Per queste ragioni la nostra parte sindacale fa appello al Parlamento affinché vari una legge che riconosca ai medici in servizio (convenzionati e dirigenti) lo status di pubblico ufficiale e che vari una Commissione Parlamentare che studi il fenomeno e proponga delle soluzioni”.
“Proprio ieri lo Smi ha scritto una lettera aperta a tutti i sindaci d’Italia e chiesto un incontro al Presidente dell’Anci, per sollecitare un’iniziativa finalizzata a far destinare quote del bilancio delle Asl vincolate per misure di tutela e contro la violenza nei confronti dei medici e del personale sanitario”, continuano Pititto e Borgese.
“In Calabria, così come in tutto il Paese ci battiamo affinché la questione ‘Sicurezza sui luoghi di lavoro in sanità’ diventi necessariamente uno dei parametri che concorre al raggiungimento degli obbiettivi delle Asl e degli ospedali. Tutelare professionisti medici e sanitari che garantiscono la salute dei cittadini è una questione di buon senso oltre che di civiltà per il nostro Paese”.