Medici di famiglia, per 1 cittadino su 4 troppa burocrazia
20 Maggio 2024Che il medico di famiglia sia ormai troppo pieno di burocrazia è confermato dagli stessi pazienti. Per il 26% dei cittadini, oggi i medici di famiglia svolgono prevalentemente una funzione amministrativa e burocratica, mentre per il 25% è una figura utile soprattutto ad individuare esami di approfondimento e specialisti. Lo rileva il sondaggio Ipsos commissionato dalla Federazione italiana dei medici di famiglia (Fimmg) per la Giornata mondiale della salute, di cui sono stati divulgati alcuni nuovi dati. Si conferma che “il rapporto di fiducia tra medico e paziente è lo strumento fondamentale per costruire relazioni di cura efficaci – commenta Silvestro Scotti, segretario nazionale della Fimmg – Essere punto di riferimento per la salute significa essere il punto di riferimento del Servizio sanitario nazionale, nonostante un sistema burocratizzato che diventa ostacolo per la relazione stessa tra medici e pazienti. Il fatto che gli stessi cittadini che vedono il loro medico alle prese con beghe amministrative o come meri trascrittori di esami e visite specialistiche abbiano ben chiaro quale deve essere il nostro ruolo, significa che i cittadini stessi chiedono per il proprio medico meno burocrazia e più tempo di cura”.
Questo tipo di ruolo burocratico non è però quello che i cittadini vogliono – sottolinea il sondaggio – per ben il 77% degli intervistati, infatti, il medico di famiglia deve essere il punto di riferimento principale per la salute attraverso una presa in carico che va oltre la singola consulenza o prestazione. Il dato sui medici punto di riferimento “è omogeneo in tutto il Paese, a prescindere dai contesti urbani o suburbani, dal livello di istruzione, dal reddito e dalla professione esercitata. Varia invece – si legge nel sondaggio – per le fasce di età più giovanili, dove supera di poco il 50%, mentre addirittura l’85% degli over 60 conferma la necessità di un medico di fiducia come riferimento per le proprie patologie”. “L’evoluzione – sostiene – dell’organizzazione territoriale va verso questa precisa direzione: lasciare al personale di studio gli atti di pertinenza non medica per recuperare tempo, risorse e competenze per l’ascolto del paziente, per completare la visita anche avvalendosi della diagnostica di primo livello, per comunicare e concertare in maniera efficace le scelte diagnostiche e terapeutiche con il paziente”.
“Siamo convinti che – continua Scotti – solo questo processo di investimento per una evoluzione della medicina di famiglia possa essere utile a rinforzare e trasferire la fiducia che i pazienti ripongono in noi, quali loro punti di riferimento, rivalutando il loro giudizio di tutto il Servizio Sanitario Nazionale”. ”I dati mostrano una chiara visione dei cittadini, che si rafforza ulteriormente quando si passa dalle valutazioni sulla realtà attuale alla situazione considerata ottimale – aggiunge Andrea Scavo, direttore dell’Osservatorio ItaliaInsight di Ipsos che ha curato l’indagine – Se già oggi circa metà degli italiani sceglie di affidarsi al proprio medico e di considerarlo il punto di riferimento essenziale per le questioni di salute, in un’ipotetica situazione ideale sono oltre tre su quattro gli italiani che vorrebbero instaurare un rapporto di questo tipo. Questa variazione nel passaggio dalla realtà al desiderio è emblematica di un rapporto che è forte ma che si vorrebbe ancora più stretto”.