Medici e uso social, le raccomandazioni per la professione e per la comunicazione coi pazienti
19 Novembre 2023 Off Di La RedazioneLa laureata in scienze infermieristiche che beve il vino dal pitale, la neodottoressa che posta una foto vestita di intimo trasparente: sono inserti “social” che fanno al più sorridere. Ma se dall’altra parte del web ci sono alcuni colleghi più sensibili, arrivano i rimbrotti, I suggerimenti di non pubblicare contenuti lesivi della dignità professionale, e di qui il ritiro delle foto, quando non la convocazione all’Ordine. La goliardia sbandierata per l’inizio di una luminosa carriera finisce con un dispiacere.
Intervistato da un’agenzia di stampa il presidente di FederSpecializzandi Michele Nicoletti ha sottolineato come la generazione di nuovi medici, anche se nativa digitale, può non conoscere bene le implicazioni dei social. Nicoletti è nell’Osservatorio giovani professionisti Fnomceo e in tale veste invita a introdurre ragionamenti sull’uso dei social nella riforma del Codice deontologico in discussione.
In estate la Federazione, con il Gruppo di Lavoro “Information and Communications Technology” coordinato dal presidente Fimmg Giacomo Caudo, ha varato “Raccomandazioni sull’uso di social media, di sistemi di posta elettronica e di instant messaging nella professione medica e nella comunicazione medico-paziente”, primo autore Eugenio Santoro ricercatore dell’Irccs Mario Negri.
Il documento elabora un set di suggerimenti per la comunicazione mediata dai social media, ed uno per la comunicazione nei sistemi di posta elettronica. Tra le “dritte” per i social: nell’uso di piattaforme aprire due profili, uno personale e uno professionale; dichiarare sempre che ci si espone a nome personale e non della struttura ove si lavora; controllare il profilo di chi chiede l’amicizia; relazionarsi con il paziente evitando di dispensare consigli clinici sul web; combattere le fake news postando contenuti scientificamente validati; non condividere post con dati sanitari personali; usare cautela nell’esprimere giudizi/opinioni/commenti sugli assistiti; garantire l’anonimato dei pazienti nel discutere casi clinici con colleghi. Nicoletti raccomanda la diffusione delle proposte di raccomandazione magari anche attraverso corsi ECM a cura degli Ordini, e non solo. E spiega a Doctor 33: «Si tratta di nozioni che l’università non offre, ma proprio perché la laurea oggi è abilitante e quindi è presidiata sia dall’ateneo sia dall’Ordine è importante che entrambe le istituzioni prendano a cuore questo aspetto della formazione. Oggi i corsi universitari nulla insegnano di comunicazione e tecnologia della comunicazione. Ma si tratta di conoscenze basilari per svolgere professioni sanitarie a contatto con il paziente. Basi che i “senior” hanno imparato in modo sicuramente perfettibile, e che i giovani dovrebbero conoscere».
Nicoletti pensa che postare foto goliardiche si possa, «ma in privato e nel rispetto delle condizioni d’uso che le stesse piattaforme social impongono. Facebook ed Instagram consentono di predefinire i destinatari di intere sezioni dell’account e se la collega avesse postato le foto sul profilo privato, anziché su quello visibile a tutti, non si sarebbe raggiunto il clamore della cronaca». Altra sottolineatura: dei corsi di comunicazione avrebbe bisogno ogni generazione di medici, non solo le più giovani. «Io sono nato nei primi anni Novanta, sono un “millenial”, mentre i colleghi che hanno postato le foto prese di mira appartengono alla “generazione Z”: bastano cinque anni di meno per avere utilizzi medi diversi dei social ovvero necessità di formazione e riflessioni differenti. Saper comunicare e conoscere le conseguenze di come e dove ci si espone, è fondamentale. Ma tutti dobbiamo fare attenzione. Nella comunicazione la tecnologia riveste ormai l’importanza che aveva il fonendoscopio 50 anni fa: il paziente si presenta al medico molto spesso dopo aver navigato su Google per sapere della sua malattia, e sarebbe bene che il medico –giovane e meno- padroneggiasse le false conoscenze per prevenire errori comunicativi ed insistere sui messaggi essenziali da trasmettere». Infine, la lettura di Codice di deontologia medica e proposte di raccomandazione «è “d’oro” per capire come orientarsi nella professione. Ma va incoraggiata. Bisogna far conoscere elementi normativi, e anche pratici –dice Nicoletti– ad esempio far sapere che dopo aver pubblicato un post, l’autore non può controllarne la diffusione e se una riflessione va fatta, è prima di postare».
Per Nicoletti infine «serve anche maggior comprensione tra generazioni. La società oggi ha una percezione del decoro in parte diversa rispetto al passato. I tatuaggi e i piercing sono stati in buona parte sdoganati anche tra i medici e gli infermieri. Chi si lamenta delle foto ha spesso ragione nell’invocare un uso accorto dei social, forse meno a giudicare i contenuti, che magari ledono solo il suo modo di vedere le cose, e niente e nessun altro».
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