Medio Oriente sull’orlo del conflitto, la Chiesa chiede preghiere e digiuni

Medio Oriente sull’orlo del conflitto, la Chiesa chiede preghiere e digiuni

3 Ottobre 2024 Off Di Fabio De Biase

Israele, Iran e Hezbollah in un fragile equilibrio di terrore.

 

La tensione in Medio Oriente si è nuovamente intensificata nelle ultime ore, alimentata da una serie di eventi che rischiano di trascinare la regione in una guerra aperta. La fragile stabilità raggiunta negli ultimi mesi sembra essere stata frantumata da un concatenarsi di attacchi e rivendicazioni che coinvolgono le principali potenze locali e le loro alleanze.

Israele si trova a rispondere a un massiccio attacco missilistico proveniente dall’Iran, un atto che ha portato il governo di Tel Aviv a dichiarare che non resterà senza risposta. L’Iran, attraverso la sua rete di alleati regionali, tra cui Hezbollah in Libano, ha mostrato una crescente aggressività, complice anche la volontà di rivendicare un ruolo di leadership nel mondo islamico e di affermare il proprio potere contro gli storici rivali israeliani e sauditi.

Hamas, intanto, ha rivendicato la responsabilità di un attentato a Jaffa, avvenuto il 2 ottobre, che ha ulteriormente complicato il già precario scenario. L’organizzazione palestinese, che continua a operare nella Striscia di Gaza, sembra voler dimostrare la sua presenza e capacità offensiva, in un momento in cui Israele è concentrato su più fronti.

Il ruolo di Hezbollah e l’ombra dell’Iran

Una delle variabili più delicate in questo momento è il coinvolgimento di Hezbollah. L’organizzazione sciita libanese, supportata militarmente e finanziariamente dall’Iran, ha una capacità militare considerevole, con un arsenale di missili in grado di colpire in profondità il territorio israeliano. Israele ha più volte dichiarato che una guerra con Hezbollah sarebbe devastante, non solo per le infrastrutture civili, ma anche per l’equilibrio politico in Libano, già messo a dura prova dalla crisi economica e politica.

L’Iran, dal canto suo, sembra determinato a sfruttare ogni occasione per destabilizzare la regione e contrastare l’influenza israeliana e saudita. Questo attacco missilistico rappresenta un ulteriore passo verso l’escalation di una guerra a più livelli, che potrebbe coinvolgere direttamente non solo Israele e Hezbollah, ma anche altri attori regionali come la Siria e l’Iraq, già campo di battaglia tra milizie sciite e forze sunnite filo-saudite.

La risposta internazionale.

Mentre i governi occidentali osservano con preoccupazione l’evolversi della situazione, gli Stati Uniti hanno già dichiarato il loro appoggio a Israele, ribadendo la necessità di mantenere la sicurezza dello Stato ebraico in un contesto di crescente aggressività da parte delle forze filo-iraniane. Anche l’Unione Europea ha espresso preoccupazione per la possibile escalation, invitando tutte le parti alla moderazione, pur consapevole delle difficoltà che si frappongono a una soluzione diplomatica.

Il problema principale resta la mancanza di canali di comunicazione diretti tra Israele e l’Iran. Gli accordi di Abraham, che hanno segnato un miglioramento delle relazioni tra Israele e alcuni paesi arabi, sembrano insufficienti a contenere l’espansione dell’influenza iraniana, che opera attraverso proxy come Hezbollah e Hamas.

Il digiuno di preghiera indetto dal Papa.

In risposta a questa drammatica escalation, anche la Chiesa cattolica si sta muovendo. Il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, ha annunciato per il 7 ottobre una giornata di digiuno, preghiera e penitenza. L’iniziativa, sostenuta da Papa Francesco, rappresenta un appello alla comunità internazionale e a tutti i credenti, invitati a unirsi spiritualmente per implorare la pace e per evitare una nuova catastrofe bellica in una terra già segnata da tanta sofferenza.

Questa iniziativa, oltre a richiamare l’attenzione sulle implicazioni spirituali e morali del conflitto, sottolinea quanto la diplomazia delle armi sembri ormai avere il sopravvento, mentre le voci che invocano il dialogo e la riconciliazione restano sempre più isolate.

Uno scenario di guerra.

L’ipotesi di una guerra su vasta scala è tutt’altro che remota. Se Israele dovesse rispondere all’attacco iraniano con un’offensiva militare su larga scala, Hezbollah potrebbe reagire con un lancio massiccio di missili verso il nord di Israele, mentre Hamaspotrebbe intensificare gli attacchi da Gaza. In questo scenario, la popolazione civile sarebbe la prima a pagare il prezzo più alto, con un aumento esponenziale delle vittime e una crisi umanitaria che rischia di estendersi oltre i confini regionali.

Il Medio Oriente si trova nuovamente a un bivio. L’equilibrio precario che ha caratterizzato gli ultimi anni è stato definitivamente rotto, e la speranza di una risoluzione diplomatica appare sempre più lontana. L’Occidente, pur consapevole della complessità della situazione, sembra ancora una volta impotente di fronte a una crisi che affonda le sue radici in decenni di conflitti irrisolti e in rivalità geopolitiche di lunga data.

Una domanda aperta.

In questo contesto di instabilità e conflitto imminente, la domanda che emerge è la seguente: riusciranno le potenze internazionali e regionali a trovare un compromesso che eviti un’altra devastante guerra, o siamo già troppo avanti sulla strada della distruzione?