Melanoma, con l’immunoterapia aumentano le guarigioni

Melanoma, con l’immunoterapia aumentano le guarigioni

23 Ottobre 2023 Off Di La Redazione

A sette anni di distanza dalla diagnosi di melanoma con metastasi cerebrali silenti, una delle forme tumorali più difficili da trattare, è vivo il 43% dei pazienti grazie all’utilizzo dell’immunoterapia con le molecole ipilimumab e nivolumab in combinazione.

Lo dimostra l’aggiornamento del trial Nibit-M2 della Fondazione Nibit. Un risultato che gli esperti definiscono “straordinario”, se confrontato con il 10% relativo alle terapie standard.

I dati sono presentati a Madrid al congresso della European Society of Medical Oncology (Esmo). Il melanoma metastatico è stato il primo tumore che ha beneficiato dell’avvento dell’immunoterapia. Se in passato la sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi era del 5% con la sola chemioterapia, oggi grazie alla combinazione di più farmaci immunoterapici la percentuale ad oltre 7 anni dalla diagnosi è prossima al 50%.

“Circa il 40% delle persone con melanoma metastatico – spiega l’oncologa Anna Maria Di Giacomo – sviluppa metastasi a livello del sistema nervoso centrale, caratteristica che si associa ad una ridotta aspettativa di vita. In questi pazienti l’immunoterapia, a causa del suo meccanismo d’azione, non è mai stata considerata una valida strategia per arrivare a colpire il tumore metastatizzato al cervello”. Nonostante il grande successo dell’immunoterapia, quindi, il trattamento delle metastasi cerebrali silenti è rimasto per anni una delle principali sfide nei pazienti con melanoma. Il trial clinico di fase III Nibit-M2 è il primo al mondo per questo genere di pazienti e dimostra ora l’utilità dell’immunoterapia di combinazione sulle metastasi cerebrali silenti e non precedentemente trattate.

“I risultati presentati ad Esmo non fanno altro che confermare la nostra iniziale intuizione sulla possibilità di arrivare a trattare il melanoma con l’immunoterapia anche quando metastatizzato al cervello, da sempre considerato un luogo inaccessibile al trattamento immunoterapico. Un’intuizione capace di cambiare la pratica clinica corrente e la vita dei malati”, afferma Michele Maio, direttore del Centro di Immuno-Oncologia dell’Ospedale S. Maria alle Scotte di Siena e presidente della Fondazione Nibit.