Metalli pesanti e salute
30 Aprile 2019Nasce in Campania, per iniziativa della Commissione regionale terra dei fuochi, uno studio sull’impatto che hanno tali fattori inquinanti sull’organismo.
Facendo seguito all’incontro che si è tenuto lo scorso mese di marzo in “Commissione regionale terra dei fuochi”, per iniziativa del consigliere regionale Gianpiero Zinzi, nasce in Campania un Gruppo di lavoro sul tema “Inquinamento: quale alimentazione nei residenti in aree ad alto rischio”. Al primo incontro hanno partecipato e dato la propria gratuita adesione i rappresentanti dell’Ordine nazionale dei biologi, quelli dell’Università Vanvitelli, la Fondazione DDClinic Institute, Legambiente ed Arpac.
Il gruppo di lavoro dovrà studiare la relazione tra biomarkers ambientali di danno e strategie di disintossicazione dell’uomo.
«Quando si parla di Terra dei Fuochi – ha sottolineato Zinzi – l’informazione e l’approfondimento sono aspetti fondamentali. La discussione in Commissione si è ampliata fino a ricomprendere diversi ambiti, la salute è uno di questi. Il gruppo di lavoro, vuole essere uno strumento operativo in grado di ricercare un giusto equilibrio tra ambiente e salute partendo da dati certificati e sviluppando un ragionamento con le professionalità a vario titolo coinvolte. Uno studio, oltretutto, che permetterà anche di meglio valorizzare e conoscere la nostra tradizione alimentare».
Il dottor Andrea Del Buono, vicepresidente DDClinic, ha delineato già un protocollo sperimentale disintossicante in aree ad alto rischio ambientale, con l’obiettivo di sviluppare un modello esportabile, clinico-applicativo, di strategie ecosostenibili per l’ambiente e le persone. Sul perché dell’avvio di questa indagine, partendo proprio dai metalli Pesanti sono gli stessi promotori dell’iniziativa a spiegarlo. Si tratta, hanno detto, “degli inquinanti più diffusi e più subdoli, essendo in grado di oltrepassare la membrana cellulare e di accumularsi negli organi vitali (solo in ambito vascolare una revisione sistematica pubblicata sul British Medical Journal nel mese di ottobre del 2018 ha analizzato i dati di 348.259 pazienti, arruolati in 37 studi che hanno valutato gli effetti dei metalli pesanti: nei corso degli studi, si sono verificati 4.205 ictus, 13.033 coronaropatie e 15.274 eventi cardiovascolari). Possono però essere rimossi dal corpo umano attraverso protocolli di detossificazione (compresi quelli nutrizionali) riconosciuti e sperimentati come efficaci”.
“Pertanto – concludono i fautori del progetto – – l’applicazione di biotecnologie integrate al trattamento alimentare “chelante” consentono oggi di raggiungere gli obiettivi previsti dal progetto. Non esiste rimedio o farmaco se prima non si conosce lo stato di contaminazione dei residenti utilizzando biomarkers di esposizione specifici per area di residenza. La relazione tra predisposizione al danno e intossicazione comporta la patologia”.