Mev: Campania prima…per le morti evitabili
30 Marzo 2019 0 Di Mariagrazia MannaPiù in dettaglio, nei territori della ragione si contendono la “palma mortifera” le province di Napoli e Caserta, “benino” anche Salerno.
“La componente della mortalità evitabile che identifica i decessi legati alla qualità dei servizi sanitari è quella che segna le maggiori distanze e divide l’Italia in due: tutte e solo le regioni del centro-nord, Lazio escluso, migliori della media nazionale.
Resta tuttavia più elevato il tributo di morte per cause legate agli stili di vita: fumo, alcol, errate abitudini alimentari.
Nel complesso, Veneto, Marche, Trentino Alto Adige continuano ad avvicendarsi ai primi posti della classifica. La Campania conferma il primato negativo degli ultimi anni, così come Napoli nella classifica provinciale, con Treviso al primo posto”.
L’incipit del rapporto annuale Mev (i) – Morti evitabili (con inteligenza) – prodotto dal Centro studi Nebo intrecciando anche dati Istat ed Eurostat, risuona funereo per le regioni meridionali ed in particolare per la Campania che, per il secondo anno consecutivo, conferma il luttuoso primato relativamente all’annualità 2016.
“I 101.000 decessi del triennio 2014-2016 – avvenuti prima dei 75 anni di età per cause evitabili e pesati in base alla rispettiva speranza di vita – determinano in media nazionale una perdita di 18,47 giorni pro-capite annui, con una evidente variabilità regionale:
– i valori più bassi in Veneto e nelle Marche sono di 2 giorni inferiori a quello medio nazionale
– a seguire, il Trentino Alto Adige, Umbria, Toscana, Emilia Romagna fanno registrare valori di almeno 1,5 giorni più bassi rispetto al dato italiano
– all’altro capo della classifica Sardegna, Calabria, Valle d’Aosta, Sicilia superano di 1,5-2 giorni il valor medio nazionale
– la Campania conferma l’ultima posizione, già rilevata nelle precedenti edizioni di MEV(i), sensibilmente distaccata rispetto alle precedenti regioni”.
Questo il secondo passaggio Mev che spiega: “ La lettura Eurostat e quella tradizionale della mortalità evitabile hanno una differente modalità di categorizzazione: la seconda obbliga a classificare ciascuna causa di morte in una sola delle tre categorie previste (morte evitabile con interventi di prevenzione primaria, di diagnosi precoce e terapia, di igiene e assistenza sanitaria) mentre quella Eurostat permette invece che parte delle cause siano codificabili sia nell’uno che nell’altro gruppo, trattabili e prevenibili”. E ancora: “L’area della prevenzione primaria è in larga misura legata alle iniziative di informazione ed educazione sanitaria finalizzate a reindirizzare correttamente gli stili di vita; le restanti sezioni, di contro, hanno una maggiore correlazione con la qualità delle cure sanitarie. Per entrambe le letture, in ogni caso, una morte è considerata evitabile se, alla luce di conoscenze mediche e tecnologia oppure della comprensione delle determinanti della salute al momento della morte, tutte o la maggior parte delle morti per quella causa (applicando limiti di età diversificati se appropriato) potrebbero essere evitate attraverso cure sanitarie più adeguate o interventi di sanità pubblica nel senso più ampio”.
Questi i parametri dai quali parte il Rapporto Nebo che spiega: “Rispetto ai circa 101.000 decessi evitabili stimati da MEV(i) per l’anno 2016 (ultimo disponibile), date queste premesse, in termini quantitativi si evidenzia che: – almeno un terzo delle morti evitabili – secondo entrambe le letture – è da addebitare in via esclusiva a carente prevenzione primaria; dei 36.000 circa così definiti almeno la metà è rappresentata da morti per tumori maligni dell’apparato respiratorio e degli organi intratoracici e ulteriori 9.000 casi da traumatismi e avvelenamenti; – sono circa 13.000 i casi di morte per malattie ischemiche del cuore, che la lettura Eurostat non attribuisce però in via esclusiva alle cause prevenibili; – oltre quelli già menzionati, ulteriori 10.000 decessi relativi al sistema circolatorio (dei quali 6.500 per malattie cerebrovascolari) sono classificati da entrambe le letture come evitabili perché trattabili; – legati alla qualità dell’assistenza sanitarie sono pure gli oltre 7.600 casi di morti femminili per tumore della mammella, i quasi 7.200 decessi per tumori maligni dell’apparato digerente, i 4.000 decessi per diabete. Questo solo per citare i gruppi più numerosi, che raccolgono complessivamente quasi 80.000 casi, dei quali oltre la metà riconducibili a mortalità contrastabile con una più accessibile e appropriata assistenza sanitaria”.
In conclusione: Nel corso degli anni il numero di morti evitabili è sensibilmente diminuito (nel 2011 superavano i 110.000); tuttavia il corrispondente decremento dell’incidenza delle morti evitabili sul totale dei decessi al di sotto dei 75 anni sembra rallentare negli ultimi anni”.
Di seguito le tabelle