Michele Fresiello, i benefici dell’attività fisica
15 Gennaio 2021
L’esercizio fisico insieme con uno stile di vita sano, rappresenta la scelta vincente per conquistare e mantenere la buona salute. Lavare accuratamente le mani, tossire o starnutire in un fazzoletto monouso o nel gomito, pulire a fondo le superfici che avete toccato e mettersi in isolamento se si pensa di essere stato in contatto con una persona infetta, costituiscono le regole basilari per non contrarre virus o batteri. Essere in buone condizioni fisiche migliora notevolmente il nostro sistema immunitario. Fondamentalmente, l’esercizio fisico aumenta il flusso sanguigno e mobilita i globuli bianchi, una delle principali difese contro i microbi. L’OMS raccomanda almeno 150 minuti di esercizio moderato aerobico o 75 minuti di esercizio fisico intenso a settimana e, anche se la nostra pratica è inferiore, è sempre meglio di niente. Il progetto “Exercise Is Medicine” dell’American College of Sports Medicine ha documentato gli innumerevoli benefici per la salute dell’esercizio fisico, tra cui la riduzione di alcuni tumori, l’aumento di peso eccessivo (con problemi di salute) associato ad esso, come il diabete ed il miglioramento della salute cardiovascolare (con un minor rischio di ipertensione e ictus). Tutti questi fattori hanno contribuito a ridurre il rischio complessivo di tutte le cause di morte tra le persone che praticano uno sport. Un altro ampio studio, condotto nel 2009, ha scoperto che questi stessi benefici sono stati avvertiti da persone che avevano già avuto malattie croniche. Gli ormoni dello stress compromettono la funzione immunitaria, ma l’esercizio fisico, incluso lo yoga, è molto efficace nella lotta allo stress. Numerosi studi hanno dimostrato che una regolare attività fisica può migliorare la salute mentale, ridurre la demenza, la sensazione di ansia e depressione, migliorare le funzioni cognitive, portare ad una migliore qualità della vita ed un sonno migliore. Ancora una volta, i dati più recenti sulle neuroscienze mostrano che anche un’attività fisica moderata può portare grandi benefici. Nessuno afferma che un allenamento possa sostituire una medicina in caso di emergenza sanitaria come quella che stiamo attraversando. Ma una ricerca del 2013 sulla pratica sportiva e gli interventi in medicina ha rivelato che essere in buona forma rappresenta la migliore prevenzione per evitare una serie di malattie croniche.
Di questo parleremo con un medico che coniuga la sua professione di nutrizionista con quella di coach e personal trainer: Michele Fresiello. Classe ’88, da sempre con la passione dello sport: passa dall’agonismo nella pallavolo in adolescenza, alla passione per gli sport del “ferro” con qualche esperienza agonistica nel Powerlifting negli anni dell’università. Durante il corso di studi in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Salerno, da autodidatta e collaborando con realtà dello sport in tutta Italia, nutre la sua passione nei confronti delle discipline sportive con i sovraccarichi. Oltre a lavorare come personal trainer e preparatore di natural bodybuilding ha avuto il piacere di essere docente per vari enti di formazione accreditati nell’ambito dell’allenamento e continua, ancora oggi, a dare il suo contributo didattico anche in campo sanitario. Approfondisce i suoi studi nel campo della nutrizione e della nutraceutica, sia durante che post laurea, con corsi e master internazionali per delineare una figura medica che possa rispecchiare al meglio le sue passioni e la sua concezione di salute. Non a caso porta a termine i suoi studi con una tesi in Immunologia Clinica in cui affronta l’importanza del microbiota intestinale e della nutrizione nella risposta alle infezioni respiratorie. Attualmente è Medico Chirurgo Nutrizionista (di origini Irpine, Salernitano di adozione ormai da anni) e si occupa della branca della medicina definita “Medicina Funzionale” che consiste, essenzialmente, nell’ottimizzare lo stile di vita attraverso la sinergia di alimentazione, integrazione ed esercizio fisico, individualizzato con fini preventivi e terapeutici, integrando le moderne concezioni di materie quali endocrinologia e gastroenterologia. Lavora con atleti agonisti e amatoriali, ma anche con persone che, semplicemente, sentono la necessità di cambiare in meglio il loro stile di vita, soprattutto in caso di patologie croniche.
Come ha vissuto e vive Michele Fresiello la paura del contagio ed il disagio per le indispensabili misure restrittive?
Durante il primo lockdown il disagio è stato più sentito, come credo sia avvenuto per la maggior parte delle persone che operano nel campo sanitario e del benessere. Vari progetti in standby (e lo sono tutt’ora), qualsiasi attività personale e professionale soggetta a enormi cambiamenti, necessità di tempi e risorse maggiori per espletare qualsiasi attività. Inoltre molte persone per cui l’attività fisica è tra le cose più importanti di cui “nutrirsi” si sono dovute adattare con mezzi di fortuna, quindi anche sul versante dell’allenamento è stato molto impegnativo adattare il più possibile le attività di ogni atleta o amatore.
Per il resto si è trattato di un tentativo di adattamento alle misure in continuo cambiamento, sia nella vita quotidiana personale che nel lavoro, per rispettare le doverose norme igieniche e di distanziamento sociale, evitando anche i contatti con le persone più care per molto tempo. Non mi sento di usare invece il termine “paura”, in quanto il personale sanitario conosce bene i rischi che esistono e le dovute misure cautelative per limitare il rischio biologico in generale. Personalmente credo sia sempre più utile conoscere piuttosto che avere paura di qualcosa, al fine di affrontare la minaccia armati a dovere. Inoltre al momento lavoro presso strutture di degenza che ospitano anche pazienti affetti da Covid-19, quindi tocco quotidianamente con mano il problema, che è reale e non deve essere affrontato con timore, bensì con rigore medico-scientifico e mai sottovalutato.
Le misure restrittive che hanno avuto forte impatto non solo sul sottoscritto sono proprio quelle legate ai luoghi in cui si pratica attività ricreativa e sportiva, senza dimenticarci che si tratta di luoghi di aggregazione sociale e di convivialità, ma non per questo meno utili alla salute rispetto ad altri.
Da medico e da Personal Trainer si sente di esortare il Comitato Tecnico Scientifico Nazionale a prendere in seria considerazione la riapertura in sicurezza di palestre e piscine?
Credo che nel 2021 i benefici dell’attività fisica individuale e personalizzata dovrebbero essere ben chiari a tutti, soprattutto a chi si trova ai vertici di determinati organi di competenza.
Quindi pensare di dover esortare per ottenere un diritto alla salute mi fa quasi sentire di perdere in partenza. Inoltre è stato ampiamente dimostrato che i centri sportivi non hanno registrato tassi di contagio superiori ad altre tipologie di attività la cui apertura, anche se con difficoltà e intermittenza, è stata consentita. Quello che mi rattrista vedere è che l’attività sportiva sembrerebbe etichettata come un qualsiasi hobby, un passatempo rimpiazzabile con qualsiasi altro. Lo si evince dalle imbarazzanti parole ripetute nei vari Dpcm “L’attività sportiva e motoria è consentita esclusivamente nei pressi della propria abitazione…” come se davvero la normalità fosse stare fermi tutto il giorno seduti? O fosse davvero “normale” non praticare nessuna attività al di fuori del lavoro? Il problema principale è proprio che a livello di idee e concetti siamo messi molto molto male.
Cercherò di spiegare brevemente come si è evoluta davvero la questione per chi non è dell’ambiente: al primo lockdown palestre e centri sportivi come tutto il resto furono chiusi, alla riapertura fu imposto giustamente di investire in presidi di igienizzazione. È stata cambiata la disposizione delle sale, scaglionati gli ingressi, e vi garantisco che tutto ciò è avvenuto con enorme impegno ed entusiasmo per ricominciare il prima possibile. Personalmente collaboro con molte realtà di centri fitness in tutta Italia e non so di nessuno che abbia raggirato le disposizioni.
A Novembre arrivano i nuovi controlli, il premier Conte e il ministro Spadafora si complimentano anche di aver trovato su tutto il territorio nazionale i centri nel rispetto delle norme. Cosa fanno, a questo punto? Si chiude. Di nuovo. Ecco che migliaia di euro investiti per riaprire vanno in fumo, senza contare che tutti i gestori avevano prorogato gli abbonamenti per i mesi precedentemente persi dai clienti. Che sia chiaro a chi non lo vede dall’interno: le palestre sono ferme da un intero anno e questo non ha un senso logico. D’altronde viviamo in un mondo in cui l’attività fisica è classificata come potenzialmente pericolosa ma le sigarette restano comunque un bene di prima necessità.
Inoltre pochi sanno che a seguito di questa seconda chiusura la maggior parte dei centri sportivi non ha ricevuto nessun tipo di ristoro, e mi riferisco a tutte le ASD e SSD o altri tipi di strutture inquadrate come associazioni sportive. Non dimentichiamo nemmeno tutti i Personal Trainer liberi professionisti che lavorano con P. IVA i quali, nonostante lavorino one to one con un singolo cliente per volta, si son visti chiudere i propri studi e non sono risultati idonei a ricevere nessun tipo di sussidio. Questo è l’aspetto più vergognoso che è stato taciuto da qualsiasi ente governativo. E purtroppo il Ministro Spadafora non è stato in grado di dare una motivazione coerente del perché nel resto d’Europa i fondi siano prontamente arrivati a tutti, proporzionali a spese e bilanci. Quindi oltre ad etichettare le palestre come settore sacrificabile, ci troviamo di fronte ad un’intera classe di lavoratori volutamente dimenticati dallo Stato.
Io posso soltanto sperare con tutto il cuore che tutti gli amici delle palestre si rialzino con la tenacia e lo spirito che li contraddistingue il prima possibile. Ciò che però temo di più è l’impatto di questa situazione sulla salute, in particolare dei più giovani. Il sistema immunitario di cui tanto si parla e si invita a supportare vede come principali “booster” la sana alimentazione legata all’attività fisica. E non un’attività fisica qualsiasi ma, per l’impatto che determina a livello psicofisico, parliamo dell’attività fisica che un particolare individuo ama, la quale implica anche un ambiente familiare, ospitale, che sia ricco di stimoli UMANI, essenziali quando si stanno perseguendo obiettivi a lungo termine. Ma questo chi non fa sport non può saperlo, chi non lo vive non potrà capirlo mai, come non può sapere che chi conduce uno stile di vita sano sarà sempre la persona più attenta all’igiene e al rispetto del prossimo, anche in palestra. Inoltre se scoppia una pandemia non bisogna dimenticare le altre patologie, le quali di certo non diventano meno gravi al cospetto di un novo patogeno.
Cosa chiedo a nome di tutti gli sportivi veri d’Italia? Di permettere ad una fetta di popolazione che ha fortemente a cuore la salute e lo sviluppo socioeconomico del paese il DIRITTO di praticare nel rispetto di rigorose norme le proprie attività lavorative e sportive. Dati alla mano, le palestre non rappresentano luoghi più pericolosi di altri luoghi quali i centri commerciali, piazze, trasporti pubblici i quali in questo periodo sono stracolmi di gente.
Ci spiega, alla luce degli studi compiuti, l’importanza del microbiota intestinale e della nutrizione nella risposta alle infezioni respiratorie?
Seguendo atleti e amatori in tutta Italia purtroppo mi trovo non solo a far fronte al SARS-CoV-2 ma a tanti problemi da “lockdown e isolamento”: disturbi gastrointestinali funzionali, disequilibri ormonali, turbe dell’umore che potenzialmente potrebbero essere transitori, ma se tutto ciò continua in questo modo potrebbero cronicizzarsi o peggiorare. Ciò sta accadendo anche in quei pazienti che stavano risolvendo o tenendo sotto controllo determinate patologie nelle quali i fattori ambientali avversi hanno riesacerbato quadri clinici, impattando in maniera non indifferente anche sulla sfera emotiva.
Per i non addetti ai lavori potrebbe risultare non diretto il rapporto tra intestino e le infezioni respiratorie. Eppure in studi condotti sulla famosa influenza H1N1, Mers-CoV, Sars-Cov-1 e altri virus respiratori potenzialmente fatali esiste da molti anni una vasta letteratura scientifica in cui si evince l’importanza di mantenere in salute la flora del nostro intestino. Più del 70% delle cellule del nostro sistema immunitario matura a livello intestinale, al di sotto della mucosa, sotto l’influenza di segnali generati dai nostri batteri “buoni”. È come pensare che a livello intestinale alcune cellule che poi migrano a livello respiratorio ricevano l’addestramento per combattere al meglio i patogeni, senza generare risposte abnormi, come può avvenire in quadri severi di Covid-19, quando l’infiammazione non è più controllata dall’organismo e diventa potenzialmente fatale.
Spero che questo scenario sia abbastanza suggestivo da imprimere nella mente che alla base di una risposta immune efficiente debba esserci un’alimentazione ottimizzata e individualizzata, supportata da sano movimento. Per molti muoversi e praticare il proprio sport è indispensabile come respirare e ogni giorno dovremmo impegnarci a diffondere la cultura dello sport, perché migliori la salute di quante più persone possibile.