Michelino De Laurentiis: “Siamo entrati nell’era dell’oncologia personalizzata”.

Michelino De Laurentiis: “Siamo entrati nell’era dell’oncologia personalizzata”.

14 Aprile 2025 Off Di Antonio Magliulo

Docente universitario, ricercatore, “giramondo” per professione al fine di cercare nel confronto internazionale i più redenti protocolli di cura del cancro. Il professor Michelino De Laurentiis, è direttore del dipartimento di senologia e toraco polmonare dell’Istituto dei tumori, Fondazione G. Pascale, di Napoli. E qui facciamo punto perché il curriculum rischierebbe di assorbire troppo spazio che abbiamo preferito, invece, dedicare all’intervista.

Professor De Laurentiis, che effetto le fa essere considerato un’autorità in campo oncologico?

È certamente motivo di grande orgoglio, ma anche di grande responsabilità. In medicina, e ancor più in oncologia, il riconoscimento non deve mai diventare un traguardo personale, ma uno stimolo a migliorarsi continuamente. Il vero obiettivo resta sempre il bene del paziente. Il mio impegno personale, così come quello della mia equipe, si fonda su una ricerca e un aggiornamento scientifico costante e sull’applicazione quotidiana di conoscenze avanzate nella pratica clinica, con l’obbiettivo di offrire a ciascuna paziente il massimo possibile al mondo.

IL tumore della mammella oramai vede alzarsi sempre di più l’asticella della remissione della malattia. Siamo ancora lontani da poter annunciare che sarà possibile guarire nel 100% dei casi?

Abbiamo raggiunto risultati straordinari: oggi oltre l’85% delle donne con tumore mammario in fase iniziale guarisce. Tuttavia, esistono ancora sottotipi aggressivi, forme diagnosticate tardivamente o con resistenze ai trattamenti che non guariscono e che tendono a recidivare anche a distanza di anni. Ovviamente, anche se in percentuale sempre più bassa, questi casi sono ancora relativamente numerosi, data l’elevata frequenza del tumore mammario nella popolazione.

È su questi casi che stiamo concentrando le nostre ricerche e, anche se il cammino è ancora tortuoso, la direzione è quella giusta, soprattutto grazie all’oncologia di precisione, agli anticorpi coniugati, all’immunoterapia e alla diagnostica molecolare. Ci arriveremo gradualmente, ma sono fiducioso che non è lontano il momento in cui virtualmente tutti i tumori mammari saranno guaribili.

 Al di là della tipologia neoplastica diagnosticata, quanto conta la tempestività della diagnosi?

È cruciale. Una diagnosi precoce consente spesso di intervenire con trattamenti meno invasivi, con maggiore probabilità di successo e minore impatto sulla qualità della vita. Più una neoplasia viene scoperta in fase iniziale, più alte sono le probabilità di guarigione. Nel tumore al seno, come in molte patologie oncologiche, il tempo è davvero vita.

Le percentuali di adesione agli screening crescono, ma non decollano completamente. Secondo lei perché?

Ci sono diverse cause: scarsa consapevolezza, diffidenza, mancanza di informazione, ma anche ostacoli logistici e culturali. Spesso si sottovaluta l’importanza della prevenzione. Serve investire di più in educazione sanitaria e nella costruzione di un rapporto di fiducia tra cittadino e sistema sanitario, oltre a garantire percorsi di screening accessibili e ben organizzati.

Qual è oggi il ruolo delle nanoparticelle nelle nuove terapie oncologiche?

Se ne parla da tempo, ma le applicazioni cliniche ad oggi sono limitatissime e non particolarmente entusiasmanti. Tuttavia, rimangono una linea di ricerca interessante e potrebbero cambiare radicalmente il modo in cui somministriamo i farmaci, aumentando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali.

Il tumore è una malattia a genesi multifattoriale. Quali fattori risultano particolarmente determinanti per l’evoluzione verso la patologia?

Genetica, ambiente e stili di vita concorrono insieme. Alcuni tumori sono legati a mutazioni ereditarie (come BRCA1/2), ma la maggior parte è influenzata da fattori modificabili: alimentazione, fumo, alcol, obesità, sedentarietà. Anche l’inquinamento ambientale gioca un ruolo importante. Conoscere questi fattori è fondamentale per promuovere una prevenzione efficace.

Le nuove frontiere delle cure neoplastiche?

Siamo nell’era dell’oncologia personalizzata. Le nuove frontiere comprendono gli anticorpi farmaco-coniugati, l’immunoterapia, i vaccini terapeutici, le terapie cellulari come le CAR-T, le nanotecnologie e l’uso dell’intelligenza artificiale per analisi predittive e decisioni terapeutiche. La sfida sarà integrare tutte queste innovazioni, trasformarle in applicazioni cliniche utili e renderle accessibili a tutti i pazienti, in modo equo e sostenibile.