MICI: anche la nutrizione artificiale per una medicina a misura di paziente
12 Dicembre 2020Si stima che in Italia siano circa 250mila i pazienti affetti da MICI, soprattutto in età giovanile, con un picco d’esordio generalmente compreso nella fascia tra i 15 e i 30 anni.
Se ormai è noto come l’alimentazione influisca sulla salute di ogni individuo, il tema acquisisce ancor più rilievo nell’interazione con malattie che interessano il tratto gastrointestinale, come le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI), ossia la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa. Relazioni di causa diretta con alcuni alimenti non sono al momento supportate da evidenze scientifiche, anche se appare molto probabile che la cosiddetta “dieta occidentale”, povera di fibre e ricca di cibi raffinati a livello industriale, possa giocare un ruolo rilevante nell’aumento della incidenza sia della Malattia di Crohn sia della Colite Ulcerosa.
Restano tuttavia ancora numerosi dubbi sul reale ruolo dei diversi elementi considerati fattori scatenanti delle MICI: abitudini alimentari, flora batterica, altri fattori ambientali e genetica. Ciò a cui invece bisogna prestare grande attenzione è lo stato di nutrizione dei pazienti affetti da MICI, visto che non infrequentemente si possono presentare deficit nutrizionali di vario tipo, anche gravi. L’importanza di identificare e correggere lo stato di malnutrizione deriva dal fatto che è ormai appurato che esso è legato ad una serie di eventi negativi nei pazienti affetti da MICI, quali un aumentato rischio di riacutizzazioni, di ricoveri, di mancata risposta alle terapie e, nei pazienti sottoposti ad interventi chirurgici, di complicanze.
“Anzitutto – osserva il dottor Simone Saibeni, dirigente medico presso la U.O. Gastroenterologia dell’Ospedale di Rho (MI) – la malnutrizione può essere dovuta al ridotto introito calorico che gli stessi pazienti mettono in atto nella speranza che l’eliminazione di taluni alimenti riduca il rischio di una riacutizzazione della malattia o il peggioramento dei sintomi di una malattia in fase di attività; questo porta a un’alterazione e a una ridotta variabilità della dieta che non infrequentemente conduce in ultimo a calo di peso. Inoltre, può verificarsi una riduzione dell’appetito legata all’‘effetto anoressizzante’ di alcune componenti che mediano l’infiammazione, alla deflessione dell’umore cui vanno incontro i pazienti in alcuni momenti della storia clinica delle MICI e all’alterata percezione dei sapori. A volte il ridotto introito alimentare può essere dovuto anche a indicazioni non corrette da parte di alcuni medici. Altre cause di malnutrizione sono legate strettamente alle MICI. Per esempio una causa rilevante di malnutrizione è determinata dal malassorbimento, più frequentemente osservato nella malattia di Crohn a causa della sua localizzazione a livello dell’intestino tenue. In caso di un’estesa infiammazione a carico del duodeno, del digiuno o dell’ileo si riduce infatti la superficie deputata all’assorbimento delle varie componenti dell’alimentazione, con conseguenti deficit nutrizionali più o meno gravi e più o meno estesi. Inoltre, spesso i pazienti affetti dalla Malattia di Crohn devono sottoporsi a interventi chirurgici di resezione dell’intestino tenue, che riducono anatomicamente la percentuale assorbente. Infine, sempre nella Malattia di Crohn, ci possono essere altre cause come le fistole gastroenteriche, la sovraccrescita batterica e un accelerato transito ileale. Un altro fattore che porta a una aumentata richiesta nutrizionale è quello legato all’attività della malattia: sebbene il fabbisogno energetico di chi è affetto da MICI non sia in generale dissimile da quello della popolazione generale, durante l’attività della malattia diventa necessario incrementare l’assunzione di proteine per fronteggiare l’aumentato fabbisogno proteico”.
Per risolvere i problemi della malnutrizione nei pazienti affetti da MICI si sta implementando sempre più una personalizzazione dell’intervento medico anche in fatto di nutrizione. Il supporto nutrizionale è volto sia a impedire l’instaurarsi di veri e propri deficit, sia alla correzione di essi quando si verificano. La nutrizione artificiale è invece un supporto più consistente che viene dato al paziente nei casi più impegnativi secondo le sue esigenze, legate sia alla sua persona sia alla sua malattia.
“Il primo livello di intervento è rappresentato della nutrizione enterale, ossia l’assunzione di sostanze nutrizionali aggiuntive che può avvenire in alcuni casi attraverso il posizionamento di un sondino naso gastrico – evidenzia Saibeni – Nei pazienti pediatrici affetti da malattia di Crohn, la nutrizione enterale non è solo un supporto, ma una vera e propria terapia, in grado di indurre la remissione della malattia e di far riprendere i processi di crescita e sviluppo interrotti dall’attività infiammatoria e dalla malnutrizione stessa. Nella popolazione adulta la nutrizione enterale è utile per correggere i deficit nutrizionali, per mantenere un adeguato introito calorico, quando questo viene alterato o ridotto e, secondo alcuni studi, anche come componente per il mantenimento della remissione”.
Diverso il discorso della nutrizione parenterale. “La nutrizione parenterale non passa più dalla normale via intestinale, ma viene garantita attraverso cateteri venosi che possono essere periferici (vena del braccio) o centrali (vena giugulare) in modo da garantire supplementazioni caloriche, vitaminiche, di lipidi, carboidrati e proteine. La nutrizione parenterale è necessaria in quei rari casi in cui il paziente non può alimentarsi normalmente o ricevere la nutrizione enterale per la presenza di alcune complicanze legate alla malattia intestinale” aggiunge Saibeni.
Le MICI (o IBD – Inflammatory Bowel Diseases secondo l’acronimo anglosassone) sono patologie infiammatorie croniche dell’intestino. Si stima che in Italia siano circa 250mila i pazienti affetti da MICI, soprattutto in età giovanile, con un picco d’esordio generalmente compreso nella fascia tra i 15 e i 30 anni, con un 20% di casi addirittura già in età pediatrica, inficiando la qualità di vita e provocando conseguenze anche a livello psicologico.
Il tema della nutrizione artificiale nel paziente affetto da MICI è stato oggetto di analisi nell’ambito del recente XI Congresso IG-IBD – Italian Group for the study of Inflammatory Bowel Disease, organizzato da Health Meetings Group, con Responsabile Scientifico il Dott. Marco Daperno. Nonostante il suo svolgimento online, ben 550 i medici iscritti, 96 le comunicazioni orali presentate, 24 di queste già selezionate come ricerche innovative; 4 invece i corsi precongressuali per coprire ogni novità nell’ambito delle MICI. Le principali tematiche affrontate sono il ruolo della fibrosi nelle IBD, il posizionamento dei farmaci, la sovrapposizione tra intestino irritabile e MICI, la medicina di genere, l’imaging cross-sectional, l’ultrasonografia, le tecniche di intelligenza artificiale applicata in endoscopia.