Ministero Salute, alle battute finali il “Piano per la cronicità”
10 Giugno 2024Siamo oramai agli sgoccioli per la presentazione del nuovo Piano ministeriale di intervento per la cura delle malattie croniche.
Ancora qualche modifica ma l’ossatura del programma di intervento è ormai pronto nelle sue linee principali.
Le prime voci che circolano riferiscono di un nuovo Piano Nazionale Cronicità che sarebbe pronto e in attesa di essere licenziato dalla Direzione Generale Programmazione del Ministero della Salute. Accanto alle dieci patologie croniche previste dal Piano del 2016, oggetto di intesa Stato-Regioni, dagli uffici diretti dal professor Americo Cicchetti ne figurano ora altre tre per un totale di circa 7,6 milioni di potenziali nuovi pazienti: obesità (4 milioni di pazienti, molti con altre co-morbidità), endometriosi (circa 3 milioni di donne affette) ed epilessia (600 mila casi circa). Si allarga così il bacino dei cronici, tenendo anche presente che sono malati cronici quasi metà dei 24 milioni di anziani italiani over 65. Ma ancora una volta, come 8 anni fa, non viene per ora menzionata alcuna copertura per garantire il diritto alla presa in carico di questi e degli altri pazienti.
Sulle patologie croniche inquadrate quattro per l’età evolutiva e sei per gli adulti (malattia renale cronica, artriti, Crohn e coliti ulcerose, insufficienza cardiaca, Parkinson e Bpco) il Piano valuta le criticità assistenziali e indica alle Regioni obiettivi generali e specifici, linee di intervento, regole per monitorare i risultati attesi. Inoltre, opera per piani diagnostico-terapeutici assistenziali nei quali i pazienti sono stratificati secondo cinque livelli di gravità e bisogni: dalla monocronicità trattata con successo dal medico di famiglia (preceduta da un livello zero, i “non pazienti”) fino alla terminalità. Il percorso culmina nell’adozione di un patto di cura medico-paziente da formalizzarsi in un Piano Assistenziale Individuale. Rispetto ad otto anni fa, la differenza è dovuta al fatto che intanto è stato varato in Italia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che finanzia con 2,72 miliardi di fondi europei l’assistenza domiciliare integrata: obiettivo, la presa in carico nella “casa come primo luogo di cura” entro il 2026 del 10% di tutti gli anziani over 65, cioè poco meno di metà dei cronici che si dichiarano sintomatici. E ci sono finanziamenti per Fascicolo sanitario e soprattutto Telemedicina. Nel 2022 il decreto 77 del Ministero della Salute sugli standard dell’assistenza territoriale ha istituito, nelle “Case di comunità –hub”, una per distretto, i Punti unici di accesso all’assistenza, dove avvengono le valutazioni multidimensionali individuali. I finanziamenti del PNRR consentono inoltre di collegare ai percorso diagnostico-terapeutico l’apporto di forme di telemedicina, e di implementare referti e dati presenti nei fascicoli sanitari elettronici. Al momento però, a differenza che nel Piano Oncologico (PON) o in quello per le malattie rare (PNRM), i finanziamenti latitano. Ulteriore nodo, la carenza di personale. Rispetto a 8-10 anni fa, mancano all’appello 9 mila medici di famiglia e preoccupa il saldo negativo tra nuovi infermieri e pensionamenti che genera a conti fatti una carenza di quasi 20 mila unità: quasi tutte da schierare sul territorio.
Il Piano per la cronicità “uscente” non è stato applicato in tutte le regioni. In otto anni sono riuscite le giunte del Centro-Nord, tranne la Valle d’Aosta, le Province autonome di Trento e Bolzano, e la Liguria che però di recente ha approvato alcuni contenuti nel Piano Socio-Sanitario. Da Lazio ed Abruzzo in giù non è stato applicato se non in Puglia. Lo scorso anno in un documento il think tank Salutequità guidato da Tonino Aceti ha provato a formulare delle “pre-condizioni” per rendere possibile l’applicazione uniforme del Piano in tutta la penisola: indicatori più stringenti nel Nuovo Sistema di Garanzia dei Livelli essenziali di assistenza; un Piano Nazionale Esiti dedicato all’assistenza territoriale; produzione di evidenze in termini di salute, qualità di vita e assistenza sugli esiti prodotti nei territori; una relazione annuale al Parlamento sullo stato di avanzamento. Chiesta anche massima trasparenza istituzionale nel pubblicare i dati così da metterli a disposizione di tutta la popolazione.