Monitoraggio sui disturbi alimentari
18 Febbraio 2022Si è conclusa la prima survey epidemiologica a livello nazionale sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna), obiettivo del progetto Piattaforma per la lotta alla malnutrizione in tutte le sue forme (triplo burden: malnutrizione per difetto, per eccesso e da micronutrienti), finanziato dal Ministero della salute nell’ambito del programma CMM 2018. Il progetto in questione ha previsto anche la stesura di un dossier scientifico sulla Dieta Mediterranea (DM), come modello di prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e di basso impatto ambientale.
Più in dettaglio, i risultati del progetto sono pubblicati rispettivamente nel volume I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: un’epidemia nascosta (che descrive un aumento della patologia diffuso in tutto il territorio nazionale) e nel Dossier DM (che caratterizza la DM come esempio di alimentazione tradizionale, sana e sostenibile, nonché strumento di sanità pubblica in ottica One Health) (ITA) (ENG).
I risultati più significativi per la survey Dna relativi alle ospedalizzazioni in Italia per disturbi della nutrizione e dell’alimentazione rivelano uno spaccato interessante. Il trend del tasso di ricovero per Dna in Italia negli anni 2014-2018, considerando tutte le diagnosi per Dna nel loro complesso, ha un andamento pressoché costante nel tempo. Si assiste a un moderato calo dell’età mediana e della proporzione di ricoveri di sesso femminile rispetto a quelli maschili. Si evidenzia che il numero medio di giorni di degenza rimane pressoché costante nel tempo ed è sempre maggiore nelle femmine rispetto ai maschi. Prendendo in considerazione le diagnosi scorporate nelle varie forme di Dna, emerge in termini assoluti una prevalenza di ricoveri per anoressia nervosa. Si evidenzia che la diagnosi principale “Disturbo alimentare, non specificato” risulta, per il numero e la percentuale di ricoveri, seconda per rilevanza. Si evidenzia, inoltre, un lieve incremento nel tempo nella percentuale dei ricoveri per Dna in diagnosi principale e/o secondaria in regime di ricovero ordinario rispetto al ricovero diurno. Andamento che non si rileva se si considerano solo i ricoveri per Dna in diagnosi principale. I ricoveri sono rappresentati, in maniera costante nel tempo, da circa il 95% di pazienti di nazionalità italiana. Si evidenzia un trend crescente nel tempo della percentuale di cittadini di Cina, Francia, Nigeria. Emerge altresì che gli accessi diretti dal pronto soccorso sono in calo e risultano una percentuale compresa tra il 20 al 10% e che nella popolazione maschile il tasso di ospedalizzazione è più alto nelle fasce d’età più giovani (‹10 e 10-14 anni) rispetto alle femmine e segue un andamento decrescente, mentre nelle femmine il tasso è più alto nella fascia 15-19 anni e segue una distribuzione normale.
Prendendo in considerazione il livello di istruzione, non si rilevano particolari differenze né tra il sesso femminile e quello maschile, né tra le prime tre diagnosi principali di disturbo alimentare. Prendendo in considerazione la provenienza, cioè l’invio al ricovero ospedaliero o diurno, si evince che la maggior parte dei ricoveri proviene da un ricovero precedentemente programmato dallo stesso istituto di cura (34,4%), da un invio dell’istituto di cura con proposta di un medico (21,9%), da altri invii non tracciati (21,4%). si evidenzia come i ricoveri provenienti dal pronto soccorso o dall’osservazione breve siano solo il 15% circa.
La diagnosi principale più frequente risulta essere l’anoressia nervosa, in quanto presenta più rischio di acuzie e quindi necessità di ricovero ospedaliero. Si evidenzia come al secondo posto troviamo i disturbi dell’alimentazione non specificati e al terzo posto emerge la diagnosi di obesità grave. Emerge anche che i reparti dove vengono ricoverati più frequentemente pazienti con Dna risultano essere quelli di recupero e riabilitazione funzionale, psichiatria e medicina generale. Si evidenzia inoltre come al quarto e quinto posto si trovino i reparti di pediatria e neuropsichiatria infantile, a conferma del dato di abbassamento dell’età di insorgenza dei Dna.
Analizzando le prime 20 diagnosi secondarie dei ricoveri con diagnosi principale di anoressia nervosa si evidenzia come, dopo il primo posto, troviamo due disturbi psichiatrici quali disturbo ossessivo compulsivo e disturbo di personalità borderline, riconosciute in letteratura come due tra le più frequenti comorbilità psichiatriche dell’anoressia nervosa. Analizzando le prime 20 diagnosi secondarie dei ricoveri con diagnosi principale di bulimia, troviamo conferma nei dati della letteratura che ci indicano la presenza in comorbilità di disturbi di personalità e dell’umore. Analizzando la variabilità dei tassi di ospedalizzazioni nelle diverse regioni italiane, emergono forti differenze tra una regione e l’altra.
Considerando tutte le diagnosi per Dna nel loro complesso si assiste a un aumento del tasso di accesso in pronto soccorso nel tempo, quasi raddoppiato dal 2014 al 2018 (5,0 per 100.000 abitanti vs 9,0). Tale aumento è più evidente nei maschi (si passa dal 3,8 nel 2014 all’8,0 nel 2018, +110%) rispetto alle femmine (6,1 vs 10,0, +64%). Questo andamento differisce da quello rilevato per i ricoveri ospedalieri dove il tasso di ricovero è rimasto pressoché costante nel tempo
contrariamente ai ricoveri ospedalieri, dove si rileva un tasso di ricovero maggiore per diagnosi di anoressia nervosa, nel caso degli accessi al pronto soccorso le diagnosi prevalenti sono “Altri disturbi dell’alimentazione” e “Disturbo alimentazione, non specificato”.
Il numero e la percentuale di accessi per diagnosi principale nel tempo mostra un incremento dal 2014 al 2018, sia nei maschi sia nelle femmine e sono rappresentati, in maniera costante nel tempo, da circa il 93% di pazienti di nazionalità italiana. Nella popolazione femminile il tasso di accesso al pronto soccorso è più alto che nei maschi. Questo andamento si rileva in tutte le fasce di età, fatta eccezione per la fascia ‹10 anni. Si evidenzia la rilevanza dei tassi di accesso dei pazienti minorenni, a testimonianza dell’abbassamento di età di esordio dei Dna. La diagnosi principale più frequente risulta essere “Altri disturbi dell’alimentazione”, seguita dalla diagnosi per “Disturbi dell’alimentazione non specificati” e terzo posto “Anoressia nervosa”. Considerando la diagnosi di anoressia nervosa, si evince che nella popolazione femminile il tasso di accesso al pronto soccorso è più alto che nei maschi. Il tasso di accesso risulta più alto per pazienti nella fascia d’età 15-19. Si evidenzia la rilevanza dei tassi di accesso dei pazienti minorenni, a testimonianza dell’abbassamento di età di esordio dei Dna.
Considerando tutte le cause di morte per Dna nel loro complesso si evidenzia un andamento decrescente nel tempo del tasso di mortalità. Si può osservare, per tutte le diagnosi, un’età mediana situata nella fascia di età adulta, o di anzianità. Prendendo in considerazione le cause di morte scorporate nelle varie forme di Dna emerge in termini assoluti una prevalenza di decessi per anoressia nervosa. Tra i più forti predittori di una morte precoce sono risultati essere: una diagnosi di anoressia nervosa, la cronicità del disturbo e una più tarda età di esordio.
Considerando tutte le esenzioni per Dna nel loro complesso si evidenzia un andamento crescente nel tempo del tasso di esenzione fino a stabilizzarsi tra il 2017 e il 2018. Tale andamento è più evidente nelle femmine rispetto ai maschi. Prendendo in considerazione le esenzioni scorporate nelle due forme di Dna per cui l’esenzione, emerge in termini assoluti una prevalenza di esenzioni per anoressia nervosa, la percentuale di pazienti di sesso femminile con esenzione per Dna si attesta su un 95% nel periodo 2014-2018 per l’anoressia nervosa, mentre varia tra 93% e 95% nel caso della bulimia nervosa. L’età mediana negli anni è di circa 23 anni per l’anoressia nervosa e 34 anni per la bulimia.
Il Dossier evidenzia, infine, i vantaggi della DM, in ambito ambientale, culturale e di salute pubblica. Sottolinea il ruolo delle istituzioni per favorire l’adozione di diete sane e sostenibili ad un numero sempre più elevato di persone ed il ruolo dei consumatori che dovrebbero fare scelte consapevoli, ridurre gli sprechi, programmare la spesa, consumare porzioni moderate.
La DM, forte del riconoscimento dell’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità, si conferma con evidenze scientifiche sempre più forti come modello di dieta sana e sostenibile. Questo pone due ordini di riflessioni: la prima è proseguire la disseminazione delle conoscenze dei suoi contenuti e rinforzare studi epidemiologici e clinici a conferma di evidenze già note o a supporto di nuovi dati, la seconda deve portare all’apertura di un dialogo internazionale che, partito dai paesi del Mediterraneo, si allarghi a livello globale cercando similitudini e parallelismi con altri pattern dietetici tradizionali. Infatti salubrità e sostenibilità non sono da collegare esclusivamente a cibi o piatti tipici della DM, ma vanno letti secondo 4 direzioni di benefici: sulla salute, ovviamente, sulla sostenibilità, ma anche sul supporto alle economie locali e sulla valenza socio-storico-antropologica, come cerniera tra un passato di saperi/sapori tradizionali da conoscere e un futuro di innovazione saggia e rispettosa.