Mutamento del clima e antibioticoresistenza, le nuove minacce per la salute
5 Gennaio 2024Cambiamento climatico, batteri resistenti agli antibiotici, zoonosi come Dengue e West Nile, ma anche aviaria e peste suina. Nei prossimi anni sarà necessario fare fronte a diverse malattie infettive e non più solo il Covid. A tracciare le sfide che ci attendono sono – in un dibattito per Adn Kronos – Francesco Vaia, direttore della Prevenzione del ministero della Salute; Roberto Parrella, nuovo presidente della Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali e direttore Uoc Malattie infettive a indirizzo respiratorio dell’ospedale Cotugno di Napoli e Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova.
Spiega Parrella: «Nel momento in cui l’Oms ha dichiarato la fine dello stato di emergenza per Sars-CoV-2 è stata eliminata una serie di misure e obblighi. E questo può aver generato una falsa aspettativa nella popolazione. Il virus gira e si mescola con altri virus respiratori come l’influenza. I dati a novembre sono aumentati, arrivando a 1.000 ricoverati con sintomi e 307 decessi, quindi circa 40 al giorno. Sono numeri che però non devono spaventare, ma portarci ad affrontare una situazione che oggi è più delicata per i fragili che sono esposti a più rischi rispetto all’intera popolazione. Da qui nasce la necessità di vaccinare con il rischiamo aggiornato queste categorie insieme agli immunodepressi. Oggi il Covid e altri virus respiratori si possono confondere e sovrapporre». Questo accade spesso con malattie respiratorie attribuite a vari agenti infettivi, virali e batterici, parliamo di Mycoplasma pneumoniae e bronchioliti da virus respiratorio sinciziale (Rsv) nei bambini. Infatti, sono presenti sempre più spesso gli alert dei pediatri, in particolare nel periodo invernale.
«Sicuramente», osserva Bassetti, «il problema più grande che dobbiamo affrontare è quello delle infezioni da batteri resistenti agli antibiotici che rappresenta una vera piaga, si contano ogni anno quasi 5 milioni di morti nel mondo e almeno 40 mila in Italia, tra chi muore in ospedale e chi muore fuori per le infezioni da batteri multiresistenti. È un tema che mette insieme tanti diversi settori, da quello della medicina umana, quello della veterinaria, quello dell’agricoltura, perché gli antibiotici sono utilizzati in molti diversi ambiti e ci vuole una nuova consapevolezza da parte di tutti che questo è il vero problema da oggi ai prossimi 20-25 anni. All’orizzonte ci sono pochi nuovi antibiotici attivi sui superbug, batteri che sono diventati ormai veramente fortissimi e che resistono a ogni tipo di terapia. Dobbiamo fare tesoro di ciò che abbiamo a disposizione cercando di utilizzarli al meglio quando servono, con tutta una serie di raccomandazioni anche alla popolazione di usarli al dosaggio, al ritmo di somministrazione corretto, quando realmente servono».
Evidenzia Vaia: «E’ indispensabile adottare una visione sistemica, che coinvolga ampi settori della società, dalla scuola alla famiglia, dai luoghi di lavoro al mondo del Terzo settore. Un approccio proattivo, che tenga conto della complessità degli interventi richiesti e che si muova attivamente per la promozione della salute dei cittadini durante tutto il corso della nostra vita (life-course): non è mai troppo presto, non è mai troppo tardi e non è mai abbastanza per la prevenzione. A partire dai più piccoli, perché è stato dimostrato che le abitudini acquisite durante l’infanzia hanno ripercussioni durature sulla salute, per tutta la vita dell’individuo (si pensi al problema del sovrappeso e dell’obesità infantile) fino ai grandi anziani».
Sull’antibiotico-resistenza, rimarca Bassetti, «c’è bisogno anche di nuova consapevolezza da parte dei medici, perché troppo frequentemente usano questi farmaci con leggerezza e la leggerezza con cui molti medici usano questi antibiotici non rende ragione della grandezza del problema, forse è il caso che tutti abbiano una maggiore consapevolezza di quanto questi antibiotici e questi farmaci sono straordinariamente importanti, ma proprio per questa ragione devono essere utilizzati con maggiore oculatezza, quindi dovremmo lavorare molto, soprattutto dal punto di vista formativo, anche e soprattutto sui medici e questo è il vero grande problema».
Quest’anno c’è stato il primo caso di influenza suina da H2N1 in Inghilterra, che ha già causato una pandemia nel 2009. H2N1, sostengono gli esperti, non sembrerebbe avere le caratteristiche di diventare un virus pandemico, ma è necessaria una stretta osservazione perché si tratta di un’infezione che arriva dal mondo animale. Le zoonosi, in generale, sono un problema importante perché sono infezioni che passano l’uomo dal mondo animale e, per questo, bisogna attentamente vigilare.
Ci sono altre emergenze rappresentate anche dai cambiamenti climatici. «Il fatto che in Italia la Dengue sia oggi diventata una malattia praticamente autoctona e quindi rischia di diventare endemica anche nel nostro Paese», avverte Bassetti, «le temperature a cui ci siamo abituati negli ultimi anni hanno fatto sì che le zanzare siano presenti non solo nei mesi estivi, ma anche in tanti altri mesi, sia quelli primaverili che autunnali. Un problema che riguarda la Dengue e anche la West Nile che è un’altra malattia trasmessa dalle zanzare, anche in questo caso si tratta di una zoonosi che arriva tramite un ospite intermedio. Inoltre, tra i problemi virali potenziali quello su cui vigilare più attentamente è l’aviaria: continuano a essere riportati casi di aviaria in animali diversi, in mammiferi e altri tipi di animali, è chiaro che ogni volta che questo virus colpisce un nuovo animale, muta e sappiamo cosa vogliono dire i cambiamenti di questo tipo di virus. Lo scenario futuro, quindi, è purtroppo pieno di problematiche infettive».
«Esiste un piano nazionale di contrasto all’antibiotico-resistenza», chiarisce Parrella, «che prevede 4 aree: formazione, informazione, trasparenza e ricerca-innovazione, e poi la cooperazione nazionale e internazionale. I pilastri sono la sorveglianza e il monitoraggio degli antibiotici e delle infezioni batteriche correlate all’abuso». Inoltre, conclude Parrella, «abbiamo terminato il congresso Simit con la partecipazione attenta su questi temi, dall’antibiotico-resistenza alle zoonosi. Nascerà una nuova generazione di infettivologi pronta a contrastare questo tipo di urgenze e li vedo molto energici, pronti a scattare e a sensibilizzare la popolazione».