Napoli, una due giorni sul tumore metastatico al seno
5 Aprile 2019Policlinico federiciano, Cardarelli e Pascale insieme per fare il punto sulle più importanti novità, in tema di terapia e cura, del cancro in metastasi alla mammella.
In programma oggi e domani nei saloni di Palazzo Caracciolo (via Carbonara 112) un convegno sul “Tumore al seno metastatico” che ha il coordinamento scientifico delle tre più importanti strutture sanitarie cittadine, il Policlinico Federiciano, l’Istituto dei Tumori <Pascale> e il Cardarelli rappresentate, rispettivamente, dal professore Sabino De Placido e dai suoi colleghi Michelino De Laurentiis e Ferdinando Riccardi. Si affrontano tutte le tematiche relative al tumore del seno che, purtroppo, continua a rappresentare una fortissima esigenza sanitaria perché questa patologia non solo è in costante diffusione, ma da anni interessa un numero di pazienti sempre più giovani. Il tumore del seno metastatico è uno dei più gravi e più preoccupanti perché non solo è di stadiazione avanzata, interessa il seno e coinvolge altre parti del corpo, ma anche perché finora non esistevano terapie. Un motivo di sollievo per le donne con tumore al seno metastatico è oggi offerta della Pfizer azienda farmaceutica che, come verrà illustrato nel corso del convegno mette ora a disposizione del mondo sanitario e delle pazienti farmaci che consentono di intervenire positivamente sulle aspettative di vita di donne colpite da questa patologia.
In Italia si presume siano circa 30.000 le donne che convivono con un tumore al seno metastatico. Qual è l’incidenza in Campania? E quali sono le caratteristiche di questo tumore rispetto alla forma non metastatica?
“In Campania, come nel resto d’Italia, non esiste un sistema di rilevazione diretto dei casi di tumore mammario metastatico. Per cui le stime sono molto approssimative e, probabilmente, sottodimensionate. Io ritengo – chiarisce Michelino De Laurentiis, direttore dell’oncologia medica senologica nell’Istituto Pascale – infatti, che la stima di 30.000 donne in Italia sia molto approssimata per difetto. Infatti, l’incidenza attesa di nuovi casi di tumore mammario metastatico dovrebbe essere circa 10-15.000 novi casi l’anno. Considerando che queste donne, grazie ai progressi terapeutici, possono oramai convivere con la loro malattia per molti anni, credo che la prevalenza attuale sia molto più alta dei 30.000 citati: almeno il doppio, se non di più. Fatte queste premesse, si può orientativamente stimare che in Campania ci siano circa 6.000-9.000 donne con tumore mammario metastatico.
Rispetto alla forma non metastatica, che guarisce nella maggior parte dei casi, qui la guarigione definitiva è rara, ma comunque possibile. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile ottenere una ‘cronicizzazione della malattia’, anche per anni, attraverso un sapiente impiego sequenziale di tutte le opzioni terapeutiche disponibili”.
Quali sono i fattori di rischio e l’evoluzione di questo tumore? Che ruolo giocano le caratteristiche biologiche e molecolari?
“L’evoluzione auspicabile nella maggior parte dei casi, come detto, è la cronicizzazione della malattia. Questa è una sorta di convivenza col tumore – chiarisce De Laurentiis – che si può ottenere attraverso l’impiego sequenziale di vari tipi di trattamento: la terapia ormonale, la terapia a bersaglio molecolare e la chemioterapia. Eventualmente in combinazione tra di loro. Alcune donne riescono a guarire anche in questa fase, ma altre, per fortuna una minoranza in costante diminuzione, presentano ancora oggi una malattia aggressiva e resistente ai farmaci a nostra disposizione.
I fattori di rischio che condizionano l’evoluzione della malattia sono prevalentemente le caratteristiche biologiche intrinseche della malattia. Oggi sappiamo che ogni tumore è diverso da un altro e che, in base alle caratteristiche biologiche, si riconoscono almeno tre sottotipi principali di tumore della mammella che richiedono, ciascuno, un approccio terapeutico differente: 1. I tumori Luminali, meno aggressivi, che possono giovarsi di trattamenti ormonali, chemioterapici e a bersaglio molecolare; 2. I tumori HER2-positivi, più aggressivi, ma molto responsivi alle terapie specifiche a bersaglio molecolare, oltre che alla chemioterapia e, talvolta, alla terapia ormonale; 3. I tumori ‘triplo-negativi’, in genere più aggressivi e per quelli abbiamo meno farmaci a disposizione, essenzialmente la chemioterapia e, in alcuni casi, farmaci a bersaglio molecolare”.
Negli ultimi anni la ricerca ha compiuto notevoli progressi nel trattamento di questo tumore: quali sono stati i risultati più significativi? Quali sono le prospettive per le pazienti? E cosa ci possiamo aspettare dalle innovazioni terapeutiche in arrivo?
“Il principale risultato è stato quello che in pochi decenni il tumore mammario metastatico è passato da essere una malattia sempre letale ad una prevalentemente cronicizzabile. I risultati terapeutici sono, comunque, in costante e progressivo miglioramento, grazie all’avvento sempre più frequente di terapie innovative. Tante novità sono disponibili, come gli inibitori delle CDK4/6, e tante altre si intravedono all’orizzonte, quali: gli inibitori di PARP, gli inibitori di Pi3K, gli inibitori del checkpoint immunologici, i Vaccini e l’immunoterapia adottiva, giusto per citarne alcune. Tutte queste novità, sono certo, ci consentiranno nel breve di controllare sempre meglio questa frequentissima malattia”.