Nascere al tempo del Coronavirus, i consigli del pediatra
17 Aprile 2020“Al contrario di quanto osservato per l’influenza H1N1 e per la Sars, essere in gravidanza non sembra aggravare il quadro o il decorso della Covid-19”.
Aspettare e avere un bambino ai tempi della pandemia crea un’ansia nuova e pesante in aggiunta alle emozioni forti che già sono proprie di questo unico e specialissimo periodo dell’esistenza di una coppia, ma è anche un segnale forte di speranza, un meraviglioso dono di vita che è più potente del contagio, della malattia, della paura. Ne discutiamo col dottor Carlo Alfaro, esperto Medico pediatra, in prima linea, come tutto il personale sanitario, nella lotta contro il Coronavirus Sars-CoV-19 responsabile della Covid-19.
Dottor Alfaro, è pericoloso andare incontro a gravidanza e parto in questo periodo storico flagellato dalla pandemia?
Seguendo scrupolosamente le indicazioni delle Istituzioni scientifiche internazionali, e in Italia, del Ministero della salute che ha emanato un’apposita circolare e delle Società scientifiche di Ginecologi e Pediatri, costantemente aggiornate sui dati e le evidenze che emergono dalla letteratura scientifica, si possono affrontare la gravidanza, il parto e l’accudimento del neonato e del lattante con consapevolezza e serenità anche in piena fase epidemica.
Quali precauzioni deve affrontare una donna in stato interessante?
Al contrario di quanto osservato per l’influenza H1N1 e per la Sars, essere in gravidanza non sembra aggravare il quadro o il decorso della Covid-19. Le donne sane in gravidanza devono attenersi alle azioni di prevenzione nei confronti del nuovo Coronavirus valide per tutta la popolazione, come praticare igiene frequente e accurata delle mani, rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro oppure usare la mascherina quando ciò non sia garantito, evitare di toccarsi occhi, naso e bocca con mani non lavate. La prevenzione anti-Coronavirus in gravidanza comincia già dal posto di lavoro, secondo la circolare del Ministero della Salute, che chiede alle imprese di garantire alle lavoratrici incinte la modalità di lavoro “agile” per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio.
E se la donna incinta scopre di essere ammalata di Covid-19?
Dovrà essere seguita in maniera congiunta dal ginecologo e dall’infettivologo per stabilire il protocollo di cura più idoneo. Dovrà rimandare preferibilmente alcuni esami a quando sarà guarita, es. amniocentesi, villocentesi, ma potrà effettuare senza ritardi motivati dal timore di danni al feto esami a lei necessari, se sono indicati, esempio la Tac per lo studio della eventuale polmonite da Covid-19. Una review recente, che ha analizzato 23 studi, oltre ad evidenziare che rispetto a SARS e Mers (le altre due epidemie da Coronavirus degli anni passati) il COVID-19 determina minore morbilità durante la gravidanza, ha messo in evidenza una aumentata incidenza di parto pretermine, nel 47% dei casi di donne ospedalizzate per Covid-19. Invece, uno studio italiano condotto su 42 gravidanze SARS-Cov-2 positive, in corso di pubblicazione, ha evidenziato polmonite in 19/42 (45%): di queste 7/19 (37%) hanno richiesto supporto con ossigeno e 4/19 (21%) sono state ricoverate in terapia intensiva.
E quali precauzioni al momento del parto?
Le linee-guida raccomandano di sottoporre al tampone rino-faringeo per la ricerca del Sars-CoV-2 tutte le donne che al ricovero manifestano sintomi suggestivi di Covid-19 quali febbre, tosse, difficoltà a respirare, e, nell’attesa del tampone, di considerare tutte quelle con sintomi sospetti come potenzialmente contagiate e dunque applicare le misure di precauzione per evitare contagi ad altre pazienti e al personale. La gestione delle partorienti sospette o accertate COVID-19 deve avvenire, secondo il Ministero, con percorsi dedicati e in punti nascita “hub”, che sono punti nascita di II Livello in grado di fornire servizi diagnostici e terapeutici ad alta complessità, individuati da ciascuna Regione e Provincia autonoma. La paziente dovrà indossare la mascherina chirurgica e il personale sanitario deve indossare adeguati dispositivi di protezione individuale: maschera con filtro facciale FFP2 o 3, camice monouso idrorepellente a maniche lunghe, doppi guanti, visiera o occhiali a maschera, copricapo monouso, calzari. Si raccomanda di evitare il parto in acqua a seguito dell’evidenza di una trasmissione del virus anche per via fecale.
Ma è preferibile procedere al taglio cesareo?
No al contrario, c’è indicazione al parto naturale.
Ci sono pratiche che prima si facevano e ora non si possono fare più?
Ci siamo “adattati” alla nuova situazione per non far mancare nulla all’assistenza della mamma e del bambino. Noi medici ci stiamo attrezzando sempre di più ad attuare pratiche di tele-consulto e tele-assistenza, grazie alle grandi potenzialità della tecnologia attualmente disponibile che consente la rapida condivisione di immagini e contenuti. I Corsi di Accompagnamento alla Nascita (CAN), molto importanti per recare ai futuri genitori le informazioni giuste e a fornirgli le chiavi per la soluzione dei problemi che via via si troveranno ad affrontare, li stiamo svolgendo regolarmente on-line. Alcune pratiche, inevitabilmente, sono sospese per precauzione, per esempio lo “skin-to-skin”, che consiste nel posizionare il bambino appena nato nudo sul corpo della mamma, pelle a pelle, perché la madre potrebbe essere infetta e ancora asintomatica.
In conclusione, quale messaggio si sente di dare ad una coppia che mette al mondo un figlio in tempo di pandemia da Covid-19?
Un messaggio di grande speranza, che si collega al tema attuale della Pasqua: la Risurrezione di Gesù è il messaggio della vita che ha il sopravvento sulla morte. In questo tempo di tristezza, solitudine e dolore, ogni nuovo vagito è il sorriso di Gesù che scende dalla croce.