Nello Lorenzetti, coraggio responsabilità e pazienza le armi per distruggere il Covid
16 Gennaio 2021Con il Coronavirus, i business legati al wellness si sono fermati, mentre le farmacie e i negozi di prodotti sanitari hanno continuato le loro attività: il settore salute quindi non ha risentito in modo significativo del ciclo economico, mentre sono meno rosee le prospettive per il settore wellness. Quello legato a healthcare e wellness, in Italia, è un settore che funziona, con circa 54mila imprese che occupano quasi 480mila addetti e un fatturato complessivo passato dai 42 miliardi di euro del 2013 ai circa 50 stimati per fine 2019. La spesa media legata alla salute a famiglia è di 1.500 euro; il numero di farmacie e parafarmacie è in aumento, +5,9% dal 2017 al 2020, e ha sfiorato quest’anno i 20mila esercizi, 1.651quelli aperti in 3 anni. Con il Coronavirus, le farmacie e i negozi di prodotti sanitari hanno continuato le loro attività. Le vendite di mascherine hanno iniziato a crescere a fine gennaio, con un fatturato che in una sola settimana si è impennato passando da 42 mila euro a 180 mila euro, fino ad arrivare a 385 mila, 12 volte più della media del periodo.
A livello globale si stima che la domanda di prodotti di sanificazione per le mani aumenterà del 67% nel 2020 per diminuire di solo l’8% nel 2021, mentre per gli altri tipi di prodotti non medicinali si prevede una perdita più contenuta quest’anno.
Resta il nodo Rsa, le Residenze sanitarie assistenziali, che, a causa della crisi delle strutture soprattutto nel Nord Italia, risentiranno della condizione economica in peggioramento, con calo di posti di lavoro e di numero degli ospiti.
Diverso il discorso per il settore wellness: si prevede una crisi sul medio/lungo termine, dovuta sia ai costi più elevati per l’attuazione delle norme di sanificazione e di distanziamento che ai timori legati alla sicurezza e alla crisi economica globale.
Parliamo di questo con Nello Lorenzetti, esperto del Welness con un glorioso passato di cestista.
Dalla sua biografia si ricava, tra l’altro, che Lorenzetti è stato, dal 2013-2014, Web & Graphic Designer presso la Effe Coop Editoriale SPA – Frosinone; dal 2014-2021 Istruttore functional training, calisthenics e TRX riconosciuto dal CONI; dal 2014-2021 CEO & Founder Nelfe Wellness Boutique, studio esclusivo di personal coaching e vacuum metod per dimagrimento e tonificazione, www.nelfewellness.it; dal 2018-2021 Consulente esterno presso, FormeFitness Studio, Varese, e OlidanLab Studio, Frosinone; dal 2019-2021 CEO & Founder VacuIT, manutezione e distribuzione per l’Italia di VacuIT: macchinari utilizzati nel campo della muscolarizzazione ed estetica, www.vacuit.it; dal 2020-2021 CEO & Founder Cryolife, manutenzione e distribuzione criosauna per l’Italia, una particolare sauna che permette di raggiungere temperature dai -170 ai -190 gradi centigradi, per il recupero muscolare, per l’estetica e il benessere, largamente utilizzato anche da sportivi di alto livello (Ronaldo, Lebron ecc.) e vip in tutto il mondo.
Lorenzetti ha maturato esperieze nelle giovanili di pallacanestro della Juve Caserta ed in diverse compagini di serie B, militando anche nei campionati di serie A2 ed A.
Come ha vissuto e vive Nello Lorenzetti la paura del contagio da Covid-19 ed il disagio legato alle restrizioni determinate dal lockdown?
Credo che il modo migliore sia viverla all’insegna del coraggio, della responsabilità e della pazienza. Personalmente durante l’estate ho affrontato spese di importante entità per migliorare ed adeguare ancora di più il mio studio, pur non avendo una gran necessità, in quanto allora come oggi, ricevo un massimo di 5 persone l’ora in un ambiente elegante e raffinato. Non nego che questo secondo lockdown è stata un ennesima battuta d’arresto negativa ma certo non posso esimermi dall’essere rispettoso dei DPCM emanati, per me e per tutti.
Da esperto del Welness, quali sono per Lei, le strategie da adottare per la ripartenza in sicurezza di questo settore molto penalizzato?
Difficile dirlo. Il problema c’è e va gestito in modo oculato e attento. Un personal coaching in queste situazioni non può prescindere da un preciso sistema di disinfezione e di un’ottimale aereazione forzata del locale. Ecco perché durante quest’estate in collaborazione con Afa Society abbiamo sovradimensionato l’impianto di estrazione. Per fornire ai clienti un locale sempre pulito e perfettamente arieggiato, secondo le direttive precise in vigore. Pertanto credo che la strategia da adottare sia investire sulla qualità della struttura, dei prodotti e dei servizi. Chiaramente, sono ben consapevole che questo non è facile per molti.
Quanto incideranno, nel campo del Welness, sulla ripresa in presenza le ormai consolidate “abitudini virtuali”?
Non credo incideranno. Se dovessimo pensare ad un personal coach come ad un professionista di alto livello, questo non può e non dovrebbe essere sostituito da un computer. Alla base di questa professione ci dovrebbe essere una forte responsabilità nei confronti dell’atleta/cliente in quanto, in una specifica seduta, si va a lavorare su un corpo, con tutte le sue problematiche e le fragilità che ne derivano. Il problema di questo momento è che, sdoganata l’immagine della figura del “personal” (attualmente si rischia di trovarsi ad essere seguiti da persone che probabilmente di anatomia, bio-dinamica, preparazione atletica ecc… non sanno nulla, magari perchè fino a poco prima facevano tutt’altro lavoro), si sta tentando di sdoganare anche il sistema di allenamento, allontanando, a causa del “virtuale” quello che dovrebbe essere la base di questa professione: un’attenta anamnesi sportiva e traumatologica con conseguenziale supporto durante lo svolgimento di un allenamento mirato, che non può e mai potrà essere eseguita a distanza.