Neoplasie del sangue

Neoplasie del sangue

21 Maggio 2019 0 Di La Redazione

All’Hotel dei Cavalieri a Caserta, convegno sulla patologia tumorale  promosso dall’Azienda ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano”.

“La leucemia mieloide cronica: è una sfida ancora aperta?”. Se ne parlerà oggi, martedì 21 maggio a partire dalle14, al corso residenziale organizzato presso l’Hotel dei Cavalieri a Caserta. Responsabile scientifico è il direttore dell’Unità operativa complessa di Ematologia a indirizzo oncologico dell’Azienda ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano” Ferdinando Frigeri. L’ematologa Maria Iovine, dirigente medico nello stesso reparto, si è occupata della segreteria scientifica. L’evento formativo è promosso dall’Aorn casertana, per volontà del direttore generale Mario Nicola Vittorio Ferrante. La partnership è della sezione provinciale casertana dell’Ail, l’associazione italiana contro le leucemie e i linfomi.

Nella leucemia mieloide cronica l’avvento degli inibitori delle tirosinchinasi ha segnato una svolta in termini di risposte terapeutiche, sopravvivenza e qualità di vita del paziente. La possibilità di poter prescrivere al paziente con leucemia mieloide cronica inibitori delle tirosinchinasi di seconda generazione ha dato la possibilità a molti pazienti di avere subito una terapia più potente ed efficace.

Tuttavia a fronte dei buoni risultati ottenuti, in molti casi si assiste all’insorgenza di intolleranza e resistenza anche agli inibitori di seconda generazione in un numero significativo di pazienti; in più, la presenza di eventuali comorbilità, rende ancor più difficoltosa la gestione della terapia in questo setting di pazienti. Risulta pertanto importante poter introdurre in terapia, quanto prima, un farmaco di cui sia nota la potenza e che abbia un buon profilo di tollerabilità. Lo switch, soprattutto nei casi di resistenza, deve essere tempestivo ed orientato da subito all’ottenimento della risposta terapeutica ottimale.

Poiché l’evidenza scientifica ha dimostrato che gli inibitori delle tirosinchinasi di seconda generazione in prima linea si equivalgono, è necessario che il passaggio alla seconda linea di terapia sia affidato ad un farmaco sicuramente potente e nello stesso tempo ben tollerato. In questo scenario si pongono gli inibitori di terza generazione che hanno dimostrato la loro estrema efficacia con buona tollerabilità.